Anche se pochi organi d’informazione ne danno notizia, si è appreso che il 17 febbraio è deceduto Johan Galtung, studioso e operatore nonviolento. Come si legge su Wikipedia, è stato «uno dei padri della peace research (o peace studies). Le sue opere ammontano a oltre 160 libri e più di 1600 articoli accademici. Le istituzioni internazionali si sono spesso rivolte a lui per consulenze tecniche in fatto di mediazioni di conflitti. Nel corso della sua carriera, iniziata nel 1957, ha mediato oltre 150 conflitti tra Stati, nazioni, religioni, civiltà, comunità e individui. Inoltre, ha ricevuto oltre una dozzina di lauree ad honorem e numerose altre onorificenze, come il Right Livelihood Award (anche conosciuto come il Premio Nobel Alternativo per la Pace), il Norwegian Humanist Prize, il Socrates Price for Adult Education, il Bajaj International Award for Promoting Gandhian Values e l'Alo'ha International Award. Il 3 dicembre 2016 ha ricevuto al Carter Center, il Premio per il Miglioramento del Mondo Claes Nobel, istituito dal The National Society of High School Scholars» .
Interpellato sulla rilevanza di questo autore (di cui è
possibile leggere in italiano Affrontare il conflitto. Trascendere e
trasformare, il purtroppo di nuovo attualissimo Palestina/Israele: una soluzione
nonviolenta? nonché, in dialogo con Erika Degort, Alla scoperta di
Galtung), Andrea Cozzo – uno dei
massimi esperti italiani nel settore – ha risposto: << Impossibile, per
me, riassumere il suo pensiero: ideatore del metodo Transcend, del
concetto di "triangolo della violenza" (diretta, strutturale, culturale)
e di "pace nonviolenta" >>. Su quest’ultima concezione, Cozzo
ha precisato che per Galtung la pace “nonviolenta” è più dell’obiettivo cui mirano << le pratiche che semplicemente non
sono violente>> ( <<la libertà e l’assenza di guerre>>):
essa, infatti, consiste nella <<positiva
espressione di ogni singola persona>> e si persegue, dunque,
attraverso << la lotta per una
diversa economia, per una diversa ecologia, per una diversa politica, per una
diversa società... per una diversa 'normalità' non solo altrui
ma anche nostra>>.
Augusto Cavadi
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