“ADISTA/ SEGNI NUOVI” 42- 10.12.2022
ACCUSE (OFFENSIVE) E LODI (INVOLONTARIE) AI VESCOVI TEDESCHI
E' stato del prefetto del dicastero per i vescovi, cardinale Marc Ouellet, uno dei tre interventi che hanno introdotto l’incontro romano, a porte chiuse, del 18 novembre 2022, tra i 62 vescovi della Germania e tre cardinali della Curia (gli altri due : il segretario di Stato Pietro Parolin e il prefetto del dicastero per la dottrina della fede Luis Francisco Ladaria Ferrer). Mi pare importante evidenziarne alcuni passaggi istruttivi.
Il primo: «Parecchi critici autorevoli dell’orientamento attuale del Cammino sinodale in Germania, parlano apertamente di uno scisma latente che la proposta dei vostri testi così come sono rischierebbe di avallare. So bene che non è vostra intenzione arrivare ad una rottura con la comunione universale della Chiesa, né favorire una vita cristiana al ribasso conforme al “Zeitgeist” [“spirito del tempo”] più che al Vangelo; anzi, le concessioni che appaiono nelle vostre proposte vi sono state, per così dire, estorte dalla fortissima pressione culturale e mediatica». Pare incredibile come un presule di una Chiesa cristiana possa, sia pur sotto forma di melliflua giustificazione, offendere l'intelligenza di 62 colleghi o per lo meno metterne in dubbio la forza morale: essi, infatti, parlerebbero non per libero convincimento, ma sotto ricatto. Non avrebbero, per così dire, gli attributi... etici per resistere a quanto chiedono intellettuali, stampa e mondo dei social.
Il secondo: «Colpisce comunque il fatto che l’agenda di un gruppo limitato di teologi di alcuni decenni fa, sia divenuta di colpo la proposta maggioritaria dell’episcopato tedesco: abolizione del celibato obbligatorio, ordinazione di “viri probati”, accesso della donna al ministero ordinato, rivalutazione morale dell’omosessualità, limitazione strutturale e funzionale del potere gerarchico, considerazione della sessualità ispirata alla “Gender theory”, cambiamenti importanti proposti al Catechismo della Chiesa cattolica, eccetera». Queste righe sono il più solenne e gratificante, sia pur tardivo, riconoscimento del contributo che personaggi come Bernard Häring o Hans Küng (ma la lista sarebbe lunghissima) hanno dato all'evoluzione teologica di un'intera popolazione di fedeli. Sia pur con un'inesattezza sorprendente («sia divenuta di colpo», non gradualmente e faticosamente) il cardinale Oullet sta ammettendo, non so quanto consapevolmente, che i teologi più bersagliati dal «potere gerarchico» (?!) vaticano hanno vinto. Anzi, stravinto. Al punto da aver guadagnato la maggioranza dell'episcopato tedesco a cause come la “Gender theory” che nessuno di loro, per la verità, ha mai promosso (anche perché non è possibile difendere una theory che ...nessuno ha mai elaborato).
Il terzo: «Ci pare di stare di fronte ad un progetto di “cambiamento della Chiesa” e non solo a innovazioni pastorali in campo morale o dogmatico […]. Il limite principale di questa proposta è forse una certa impostazione apologetica, basata sui cambiamenti culturali invece di poggiare sull’annunzio rinnovato del Vangelo». Anche in questo passaggio s'intreccia un complimento (involontario) con una critica (infondata). La laudatio (mal celata dal registro accusatorio) riconosce che i vescovi tedeschi sanno leggere in profondità: o la Chiesa cattolica cambia radicalmente («cambiamento della Chiesa») o, se si limita ai soliti ritocchi estetici (cambiamenti nella Chiesa), affonda definitivamente. La critica esplicita presuppone per ovvio ciò che, appunto, sta discutendo il sinodo tedesco (e che, per le fasce più istruite teologicamente e più mature spiritualmente del cattolicesimo mondiale, è ovviamente sbagliato): che “celibato obbligatorio”, divieto per le donne di accesso ai ministeri ordinati, condanna delle relazioni omo-affettive, infallibilità e monopolio di ogni potere da parte del papa e dei vescovi se d'accordo con lui etc. etc. siano «Vangelo» e che, invece, libertà di scelta per i preti fra celibato e matrimonio, ordinazione presbiterale delle donne, pluralismo etico in ambito sessuale, rifondazione dell'assolutismo papale etc.etc. siano cedimento ai «cambiamenti culturali». Sua Eminenza Oullet, evidentemente, ignora, o finge di ignorare, che da più di un secolo gli storici del cristianesimo come Loisy e Buonaiuti – condannati per “modernismo” - hanno dimostrato, documenti alla mano, che nel “Vangelo” originato dalla missione del Salvatore non c'è traccia di quei dogmatismi e di quei moralismi che la Chiesa cattolica spaccia per “rivelati” da Dio stesso.
Qualcuno che gli voglia bene potrebbe inoltre fargli notare, per così dire come nota a margine, che sta sostenendo – spero preterintenzionalmente –che tutte le decine di Chiese cristiane staccatesi nell'ultimo millennio dalla Chiesa latina romana, quando ammettono al ministero presbiterale uomini sposati o donne o persone di orientamento omo-affettivo etc. etc. stanno attestando clamorosamente di tradire il “Vangelo” del loro Signore per debolezza verso le mode dell'XI o del XVI secolo.
Forse sarebbe arrivato il momento di concordare una nuova metodologia: invece di valutare una posizione teologico-morale sulla base di criteri statistici (sono più numerosi i fedeli che escono scandalizzati se l'accettiamo o se la rifiutiamo?) si provi a esaminarla in sé stessa, per valutare la sua compatibilità con la vera essenza del messaggio cristiano e con le acquisizioni più assodate delle scienze naturali e umane della società contemporanea.
Augusto Cavadi
Coordinatore del Centro di ricerca esperienziale di teologia laica di Palermo
2 commenti:
Caro Augusto, ho letto il tuo ultimo post sul card. Ouellet e dintorni e ne condivido anche le virgole: eccellente! Un abbraccio affettuoso.
Sono perfettamente d'accordo con te, Augusto. Se la Chiesa non si rinnova profondamente in uno spirito di fraternità e si accoglienza, è destinata a isterilirsi in un autoritarismo autoreferenziale e escludente. Un abbraccio e auguri
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