lunedì 15 luglio 2024

IL GESU' (SCONOSCIUTO O QUASI) DI DARIO CULOT

 

GESU’ DI NAZARETH, PRECURSORE DEL POST-RELIGIONISMO E DEL POST-TEISMO ?

 

In Occidente stiamo attraversando, dal punto di vista teologico, una doppia crisi: il tramonto delle religioni (processo post-religionale)   e il tramonto del teismo (processo post-teistico). Il cristianesimo sembra destinato a implodere per il combinato disposto di questi due fenomeni: le chiese di tutte le confessioni cristiane (tranne alcuni movimenti evangelicali popolari) si svuotano, ma non è solo un calo di presenze fisiche alle liturgie; la stessa idea tradizionale di Dio viene ritenuta inverosimile da un numero sempre maggiore di persone.

Ma è davvero così?

Certamente il cristianesimo come l’abbiamo conosciuto in questi primi due millenni non può non essere travolto dalla duplice crisi post-religionale e post-teistica: non si è forse presentato come la migliore “religione” e come il racconto più esplicito dell’identità divina?

Ma tra i biblisti si va ormai configurando un’interpretazione radicalmente alternativa: a ben vedere, il Gesù dei vangeli non è forse un precursore della critica alla “religione” e all’idea “teistica” del divino? Ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi, e nelle nostre vite, è il fallimento del messaggio evangelico o non piuttosto l’inizio della sua autentica realizzazione storica?

Il volume Gesù, questo sconosciuto. Cosa sapere prima di credergli o di rifiutarlo (Edizioni Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2024, pp. 322, euro 28,00), scritto dal magistrato di Cassazione, ora in quiescenza, Dario Culot, può essere letto anche come un tentativo di dimostrare questa tesi apparentemente sconcertante: il cristiano, se è fedele alla testimonianza del Maestro di Nazareth, non si caratterizza né perché appartiene a una “religione” né perché crede in una determinata descrizione della natura divina.

 

La premessa necessaria

Per capire le argomentazioni dell’autore bisogna premettere un chiarimento sulla figura di Gesù. Infatti se fosse vero ciò che le Chiese cristiane affermano ufficialmente dal IV secolo in poi– cioè che egli è Dio in persona  -  non si capirebbe una riga di ciò che riguarda il suo rapporto con la religione e con l’identikit divino.  Ma ogni esplorazione dell’identità dell’uomo Gesù dovrebbe partire dai “pochi dati di fatto assodati” che si riscontrano nei vangeli pervenutici: “Gesù non ha mai detto chi è, non ha mai dato definizioni di se stesso. (…) Quindi l’affermazione che Gesù Cristo è figlio di Dio, nel senso che ha la stessa natura di Dio, è una professione di fede imposta dalla Chiesa, ma non c’è prova alcuna che lo possa dimostrare” (p. 21).

 

Non una nuova “religione”

Questo Gesù – come presentato dalle cristologie pre-nicene (prima del Concilio di Nicea del 325 d.C.) - è stato il fondatore di una nuova “religione” o, sulla scia di alcuni filoni profetici anteriori, un severo critico della “religione”?  Culot non mostra esitazioni: “Dobbiamo renderci conto che il progetto di Gesù da una parte, e il progetto della religione dall’altra, sono due progetti che non hanno potuto conciliarsi né armonizzarsi. Questo vuol dire che si tratta di due progetti incompatibili. E sono incompatibili perché nel progetto della religione il centro determinante di tutto sta nel sacro, con la sua dignità, il suo potere, le sue norme, le sue proibizioni; invece nel progetto di Gesù il centro di tutto sta nell’umano, nel rispetto verso tutti, siano o non siano religiosi, abbiano o non abbiano credenze, siano persone buone o cattive, siano ortodossi o eterodossi, siano ebrei, musulmani o cristiani” (p. 195).

 

Non una nuova “teologia”

Se Gesù non era Dio in persona (o, come poi hanno insegnato dogmaticamente le Chiese cristiane, la Seconda Persona della Trinità), non ha però “rivelato” la vera essenza di Dio? Neanche su questo punto Culot ritiene che la catechesi dominante abbia fondamenti biblici: “Quando si parla di Dio, sembra che la Chiesa sappia tutto di Lui: è l’Essere Spirituale Perfettissimo, Soprannaturale (cioè collocato su un piano superiore), Trinitario, Onnipotente, Maschile, Creatore del cielo e della terra, Salvatore, Redentore, Liberatore, Giudice severo ma giusto” (p. 7). Invece “Gesù, divulgando la Buona notizia, ci ha fatto sapere che Dio ci ama e che ci si può fidare di Lui; non molto altro ci ha detto Gesù di Dio in tutta la sua vita. Tutto il resto ce l’ha detto il magistero” (pp. 7 – 8).

Essere cristiano oggi

Ma, se essere cristiano oggi non significa appartenere necessariamente a una confessione religiosa istituzionale né condividere un’idea chiara e distinta del Mistero divino, cosa resta di specifico? In un certo senso, nulla. Il cristiano non è un tipo particolare di essere umano: è uno della grande famiglia terrestre, un “laico”, che vuole liberarsi e liberare i simili da ogni dis-umanità.

In un altro senso, il cristiano è uno che – come Gesù – nel perseguire la pienezza umana, in sé e negli altri, sa di rendere tangibile nella storia l’Amore originario (intangibile) che chiamiamo anche “Dio”. E’ uno per il quale la priorità, psicologica e operativa, è costituita da “la salute delle persone, la dignità e la felicità degli esseri umani” (p. 169): per il quale si glorifica il Mistero divino che non si vede prendendosi cura dei viventi senzienti che si vedono.

 

Augusto Cavadi   (www.augustocavadi.com)

“Adista/Segni nuovi”

20.7.2024

2 commenti:

Bruno Vergani ha detto...

Seppur in rapida estinzione permangono cristiani che possiamo definire esseri umani particolari, la cifra che li caratterizza è la fede nella rivelazione e nella correlata dottrina e tradizione. Poggiando su questa fede è per loro inammissibile che si indaghino le scritture attraverso la ragione e le prove storiche, come si fa con gli imputati nei processi. Mi pare che il discrimine fra i due differenti tipi umani sia la fede; la fede o la non fede nella rivelazione (non in Dio). Discrimine insanabile.

Bruno Vergani ha detto...

Per chi, come me, non avesse ben chiaro perché Augusto abbia utilizzato il termine “Post-religionale” invece di “Post-religioso”, ho trovato un articolo di Adista che lo spiega con precisione, vedi qui: https://www.adista.it/articolo/51545