mercoledì 14 agosto 2024

Jacques Gaillot, vescovo di nessuna diocesi e di ogni emarginato

 A  ventisei anni ordinato prete cattolico (1961), a quarantasette vescovo di Évreux in Normandia (1982): Jacques Gaillot era tra gli astri nascenti del clero francese post-conciliare. Ma, come riferisce Lorenzo Tommaselli nel suo bel profilo biografico Jacques Gaillot. Un vescovo per il Vangelo (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2024), il giovane prelato aveva un vizietto: non beveva, non fumava, non andava a letto né con donne né con uomini, ma era convinto, sulla scia del Predicatore errante palestinese, che “la Chiesa deve essere la Chiesa degli esclusi e non dell’esclusione” (p. 32). E allora – memore della convinzione maturata durante il servizio militare in Algeria: “il rifiuto assoluto per ogni forma di violenza e la scoperta della nonviolenza come pratica di vita, intrinsecamente evangelica” (p. 12) – si presenta in tribunale per dare solidarietà a Michel Fache, “un giovane obiettore di coscienza” (p. 15) : non certo un esordio promettente per un vescovo appena consacrato! Ma è solo l’inizio di una valanga: critica di un documento della Conferenza episcopale francese in cui si ammette la costruzione di armi atomiche sia pur a scopo di dissuasione dei possibili aggressori (p. 16); dichiarazione a favore del matrimonio dei preti (pp. 61 – 63); interviste a sostegno degli omosessuali cattolici (pp. 19 – 20); addirittura un intero libro per denunziare “gli effetti perversi sulla situazione degli immigrati che vivono in Francia a causa delle leggi promulgate dal ministro dell’Interno, Charles Pasqua” (p. 24): ce n’è abbastanza, insomma, perché la Congregazione dei vescovi di Roma (il dicastero che si occupa appunto dei vescovi di tutto il mondo, sotto la supervisione del papa, che nel 1995 è Giovanni Paolo II) lo rimuova dalla sua diocesi e lo trasferisca “alla sede titolare di Partenia” (p. 33).

Si tratta di un’operazione diplomatica da standing ovation: da una parte non si vuole mantenere viva questa spina nel fianco delle gerarchie ecclesiastiche, ma dall’altra non si vuole punire clamorosamente un vescovo a cui non si può rimproverare nessun genere di infedeltà morale. E allora lo si trasferisce in una sede episcopale, Partenia, che sarebbe in mezzo al deserto algerino se…non fosse stata cancellata secoli prima! Monsignor Gaillot deve dunque scegliersi una sede fisica e si trasferisce al numero 7 di rue du Dragon a Parigi: non in un signorile palazzo adatto a un vescovo sia pur “emerito”, ma in un fabbricato occupato abusivamente da senza-tetto. Se non può essere il vescovo di un’area geografica definita, sarà (anche attraverso il Web che inizia a diffondersi in quegli anni) il vescovo degli ultimi di ogni zona del pianeta: sarà, come si intitola una sua pubblicazione, Monseigneur  des autres (p. 40).

Il programma di governo del “primo vescovo internauta” (ivi) è tanto semplice quanto conciso: “La vita prima dei dogmi. Gli atti prima della parola. La spiritualità prima della morale. L’essere umano prima di tutto” (ivi).

Con l’elezione di papa Francesco il clima generale della Chiesa cattolica – almeno psicologicamente – muta e, nel 2015,  Bergoglio invita il “fratello” nell’episcopato a un colloquio informale a Santa Marta: è un bel momento anche se nessuno dei due chiede o offre la reintegrazione giuridica in una diocesi “normale”. Gaillot ha d’altronde già raggiunto l’età della pensione e nel 2023 l’ottantasettenne – ma ancora attivissimo – presule viene stroncato da una malattia fulminante. I suoi “confratelli” vescovi non possono fare a meno di dichiarare nel comunicato ufficiale che, “al di là di alcune prese di posizione che hanno potuto essere fonte di divisione”, Jacques Gaillot, sino all’ultimo, “ha conservato la preoccupazione dei più poveri e delle periferie” (p. 50).

Il testo di Tommaselli, intriso di stima e di affetto maturati anche in incontri personali, è completato da due testimonianze preziose (a firma di p. Alex Zanotelli e del vescovo emerito di Caserta, mons. Raffaele Nogaro) e da alcune pagine di Gaillot stesso: un invito implicito ad approfondire la conoscenza di questa persona speciale, il cui “eterno sorriso” costituiva “il suo biglietto da visita nell’incontro con gli altri” (p. 53).

 Augusto Cavadi

* La versione originale, illustrata, si trova a questo link:

https://www.zerozeronews.it/jacques-gaillot-il-vescovo-senza-diocesi-e-di-tutti-gli-emarginati/

 

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