“Adista/Notizie”
30.9.2023
DAL DOMINIO POLITICO-STATUALE ALL’EGEMONIA CULTURALE ?
Perché solo adesso, in seguito a piccoli segnali di
progressismo, vari iscritti e quadri dal PD stanno emigrando verso formazioni
partitiche di centro? Evidentemente
perché, sino all’elezione di Elly Schlein, si sentivano a casa. A conferma
della tesi della sostanziale equipollenza, nel panorama politico italiano, fra
centro-sinistra e centro-destra. Riuscirà la nuova dirigenza del PD a non
lasciarsi scoraggiare dalle emorragie, a proporre concretamente piattaforme
riformiste da contrattare con il Movimento 5 Stelle e la costellazione di
formazioni partitiche a sinistra? Potrà ipotizzare, addirittura, qualche forma
di sinergia con la lista pacifista di Michele Santoro e di Raniero La Valle,
qualora davvero essa si costituisca in tempo per le elezioni europee del
prossimo anno?
Dopo anni di errori strategici e di conseguenti delusioni
nell’animo degli elettori non c’è molto da sperare. Tra i puri c’è sempre qualcuno che ci tiene
ad apparire più puro degli altri, dimenticando che – in democrazia - l’ottimo spesso
è nemico del bene: i compromessi sono solo vittorie dimezzate, ma preferibili a
sconfitte intere. Essenziale, irrinunciabile, mi pare la direzione: se la méta
merita, i tempi di marcia possono essere anche ridotti. Meglio pochi e lenti
passi per la strada giusta che molti, e veloci, nel verso sbagliato.
Quale sarebbe una vetta degna di essere scalata? Intanto la
difesa della Costituzione repubblicana. Questo obiettivo non può non segnare
una discriminante decisiva: o pro o contra. Non è un testo intoccabile,
come tutti i prodotti umani vive solo rinnovandosi; ma dev’essere netta la
differenza fra chi vuole aggiornarla iuxta propria principia (in base ai
principi costituzionali) e chi vuole rinnegarla per tornare a forme nere o
grigie di dittatura. Attualmente essa è difesa da due istituzioni (la
Presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale), ma entrambe sono
incarnate, concretamente, da soggetti scelti – direttamente o indirettamente –
dalle maggioranze parlamentari. Si tratterà di soggetti affidabili anche se
dovessero essere prescelti da maggioranze politiche ostili allo spirito
costituzionale che permanessero al potere per molti anni?
E’ dunque urgente contarsi, senza dare per scontato che le
etichette partitiche da sole marchino le differenze effettive. Negli ultimi
decenni abbiamo visto di tutto: sedicenti democratici hanno violato gli
articoli che vietano di ricorrere alla guerra per risolvere i conflitti (almeno
da Massimo D’Alema in poi) e hanno preso accordi con governi africani e medio-orientali
per impedire, con ogni mezzo, i flussi migratori verso l’Italia (come il
ministro Marco Minniti da ministro degli interni del governo Gentiloni) ,
laddove rispettabili conservatori (dal prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa al
magistrato Paolo Borsellino) hanno
affrontato consapevolmente la morte pur di difendere la legalità
costituzionale.
I problemi attuali ci sono e sono enormi: ma non può essere
solo la parte del ceto dirigente meno istruita intellettualmente e più
compromessa eticamente ad affrontarli. Questa porzione, elettoralmente vincente
pur se rappresenta una parte minoritaria del Paese, ha la geniale capacità
(ereditata un po’ dal nume tutelare Silvio Berlusconi) di far credere agli
italiani più disagiati che i suoi provvedimenti (dall’abolizione del reddito di
cittadinanza alla flat tax) siano a loro favorevoli: dunque spetta
all’attuale opposizione spiegare che si tratta di provvedimenti non solo
immorali (purtroppo la notizia non turberebbe le coscienze di molti), ma anche
dannosi per le tasche dei meno ricchi.
Per rispolverare alcuni attrezzi interpretativi che non mi sembrano inservibili, potremmo dire con Antonio Gramsci che il centro-destra ha ottenuto (anche grazie a un sistema elettorale che tutti criticano e nessuno modifica) il “dominio politico-statuale”. E ciò è grave. Per evitare tragedie davvero irreversibili, ogni cittadino onesto e libero dovrebbe operare, qui e subito, affinché questo dominio non si trasformi in “egemonia culturale”.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com