Progettare la propria esistenza per orientarsi nel labirinto del mondo
A giudicare dal titolo (La filosofia spiegata ai giovani)
e dal sottotitolo (Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella
vita), l’ultimo libro di Stefano Zampieri (Diarkos Editore, Santarcangelo di Romagna 2023, pp. 204, euro
17,00) potrebbe essere scambiato per l’ennesimo manuale propedeutico, ad uso di
studenti che si avvicinino per la prima volta alla storia e alle tematiche
principali della filosofia. In realtà è qualcosa di diverso: uno scritto originale,
raffinato e articolato, al punto da risultare, a mio avviso, adatto a lettori
adulti (o a giovani che, però, abbiano acquisito una notevole familiarità con
l’ordine del discorso filosofico).
Precisiamo subito: “la” filosofia in questione è,
inevitabilmente, “una” delle innumerevoli declinazioni della pratica
filosofica. Sul modello delle scuole greche ed ellenistiche, infatti, viene qui
presentata non come un’attività esclusivamente intellettuale, bensì come “un vero e proprio stile di vita” (p.
14). Di conseguenza, “una filosofia pensante e dialogante”, “una filosofia
nella vita quotidiana, capace di rischiarare le oscure immagini della
nostra identità” (p. 23), purché non la si concepisca “come una medicina, come
la pillola che prendiamo per il mal di testa”: essa, infatti, “ci aiuta dall’interno,
nel senso che ci mette sulla strada, e poi tocca a noi camminare, tocca a noi
scegliere la direzione definitiva. La filosofia ci mostra lo spazio che abbiamo
di fronte, ci indica l’orizzonte, ci aiuta a fissare dei punti di riferimento
utili per non perdersi, ma poi tocca a noi. Saremo noi, infatti, a decidere
quale sentiero imboccare, saremo noi a decidere quanto in fretta vorremo
camminare, saremo noi a decidere quali svolte vorremmo prendere, e saremo
sempre noi a sceglierci i compagni di viaggio migliori” (p. 24).
Le coordinate che Zampieri propone sono la ricerca della
propria identità (ovviamente in senso integrale, non puramente psicologico) (pp. 27 – 122) caratterizzata , anche, dai
punti di riferimento (i “valori”) che adottiamo (auspicabilmente dopo aver
sottoposto a vaglio critico quanto ereditato in modo da accettare ciò che
davvero “vale” e da scartare il resto) (pp. 123 – 155). Solo quando si sia
chiarito cosa si è e cosa si vuole diventare ci si può – e ci si deve –
interrogare sulla “strada” più opportuna da percorrere (i Greci la chiamavano metodo),
che – nella tradizione sapienziale non solo occidentale – è la “saggezza” (pp.
157 – 192), intesa quale “agire fondato sulla persuasione che un mondo
migliore di quello in cui ci si trova a vivere sia non solo possibile ma anche
auspicabile” (p. 161).
PER COMPLETARE LA LETTURA BASTA UN CLIC:
https://www.zerozeronews.it/progettare-lesistenza-per-orientarsi-nel-labirinto-del-mondo/
2 commenti:
Cari Augusto e Stefano: bellissima presentazione di un libro attualissimo che sarà un piacere leggere.
Caro Augusto, il volontarismo intellettualistico, ovvero, se non ho compreso male, l'adeguarsi della volontà a una condotta di vita che scaturisce da una scelta filosofica, mi suscita qualche perplessità. Pur dando per scontato che siamo capaci di comprendere ciò che è bene "per noi", di farcene una "ragione", non è detto che, ipso facto, dall'una cosa scaturisca l'altra, ovvero l'azione, la messa in atto della scelta "ragionata". Conoscere ciò che è bene per me, non significa che poi lo faccia, altrimenti dovrei supporre che opero scelte sbagliate solo perché non conosco quelle giuste. Lo "stesso" individuo che pensa e sa, è "diverso" da quello che decide e agisce. Fra i due domini, quello del sapere e quello del volere, esiste una popolosa "terra di mezzo", dove si aggira tutto il nostro passato: dalla individualità natale, all'educazione, agi eventi che ci hanno segnato, sino a ciò che abita la nostra vita nel momento di una scelta, per quanto ponderata e giusta "per noi". La nostra volontà ha delle ragioni che la ragione fa fatica a comprendere. O per dirla con altre parole, la nostra volontà è "quantica", è di volta in volta la risultante dell'osservazione dell'esterno mediante l'interno. E in questo "interno" temo che la ragione ragionata non prevalga. Questa è stata, e in parte ancora lo è, la mia personale esperienza, e sapessi quante volte me ne dolgo, quanti errori "saputi" ho commesso. Degli altri non so. Spero che abbiamo fatto meglio. Tuo Alberto.
Posta un commento