giovedì 29 agosto 2024

ADDIO AD ARNALDO NESTI, PADRE DELLA SOCIOLOGIA DELLA RELIGIONE IN ITALIA


Alla rispettabile età di 92 anni si è spento, in questi scampoli di agosto, Arnaldo Nesti. Che la grande stampa non abbia dato risalto alla notizia fa parte del gioco: chi è vissuto di ricerca, di pubblicazioni, di organizzazione di eventi culturali – senza sgomitare per un po’ di pubblicità e di consensi – perché dovrebbe avere da morto i riconoscimenti che non ha avuto (più precisamente: che ha avuto solo in parte) da vivo ? Ma agli amici spetta almeno il dovere di un grato saluto.

Lo conobbi negli anni Ottanta, durante la “Primavera di Palermo”: ospite del sindaco Orlando girava per la città con un autista per osservare il Festino di santa Rosalia e abbozzare un confronto con festività religiose simili a Barcellona in Catalogna e a Città del Messico. Fu lui a presentarsi per chiedermi delle notizie sui rapporti fra mentalità mafiosa e religiosità cattolica: lo fece con un garbo così signorile, quasi con modestia nei confronti di un interlocutore come me più giovane e per nulla accademicamente blasonato, che diventammo amici. Da allora la mia casetta fu (quasi sempre) la sua residenza palermitana e il suo appartamento in via sant’Agostino, nel cuore e sui tetti di Firenze, la mia tana fiorentina.

Allora non ero stato espulso (per colpe che dopo quarant’anni non sono riuscito neppure a individuare) dal novero dei collaboratori del mensile “Segno” dei Padri Redentoristi di Palermo: dunque negli archivi dei numeri pubblicati rimangono colloqui fra me e lui, resoconti di avventure progettate insieme (ad esempio un convegno sulla religiosità meridionale a Mezzojuso, nell’Eparchia di Piana degli Albanesi, area ideale per scambi fra Oriente greco-ortodosso e Occidente latino-cattolico), mie recensioni di libri suoi.

Ma chi era Arnaldo Nesti? Da giovane prete si era laureato in sociologia della religione con una tesi su Antonio Gramsci e, quando fu certo che non avrebbe potuto conservare con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI la libertà intellettuale e progettuale, ha rinunziato al ministero presbiterale per occupare la prima cattedra universitaria italiana di “Sociologia della religione”.

Impossibile richiamare tutti i titoli delle sue pubblicazioni, più impegnative o meno: ormai i motori di ricerca sul web ci hanno liberato da ogni alibi conoscitivo (si può partire dal profilo che Luca Kocci ne ha tratteggiato su “Adista” in queste ore: https://www.adista.it/articolo/72392

Da parte mia non posso risparmiarmi almeno due riferimenti alle imprese che hanno inserito il “Professore” nella storia dell’istruzione e della vita ecclesiale italiana: la fondazione e la direzione sino all’ultimo respiro della rivista “Religioni e società” e l’istituzione della “Summer School on Religion” di San Gimignano (che si sta celebrando per il XXXI anno proprio in questi giorni dal 24 al 28 agosto).

Tra i doni che ho ricevuto da Arnaldo il contatto con Mariangela Maraviglia, una studiosa a lui – meritatamente-  cara che ha voluto ricordarlo su Facebook con una delle sue tante pagine illuminanti: “Il senso dell’essere umano nella storia di oggi è di trovare un principio che gli consenta di muovere le energie intellettuali e spirituali per costruire la solidarietà, l’armonia […]: amare il prossimo come se stessi, amare la terra come se fosse il nostro corpo, mantenere il respiro di una vita che si rinnova continuamente, accarezzare il volto altrui, correre sui prati ad ammirare i gigli, inseguire con gli occhi il volo delle rondini, ricordarsi che, nel quadro del cosmo in cui ci troviamo, in comunione coi vivi e coi morti di ogni tempo, come afferma l’astrofisico Carl Sagan (1934-1996), «siamo polvere di stelle che contempla le stelle»” (A. Nesti, L’incerto domani. Spiragli spirituali, Roma 2020, da me recensito su: https://www.zerozeronews.it/dio-fedi-e-dintorni-verso-una-civilta-post-religiosa/ ).


               Augusto Cavadi

www.girodivite.it

28.8.2024

1 commento:

Andrea Banchi ha detto...

La ringrazio professore di aver ricordato il comune amico Arnaldo Nesti. Lei è stato elegante nel raccontare che lasciò il ministero presbiteriale, ma avvenne che nel ‘71 scrisse L’altra Chiesa in Italia, una ricerca IDOC edita da Mondadori che fu molto lodata, perché manifestò la ricchezza e la varietà delle comunità di base sorte dopo il Concilio. La CEI invece la valutò assai severamente e a Nesti fu tolto l’insegnamento di sociologia alla Pontificia Università Marianum e fu espulso anche dall’attività diocesana di Pistoia. Arnaldo si trovò così improvvisamente senza casa e senza mezzi. La Chiesa, che ha tanto amato, si dimostrò matrigna e lo costrinse a ricostruirsi una vita altrove.
Vorrei poi ricordare la sua caratteristica di non accontentarsi mai di studi e di nuove teorie, se non le verificava con il comune sentire delle persone semplici. Ha lavorato sul religioso implicito, sulla religiosità popolare e le sue manifestazioni, sulle realtà minori in cui si intrecciano antropologia culturale, storia locale, religione, potere.
Era un piacevole conversatore, affabile ed arguto, di grande cultura che mai consentiva fosse imbarazzo o difficoltà nei suoi rapporti, buona forchetta e amabile compagno di riflessioni dalle più complesse a quelle colloquiali. Sempre a suo agio, tra severi studiosi come tra cordiali amici. 
Infine un aneddoto che amava raccontare. Pur non conoscendo direttamente don Milani andò alle sue esequie a Barbiana e quando l’anziana perpetua Eda Pelagatti lo vide, vestito da prete, gli disse subito: “E lei cosa ha combinato per essere quassù?” Ne aveva tratto un merito, come fosse una medaglia.