“Religioni e società”: una spiritualità senza casa
Nel
maggio-agosto del 2023 (anno XXXVIII) è uscito il numero 106 di Religioni e Società. Rivista di scienze
sociali della religione (editore Fabrizio Serra) dedicato a una tematica
affascinante e attuale: Mistica
selvaggia, spiritualità senza confini. Quasi quarant’anni per una rivista
di sociologia della religione non sono certo pochi. Il merito principale va ad
Arnaldo Nesti per la sua tenacia, ancor più per la sua capacità di tessere
relazioni e di saper valorizzare ogni genere di collaborazione.
La
chiave di lettura del numero monografico è offerta nell’editoriale a firma del
Direttore e di Mariangela Maraviglia:
“Oggi assistiamo a una chiara e inoccultabile crisi della religione soprattutto
nell’Occidente europeo e nordamericano. Chiese e religioni, legate a vecchi
paradigmi espressi in linguaggi del passato, si rivelano incapaci di parlare a
gran parte dell’umanità contemporanea, ma questo non impedisce di cogliere una
domanda di senso, un’apertura verso un ‘altrove’ che resiste anche nelle traumatiche
trasformazioni del presente” (pp. 9 – 10).
I
dati statistici di questa crisi sono riportati, e interpretati, da Luca
Diotallevi nel suo contributo “La messa è
sbiadita”, La partecipazione a riti religiosi altamente istituzionalizzati in
Italia tra il 1993 ed il 2019 (pp. 87 – 95), da cui si apprende che “la
quota di individui con 18 anni d’età o più che dichiarano di aver partecipato
ad un rito religioso (PRRAI) almeno una volta a settimana (…) passa dal 37,3%
al 23,7%” (p. 89): né la situazione mostra segni di ritorno al passato dopo gli
anni della pandemia e dei vari lockdown.
Il
calo della frequenza alle liturgie ufficiali significa, direttamente,
abbassamento della tensione religiosa e più ancora della dimensione spirituale
in senso antropologico? Nell’ampio saggio di Romano Màdera - Una
mistica per tutti? Al crocevia dell’incontro e dello scontro tra crisi del
sacro e desiderio di senso (pp. 19 – 29) – viene argomentata la risposta
negativa: riprendendo il celebre saggio di Michel Hulin (La mistica selvaggia), che a sua volta si ricollega al Misticismo senza dei di Roger Bastide
del 1931, il filosofo afferma, infatti, che “
‘stati d’animo’ di tonalità spirituale che possiamo chiamare appunto
«mistica selvaggia», «esperienza (o dimensione) estatica», «sentimento
oceanico», siano più comuni di quanto si
possa ipotizzare, siano trasversali rispetto alle distinzioni tra persone
religiose e non religiose, evochino un bisogno e uno slancio per qualcosa
percepito come mancante nel mondo delle pratiche e dei valori che per lo più
abitano e guidano la nostra vita quotidiana” (p. 20).
Anche
il contributo sociologico di Stefano Sbalchiero e di Giuseppe Giordan ,
dedicato a Raccontare le spiritualità.
Forme di credenza oltre la religione (pp. 69 – 78), conferma che i giovani
italiani (tra i 13 e i 20 anni) si
auto-interpretano “spirituali, sì, ma non del tutto religiosi” (p. 76).
Simili
fenomeni socio-psicologici non si verificherebbero nella storia se non fossero
preparati, accompagnati e teorizzati da studiosi, spesso impegnati anche
esistenzialmente nella ricerca: come è stato il caso illustrato da Giuseppe
Cognetti nel suo Raimon Panikkar e la
mistica (pp. 30 – 36). Per il pensatore indiano-spagnolo, il “mistico” è
“originaria apertura al Mistero testimoniata in tutte le culture fin dalle
«sterminate antichità», non è affatto un privilegio di pochi eletti ma «la
caratteristica umana per eccellenza», dell’uomo cioè in quanto insieme essere
corporale, animale razionale e «spirito», accoglimento di un Oltre irriducibile
a ciò che è percepito dai sensi o inteso dalla mente” (p. 35).
La
mistica, dimensione universale, non è certo estranea all’esperienza femminile.
E’ quanto sostiene Annarosa Buttarelli nel suo La mistica come forma mentis
femminile (pp. 52 – 57) e quanto testimonia, per così dire in prima
persona, Antonietta Potente in Mistica.
Umanissimi percorsi in cui il Mistero si svela (pp. 58 – 65). Entrambe le
autrici sottolineano il legame strettissimo della mistica autentica con la vita
in generale (per uscire da sé, per sperimentare l’estasi, bisogna concentrarsi
sulla “vita, solo la vita, così come si presenta con la sua imprevedibile
sorpresa”, p. 65) e con la politica in particolare (“la mistica femminile,
aperta alla generatività dell’amore, è una forma delle pratiche politiche
femminili, è una forma mentis
differente guadagnata dalle donne pensanti, non mimetiche, non paritarie,
capaci di decisioni pienamente erotiche” (p. 57).
La
mistica esiste solo nella biografia, nella ‘carne’, dei mistici. Per questo nel
quadrimestrale in esame si trovano alcuni profili di persone che l’hanno, più o
meno consapevolmente, perseguita: Giannino Piana si occupa di un suo amico, Michele Do. Una esperienza spirituale pura e
creativa (pp. 37 – 44), prete della diocesi di Alba, che ha dedicato
l’esistenza a tentare di “fare cose (…) che meritino di non morire” e di
imparare a “morire per le cose che meritano di non morire” (p. 38); Paolo
Trianni, poi, in “Un uomo religioso e basta”. L’itinerario spirituale di Franco Battiato
(pp. 45 – 51), ha tratteggiato le cinque fasi in cui si può scandire la
produzione discografica del cantautore siciliano, attraversate dal filo rosso
di “due categorie”: “l’apofatismo e la mistica” (p. 47).
Nello
scenario internazionale non mancano certo fenomeni in controtendenza rispetto
alla dislocazione dalla religione alla spiritualità. E’ il caso, ad esempio,
del “più grande network cattolico del mondo” (p. 79) analizzato da Roberto F.
Scalon in Anticamera dei dieci segreti di
Medjugorie. La pandemia da Covid-19 nella lettura escatologica di Radio Maria
(pp. 79 – 86) e della diffusione del nesso tra Fondamentalismo e homeschooling
negli Stati Uniti (pp. 96 – 102) illustrato da Paolo Di Motoli. In Brasile,
poi, è il mondo del fondamentalismo conservatore protestante che si riconosce
in Bolsonaro a tentare di bloccare ogni apertura ecumenica, interconfessionale,
universalistica, come dimostra il documentato articolo in lingua francese, di
Ari Pedro Oro e Claude Petrognani, Le
Dieu des Brésiliens, de Lula et Bolsonaro. Considérations socio-anthropologiques
(pp. 103 – 110): anche il lettore italiano troverà spunti
interessanti per orientarsi su alcuni processi registrabili nella politica
‘interna’, dove non mancano personaggi e partiti che tradiscono il messaggio
evangelico (cui dichiarano strumentalmente di aderire) in nome di un Dio “exclusif,
intolérant, violent et justicier” (p. 109) innalzato a protettore dei
confini nazionali e difensore dei privilegi acquisiti dagli europei in cinque o
sei secoli di imperialismo colonialista.
Fra
le molte riflessioni che suggerisce questo numero di Religioni e Società rientra una questione: se la spiritualità resta
un fenomeno “selvaggio”, caratterizzato dall’anonimato, dall’eccezionalità,
dalla singolarità individuale, potrà davvero sostituire le confessioni
dogmatico-gerarchiche del passato? O non sarebbe opportuno che – pur evitando
ovviamente le costruzioni elefantiache, gli assembramenti oceanici e i
leaderismi carismatici – si provasse ad offrire più numerose occasioni di
incontro, di sostegno reciproco, a quanti hanno sete di autenticità? Chi ha
abbandonato alle proprie spalle i templi, è oggi per lo più per strada: può
restarvi perennemente o ha bisogno di qualche casetta, di qualche piccola oasi,
dove fare tappa tra pellegrini della stessa stoffa?
Augusto
Cavadi
“Adista/Segni Nuovi” 32/ 30.9.2023
1 commento:
Non è facile rispondere alla domanda che poni in chiusura. Ci vorrebbero casette capaci di accogliere “cani sciolti” che tali rimangano, posti dove non venga richiesta fedeltà a nessuna linea. Guardandomi intorno mi sembra che tu Augusto sei uno dei pochissimi che ci stia riuscendo.
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