“Gattopardo”
Edizione
Sicilia
Dicembre
2023
INGIUSTIZIA SOCIALE E DEGRADO COMPLESSIVO
Domenico
Caracciolo , dal 1781 al 1785, viene “sbalzato da Parigi a Palermo” come viceré
del re di Napoli. Non è felice di essere stato “relegato sur le arides bords
de la sauvage Sicile”, ma – come tutti gli animi davvero nobili –
preferisce agire anziché lamentarsi. Cerca innanzitutto di “meditare ed
osservare lo stato del paese”: “la Sicilia è male organizzata, essendovi due
sole classi d'abitanti, signori e pezzenti, vale a dire oppressori e oppressi”
con l'aggravante che magistrati e avvocati “sono gl'istromenti
dell'oppressione”. Come se ciò non bastasse, l'isola è al centro di pericolose
manovre politiche internazionali: “li signori Russi “ - scrive nel 1783, non
nel 2023 ! - “ vanno troppo imparando la strada del Mediterraneo, niuno di noi
va girando per il Baltico, bisogna che ciascuno resti a casa sua”.
Se
“il male è grande, il vizio è profondo e l'ammalato estremamente indocile”, il
medico deve intervenire con determinazione: “è possibile di guarire piaghe
vecchie di due secoli senza dolore, senza gridi, senza alcuna difficoltà?” . In
una terra in cui “sono 12 baroni 12 tiranni”, la sua strategia è “attaccare il
vizio radicale che produce la miseria del popolo; vale a dire l'ingiusta e
tirannica distribuzione del tributo...”.
Già:
sino a quando la leva fiscale funzionerà benissimo sui redditi da lavoro, ma
non altrettanto sulle varie rendite parassitarie, lo Stato non sarà in grado di
provvedere al benessere comune. L’aristocratico Caracciolo, circa settant'anni
prima del Manifesto del Partito comunista di Marx ed Engels, non esita ad
accusare il ceto dirigente: “viddi subito che la depressione, miseria e
schiavitù del popolo era la vera unica sola ragione della decadenza di questo
bel regno”. Egli lo vidde subito. Altri, duecentocinquanta anni dopo,
ancora stentiamo.
Augusto
Cavadi
www.augustocavadi.com
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