mercoledì 18 dicembre 2024

LE PAROLE E IL SILENZIO DEI SICILIANI

 Il viaggiatore che incontra per la prima volta i siciliani può essere incuriosito da una differenza di eloquio fra le generazioni. I più giovani – perfettamente allineati  allo stile degli spot pubblicitari e del rap - sciorinano disinvoltamente, quasi precipitosamente, le parole; gli anziani sembrano centellinarle parsimoniosamente.

Fatte salve le ovvie particolarità individuali, è più frequente nelle persone in età avanzata obbedire alla massima che “la parola migliore è quella che non si dice”. Che i più giovani non mostrino uguale cautela è un segnale positivo: sono figli di una fase storica in cui, caduta la dittatura fascista, decenni dopo anche la dittatura mafiosa si è incrinata. Ma è solo sintomo di evoluzione democratica? O non anche di un’inflazione del diritto (sacrosanto) di parlare? Annibale C. Raineri ha notato nel suo recente libro autobiografico Ancora: “Cos’altro era se non questo il mutismo dei siciliani, l’attenzione ossessiva ad ogni parola e ad ogni gesto, l’obbligo di legare ogni parola all’azione conseguente, facendo divieto all’inefficace ciarlare?”

Augusto Cavadi

“IL GATTOPARDO/EDIZIONE SICILIA”

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