Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo la Prefazione di Augusto Cavadi al volume di Massimo Paterni, Come se Dio ci fosse. “La grande Città su te crollerà e l’Imperatore per sé ti vorrà…”, Diogene Multimedia, Bologna 2025, vol. 1 di 3.
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Sin
da ragazzo ho sognato di scrivere un romanzo, convinto che la narrativa veicoli
le idee filosofiche in maniera più
efficace della saggistica. Poiché ho abbondantemente superato la soglia dei
sette decenni, mi sono rassegnato all’inattuabilità del mio sogno. Unico
conforto: constatare che altri riescano dove a me non è stato concesso. Ecco
perché, quando mi sono passate per le mani le pagine di questo volume, ho
avvertito un senso di gioioso sollievo: il mio amico Massimo Paterni aveva
preparato per noi lettori un banchetto intellettuale, estetico e direi anche
spirituale davvero prezioso. (Uso ‘spirituale’ nell’accezione più laica dell’aggettivo:
talmente ‘laica’ - priva di pregiudizi – da potersi permettere la trattazione
anche di tematiche teologiche).
Almeno
a prima vista non si tratta di un romanzo comunemente inteso, ma di una serie
di racconti. Solo che, quando si entra nelle storie, ci si accorge che, in
realtà, narrano tutte la medesima vicenda che ritorna quasi ossessivamente: c’è
sempre qualcuno alla ricerca del senso del sacro nella vita, ma Dio continua a
tacere.
Da
uno sguardo all’indice di questo primo volume si intravede il filo conduttore
delle vicende del monoteismo mediterraneo che lentamente, gradualmente, ma
inesorabilmente, scalza e schiaccia i paganesimi precedenti: una traiettoria
apparentemente trionfale di cui noi abitanti del XXI secolo possiamo misurare –
nella stagione della secolarizzazione occidentale in tensione dialettica con
fondamentalismi sempre più feroci -
l’intrinseca ambiguità e, in ultima analisi, il fallimento. Siamo o no
entrati nell’era del post-teismo? L’autore non dà una risposta. Forse, da
osservatore oggettivo, lo teme, ma, da credente di inspirazione protestante,
spera contro ogni speranza.
Intanto
regala al lettore un godimento insolito: adotta, ogni volta, uno stile
letterario consonante con i contenuti (teorici e più spesso storici)
veicolati. Così il Prologo, di
stampo nichilista è redatto come fosse un apocrifo di Borges. Nascita
evoca gli elementi comuni a tutte le rinascite del Sole nel solstizio di
inverno (da Horus, a Mitra, a Cristo) e, dunque, si snoda su un registro
comunicativo arcaico. Segue una serie di tre racconti chiamata Espansione
in cui si inanellano vicende cruciali dal declino dell’Impero Romano
d’Occidente all’ascesa dell’Impero Bizantino sino all’esplosione dell’Impero islamico
e alla rifondazione in Europa del Sacro Romano Impero. Queste tre storie si
possono leggere come una sola in tre tempi, ma, poiché fra la prima e l’ultima passano
più di otto secoli, Paterni modula la lingua in maniere differenti: asciutta
nel primo episodio con protagonista un soldato romano; morbida e
orientaleggiante nel secondo che sembra tratto da Mille e una notte; shakespeariana nel
terzo e ultimo incentrato sulle stragi e ingiustizie consumate da Carlo Magno
per riunire quasi tutto l’Impero d’Occidente sotto l’egida di ciò che egli
ritiene essere la fede cristiana.
Alla
fine, come accade nelle opere riuscite, si ha la benefica sensazione che
l’immersione nel passato (per quanto gradevole) non sia stata una fuga dal
presente, piuttosto una presa di distanza provvisoria per ritornarvi con più
lucida consapevolezza: Homo sapiens non è stato mai privo d’insipienza,
ma nei recessi più oscuri dell’anima dei singoli e dei popoli non si è spenta
l’utopia di una convivenza meno crudele e addirittura fraterna.
www.augustocavadi.com
* Per la versione originaria illustrata cliccare qui:
https://www.zerozeronews.it/la-storia-romanzata-per-divulgare-la-filosofia/
1 commento:
Complimenti a Massimo Paterni per il fanta-romanzo e a te per la suggestiva recensione!
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