Nella manualistica scolastica e nella narrativa religiosa Francesco d'Assisi è rappresentato come l'icona del candore quasi fanciullesco che, già in vita, avrebbe raccolto ammirazione e devozione incondizionate. La realtà storica effettiva è stata molto diversa. Tormentata la personalità del santo d'Assisi, incredibili le amarezze riservategli già in vita dai suoi stessi discepoli, stravolti i racconti biografici dei testimoni oculari. Il corposo e documentato volume di Francesco Coniglione, L'uomo venuto da un altro mondo. Francesco d'Assisi, Bonanno Editore, Acireale – Roma 2022 restituisce queste drammatiche vicende come in una sorta di romanzo appassionante, il cui protagonista principale acquista i tratti umani, umanissimi, di una persona complessa e non priva di contraddizioni.
Man mano che si tenta di risalire dal ritratto agiografico all'identità autentica di Francesco, la sua esemplarità – lungi dall'appannarsi – rivela tratti di sconcertante attualità. L'autore del ponderoso saggio lo sa dire con accenti toccanti: “grazie al modello di testimonianza evangelica offerto da sé stesso e dai suoi frati, Francesco invita ciascun cristiano ad operare una profonda revisione del proprio modo di vivere la fede, additandogli la necessità di un'azione a favore dei poveri che richiede una sua conversione totale e che non può limitarsi alla semplice carità: perché dice chiaramente che la responsabilità è di ciascuno, è personale, e nessuno si deve sentire esente da un dovere verso il prossimo. Non può essere chiamato cristiano chi non soccorre il proprio fratello: Francesco dona persino la Bibbia a chi vede in miseria; oggi siamo invece indifferenti a chi muore annegato in nome dello slogan blasfemo e anticristiano di «prima gli Italiani». E' nel contesto di questa trasformazione interiore […] che può essere effettivamente esercitata la carità e l'amore verso gli altri esseri, siano uomini o animali” (p. 298).
Coniglione, quasi a prevenire l'obiezione che circola negli ambienti cristiani tradizionalisti e conservatori (a giudizio dei quali non si può ridurre la fede cristiana a filantropismo), cita delle righe molto sagge di Leonardo Boff, un ex-francescano che è stato tra i promotori più prestigiosi della “teologia della liberazione”: “La fede, evidentemente, non si esaurisce in questa dimensione, ma non sarebbe fede vera, né la fede di Gesù Cristo e degli Apostoli se non includesse la liberazione dalle miserie, che è disumanizzazione e offesa a Dio stesso” (p. 297).
Leggendo queste righe è impossibile non pensare al papa attuale che, con mossa inedita, ha scelto – lui gesuita – di chiamarsi come il Fondatore dei “frati minori”. E l'autore di questa monografia, infatti, cita molti passaggi in cui il vescovo di Roma del XXI secolo, “andando anche oltre l'insegnamento di san Francesco – che non poteva non essere condizionato dai suoi tempi -”, afferma che “non si tratta di alleggerire la nostra coscienza facendo qualche elemosina, ma piuttosto di contrastare la cultura dell'indifferenza e dell'ingiustizia con cui ci si pone nei confronti dei poveri” ; “dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzano le capacità di tutti”(p. 299) se non si vuole “mettere in crisi la stessa democrazia” (ivi).
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1 commento:
Mandiamo questo scritto al nuovo presidente della Camera dei deputati, leghista.
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