BIBBIA A SCUOLA ? DIPENDE DA COME STUDIARLA
Di
certo non c’è ancora nulla, ma sono bastate delle anticipazioni per cenni su
alcune proposte del ministro dell’istruzione del merito Valditara per scatenare
dibattiti e polemiche. Ad esempio sulla proposta di inserire lo studio della
Bibbia nei programmi curriculari obbligatori, dunque anche fuori dalle ore
facoltative di “religione cattolica” dove è già previsto (anche se quasi mai
attuato). La Destra (in Parlamento e nella società) plaude, la Sinistra
(politica e sociale) protesta, il Centro (cattolico e non) nicchia. Ma chi si
esprime in questi giorni sa di cosa parla?
Il
presupposto (condiviso dalla quasi totalità degli interventi) è che studiare la
Bibbia accrescerebbe il numero dei credenti praticanti delle varie Chiese
cristiane (a cominciare dalla cattolica). Ma se fosse così, come si
spiegherebbe che per quattro secoli (dal Concilio di Trento del Cinquecento al
Concilio Vaticano II del Novecento) la Chiesa cattolica ha vietato lo studio
della Bibbia, al punto da inserirla nell’elenco del “libri proibiti” accanto al
marchese De Sade e a Marx ?
La
risposta è semplice e se chi mette becco in queste tematiche avesse letto una
sola volta la Bibbia la conoscerebbe: la Bibbia è una biblioteca scandalosa. Almeno
da due punti di vista.
Come
in ogni biblioteca ci sono libri di genere e di valore diversi.
Alcuni
sono o noiosi (elencano precetti e divieti su come lavarsi, vestirsi, cibarsi,
pregare…che vengono ritenuti ormai impraticabili) o francamente diseducativi (presentano
come atti meritori fecondare la schiava al posto della moglie sterile, sacrificare
mediante sgozzamento il figlio unico,
sterminare sino al più piccolo neonato le popolazioni vinte in guerra…).
Quanti studenti si avvicinerebbero alle Chiese cristiane perché attratti dalla
concezione di Dio, dell’essere umano, della storia veicolata da queste pagine
terribili?
Ma
nella Bibbia ci sono anche libri bellissimi, soprattutto nel Secondo
Testamento, in cui la religione viene presentata non come militanza obbediente
in un’organizzazione burocratica verticistica, bensì come avventura comunitaria
condivisa da fratelli e sorelle che
s’impegnano pariteticamente per una società più creativa, solidale,
compassionevole. Ebbene, anche questi testi sarebbero motivo di scandalo per
tanti studenti che constaterebbero la
distanza inaccettabile fra il messaggio
dei profeti (e di Gesù in particolare) e il catechismo insegnato nelle
parrocchie.
Insomma,
in considerazione di ciò che la Bibbia afferma di molto sbagliato e di molto
affascinante, quanti sedicenti cattolici resterebbero tali se veramente la
leggessero con l’attrezzatura scientifica (storico-letteraria) con cui si legge
l’Iliade o la Divina Commedia? Non è certo un caso che tra i grandi
esponenti degli studi biblici moderni (da Spinoza a Bultmann, passando per i
Modernisti francesi, inglesi e italiani della prima metà del XX secolo) i
condannati per eresia siano stati più numerosi dei riconosciuti come
benemeriti.
La
vera questione è dunque con quale prospettiva e con quali metodologie insegnare
la Bibbia nelle scuole. Se la si vuole usare come una clava per colpire alunni
provenienti da famiglie o ‘laicamente’ agnostiche o di altre religioni (a
cominciare dagli islamici) per incrementare le fila dei bravi praticanti
cristiani, si sperimenterà un tragicomico effetto boomerang. Se invece si vorrà
studiare la Bibbia con l’attrezzatura esegetica oggi disponibile – e fare
altrettanto almeno con il Corano – si renderà un servizio prezioso per la
formazione spirituale delle nuove generazioni (a prescindere dalle opzioni di
fede confessionale di ciascun giovane) e per la convivenza democratica di etnie
e comunità di matrici teologico-culturali differenti. Ovviamente questo
insegnamento dovrebbe essere affidato a docenti qualificati dipendenti dallo
Stato, non da questa o quell’altra organizzazione ecclesiale. Solo così la
scuola repubblicana contribuirebbe a sradicare le radici insidiose del
fondamentalismo, del tradizionalismo, del conformismo.
Augusto
Cavadi
Centro
di ricerca esperienziale di teologia laica
(Palermo)
“Adista/ Segni nuovi”, 5, 8 . 2. 2025
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