venerdì 17 febbraio 2023

MAFIA E ANTIMAFIA: FACCIAMO IL PUNTO !

 


MAFIE (NON SOLO MERIDIONALI): A CHE PUNTO SIAMO ?

 

L'opinione pubblica – inclusi i mondi della cultura, dell'informazione e della politica – si occupano di mafia in occasione di eventi clamorosi, come l'arresto di Matteo Messina Denaro. Ma c'è anche in Italia un ristretto numero di intellettuali, magistrati, docenti e attivisti che non spegne gli interruttori cerebrali tra un evento e un altro e, con tenacia, persevera e nel monitorare il fenomeno mafioso e nell'aggiornare le possibili strategie di contrasto. Tra questi focolai di opposizione metodica al sistema di potere mafioso va annoverato il Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo, fondato (già nel 1977 !) da Umberto Santino e Anna Puglisi che insieme continuano a dirigerlo, non senza la collaborazione di socie e soci con cui, da alcuni anni, hanno anche aperto nel cuore del centro storico del capoluogo dell'isola il “No mafia memorial”.

Il Centro “Giuseppe Impastato” e il Dipartimento “Culture e società” dell'Università statale hanno  organizzato nel 2017 un convegno nazionale per raccogliere, dalla voce di esperti qualificati, analisi e proposte sul tema. Solo in questi mesi è arrivata in porto la pubblicazione degli atti in un bel volume, a cura di Umberto Santino, intitolato Mafie: a che punto siamo? Le ricerche e le politiche antimafia, Di Girolamo, Trapani 2022, pp. 300, euro 25,00. 

In una prima sezione del libro, dopo la presentazione - a firma del curatore – del Progetto di ricerca “Mafia e società” del Centro “Impastato” (pp. 27 - 75), il sociologo Marco Santoro si interroga sulla “ontologia” della mafia e, nel tentare di rispondere alla domanda cosa essa sia, evidenzia la necessità di riconoscerne la “complessità” in quanto “dispositivo di assemblaggio tra elementi eterogenei, soggetti e pratiche” che è stato ed è “parte integrante di complicati equilibri di potere su cui lo Stato nazionale (in Italia ma non solo in Italia) è venuto formandosi e consolidandosi nel corso del tempo” (p. 108). Di questa organizzazione criminale parte rilevante sono i capi storici, di cui la sociologa Alessandra Dino focalizza qui “modelli di comando e sistemi di leadership”, sottolineando le somiglianze e soprattutto le dissomiglianze fra lo stile stragista di un Totò Riina e lo stile affaristico-politico di un Binnu Provenzano (pp. 109- 133). Sulle conseguenze che sulla vita quotidiana della società comporta l'esercizio della violenza mafiosa si sofferma la sociologa Monica Massari, la quale mette in guardia dal rischio – a suo avviso molto reale – che le gente tenda a rimuovere i traumi provocati dai metodi intimidatori e punitivi dei mafiosi sino ad accettarli come elementi inamovibili dell'esperienza collettiva. La relazione del sociologo Rocco Sciarrone – L'area grigia delle mafie: un articolato e multiforme campo organizzativo (pp. 147 - 167 ) - in cui l'autore evidenzia come i “giochi cooperativi” tra mafiosi e soggetti esterni alla mafia costituiscano “uno dei punti di forza più rilevanti delle mafie” (p. 165) chiude la sezione dedicata alle analisi del fenomeno mafioso considerato globalmente. 

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