giovedì 9 marzo 2023

ORLANDO FRANCESCHELLI RILANCIA INTRIGANTI SAGGI DI KARL LOEWITH


 Il cosmo è più grande del mondo degli uomini: Karl Loewith e la lezione dei Greci

 

Secondo Jacques Maritain, con Descartes la filosofia compie una svolta fondamentale: da onto-sofia (ricerca dell’essere da parte del soggetto) diventa ideo-sofia (ricerca del pensiero del soggetto). Qualcosa del genere afferma un altro tomista del Novecento, Cornelio Fabro: il “principio di Parmenide” (se si pensa, si pensa l’essere) viene sostituito dal “principio d’immanenza” (se si pensa, si pensa se stessi pensanti). Questi rivolgimenti possono sembrare sottigliezze cerebrali, ma Sartre si è incaricato di mostrarne le estreme conseguenze: passare dal “sum, ergo cogito” al “cogito, ergo sum” significa aprire la strada a un soggettivismo antropocentrico fuori dal quale l’essere (il reale, ciò che è) risulta senza senso, assurdo. Ci si trova dunque smarriti in un mondo, muto e opaco, in cui saremmo stati “gettati” da Nessuno in vista del “Nulla” che ci attende.

Tra i pensatori post-nietzschiani che non si sono riconosciuti in questa autostrada affollata di nichilisti di vario stampo non ci sono solo personalità di credenti, ma anche “scettici” come Karl Loewith (1897 – 1973) che, pur essendo autore di opere consistenti, è rimasto immeritatamente in seconda fila nel dibattito pubblico. Tra gli studiosi che ne hanno valorizzato, e rilanciato, l’apporto, va annoverato Orlando Franceschelli, a partire dalla  fortunata monografia Karl Loewith. Le sfide della modernità tra Dio e il nulla del 2000. Dopo aver curato, tra l’altro,  la traduzione italiana di Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, adesso lo stesso Franceschelli offre una raccolta di cinque interventi del pensatore tedesco in un volume intitolato Il cosmo e le sfide della storia (Donzelli, Roma 2023, pp. 159, euro 19,00) e arricchito da una sua articolata Introduzione ( «La natura – intorno a noi e in noi stessi») in cui evidenzia il filo rosso dei testi loewithiani (scritti in occasioni e tempi differenti). 

Il primo saggio, Mondo e mondo umano, costituisce una decisa apologia del realismo cosmologico dei Greci che non può essere archiviato come mero documento del passato e che, anzi, va recuperato e attualizzato in funzione critica rispetto a quelle versioni del pensiero cristiano, dello storicismo e dell’esistenzialismo che tendono a ridurre tutto il “mondo” al “mondo umano”. Un’apologia davvero contro-corrente in una cultura dove, persino nel linguaggio abituale, si è persa la differenza fra il “mondo” come totalità sociale (che va incessantemente trasformato) e il “mondo” come totalità naturale (che va conosciuto, contemplato, ammirato, rispettato, senza risibili tracotanze prometeiche da parte di noi umani che ne costituiamo una particella infinitesimale). Molto intense le pagine dedicate alla filosofia come figlia di quello “stupore” che “si stupisce” che “qualcosa sia precisamente così come è, che sia così e non altrimenti” (p. 41). Wittgenstein aggiungeva che il filosofo si stupisce, ancor più radicalmente, del fatto che qualcosa – prima di essere così o altrimenti – è: ma Loewith si vieta di stupirsi sino in fondo perché  paventa in ogni postura “mistica”  - sia pur laicissima come nel caso del pensatore austriaco – un misconoscimento dell’autonomia (ontologica) dell’universo. 

1 commento:

Orlando Franceschelli ha detto...

Recensione non solo puntuale, ma anche doverosamente attenta e precisa su come dobbiamo guardare al logos della physis. Grazie per ora e ancora un caro saluto a voi... tre!