(Nella foto un dettaglio del volto di Simone Weil a 19 anni)
VERSO UN CRISTIANESIMO NON-RELIGIOSO CON NUCCIO VARA
Nuccio Vara è un giornalista professionista di lungo corso che, piuttosto recentemente, si è inserito nei gangli della Chiesa cattolica palermitana, una delle tante “diocesi guidate da presuli in perfetta sintonia con il novus bergogliano” che non riescono però “a promuovere cambiamenti sostanziali, percorsi rigenerativi” (La debole parola. Dell'attualità del cristianesimo non religioso, Plumelia Edizioni, Palermo 2022, p. 8). E ciò anche, e soprattutto, a causa della “sostanziale sterilità dei mezzi e degli strumenti utilizzati negli ambiti diocesani per entrare in contratto con tutto ciò che si muove all'esterno del perimetro delle chiese locali” (pp. 10 – 11). Le difficoltà locali sono irradiazioni di un nodo più radicale: il fallimento del progetto originario di Gesù e della Chiesa apostolica di superare la dimensione “sacrale”, tipica di tutte le religioni precedenti. Da qui l'idea dell'autore di percorrere la “pista problematica” del “tema storico-teologico del cristianesimo non religioso” (p. 12).
Quali le tappe di questo percorso? “Il punto di partenza non poteva che esser dato dalla riflessione” di Dietrich Bonhoeffer (p. 12) e, passando per Simone Weil ed Ernesto Balducci, sino ad alcuni protagonisti del dibattito contemporaneo: Christoph Theobald e Andrea Riccardi. Non mancano le puntate “nei territori dell'arte e della letteratura, e entro i quali si è assistito, anche di recente, a suggestive re-interpretazioni, non convenzionali o laiche, della figura messianica di Gesù” (p. 13), come quelle di Giosuè Calaciura e Daniel Marguerat.
Vara, opportunamente, sottolinea che la crisi attuale del cristianesimo va attribuita non tanto a cause esterne (come la “secolarizzazione avanzata” o la “dittatura del consumismo” o “l'individualismo”), quanto a “un fattore endogeno, individuabile nel perpetuarsi di forme anacronisticamente 'religiose' e gerarchizzate 'del vivere la Chiesa', sovente […] discrepanti, con l'essenza, intrinsecamente 'non religiosa', del messaggio evangelico” (pp. 52 – 53).
Per quanto rilevanti possano essere “le impalcature dottrinarie e canonistiche, l'ideologismo insito nei catechismi, il permanere del peso invadente e invasivo delle gerarchie clericali nella gestione della Chiesa” (p. 53), possono considerarsi le cause radicali della crisi? L'autore sembra supporre di sì e infatti ribadisce a più riprese la sua ammirazione per papa Francesco, riconoscendo nel suo stile pastorale un modello adeguato di terapia. Purtroppo, però, a me – come a una minoranza sempre meno esigua di osservatori – la situazione appare molto più grave.
Infatti per papa Francesco, come per molti dei migliori esponenti della Chiesa cattolica attuale (ma lo scenario si potrebbe allargare alla maggior parte dei membri di tutte le altre Chiese cristiane), si tratta di tradurre alcuni contenuti essenziali indiscutibili in linguaggi aggiornati e di presentarli al mondo con modalità più rispettose. Ma questi contenuti essenziali (l'universo è espressione di un Dio onnipotente e amorevole, Egli ha parlato in maniera speciale nella storia ebraica, si è fatto uomo in Gesù di Nazareth, assiste spiritualmente i suoi fedeli nella ricerca di ciò che è più vero e più giusto, li attende uno per uno nell'abbraccio dell'eternità dopo la morte...) sono davvero al di sopra di ogni dubbio? Oppure a un esame esegetico delle Scritture più accurato e, soprattutto, alla luce delle scoperte scientifiche e delle riflessioni filosofiche contemporanee, queste verità centrali e fondanti del cristianesimo rivelano crepe vertiginose ed esigono paradigmi inediti?
La mia opinione è che Nuccio Vara, dopo aver percorso con coraggio e lucidità un sentiero scosceso in salita verso la cima del monte, si sia fermato qualche metro prima di un precipizio che può essere, forse, valicato, ma certamente non ignorato. Mi riferisco a tutto quell'orientamento di studi che, approssimativamente, possiamo denominare “post-religionale” e “post-teistico”, i cui esponenti pionieristici si trovano in diversi continenti: dagli Stati Uniti (John Shelby Spong, di cui leggere almeno Perché il cristianesimo deve cambiare o morire. Riforma della fede e prassi della Chiesa) all'Europa (Roger Lenaers, di cui leggere almeno Cristiani nel XXI secolo? Una ri-lettura radicale del credo) sino all'Australia (Lloyd Geering, di cui leggere almeno Reimmaginare Dio. Il viaggio della fede di un moderno eretico). E' merito soprattutto di don Ferdinando Sudati e di Claudia Fanti aver introdotto nel dibattito teologico-filosofico italiano queste problematiche, per esempio attraverso la rivista “Adista” e la Collana editoriale “Oltre le religioni”, i cui primi cinque titoli sono già da soli significativi: Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana (2016), Il cosmo come rivelazione. Una nuova storia sacra per l'umanità (2018), Una spiritualità oltre il mito. Dal frutto proibito alla rivoluzione della conoscenza (2019), Oltre Dio. In ascolto del Mistero senza nome (2021), Quale Dio, quale cristianesimo. La metamorfosi della fede nel XXI secolo (2022).
Volumi di questo tenore mostrano che le questioni riguardanti le strutture della Chiesa e i suoi insegnamenti morali sono davvero trascurabili rispetto alle domande su come intendere Dio e interpretare la figura di Cristo (nonché, conseguentemente, la preghiera personale e comunitaria): tanto è vero che la crisi del cristianesimo non risparmia Chiese molto più democratiche al proprio interno e dialoganti al proprio esterno come le Chiese valdesi, battiste e metodiste. Solo da un serio impegno teologico-filosofico (sul piano intellettuale) e da una rinascita mistica (sul piano esistenziale) si potrà sperare in inedite sintesi future, di cui l'eredità cristiana (debitamente alleggerita delle superfetazioni dogmatiche e disciplinari) potrà costituirà solo uno degli ingredienti, per quanto preziosi. Non si tratta di aspettare la nascita di individui geniali o di mistici straordinariamente carismatici, bensì di moltiplicare le cellule - dentro e fuori i recinti istituzionali delle Chiese – costituite da persone sinceramente desiderose di capire, riflettere, confrontarsi senza remore (anche attraverso strumenti accessibili, ma documentati, come questo testo di Vara) e di sperimentare nuove modalità di coltivare la dimensione spirituale della vita. Ma studiare con rigore e meditare (da soli e in gruppo) non sembrano attività che rientrano tra le priorità delle parrocchie, delle congregazioni, dei movimenti e delle associazioni di varia ispirazione cristiana.
Augusto Cavadi
Pubblicato msu “Adista/Segni nuovi”, 2023,1, 14 gennaio
3 commenti:
Caro Augusto grazie per la recensione, per le notazioni critiche e per i suggerimenti per andare oltre nella riflessione e nel discernimento...Un abbraccio e a presto
Grazie Augusto dei tuoi costanti e sempre preziosi stimoli, soprattutto su questo argomento così importante!
Grazie Aug
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