Su vari siti e testate (fra cui "Il Manifesto" e "Adista") è stato ospitato un appello, redatto da Andrea Cozzo e co-firmato da alcuni di noi, sulla necessità di riscrivere i libri di storia in modo che la prospettiva patriarcale-maschilista e bellica NON sia l'unica da cui leggere personaggi ed eventi.
Alcuni - che non desidero gratificare di una citazione forse particolarmente ambita - hanno commentato l'appello, su qualche quotidiano nazionale e sulla rete, in maniera pungente. Ovviamente tutte le obiezioni in questi casi sono preziose, ma se rivolte al testo autentico, non a qualche interpretazione caricaturale. In buona o in cattiva fede, infatti, si è scritto che l'appello vuole "cancellare" le guerre dai manuali scolastici con la stessa ingenuità di medici che volessero proporre di eliminare il cancro limitandosi a cancellarlo dall'elenco delle patologie. Chi ha occhi per leggere, e cuore abbastanza libero per intendere ciò che legge, potrà giudicare in prima persona se è questo il senso della nostra proposta pedagogico-didattica (accolta, per fortuna, anche da alcune case editrici e alcune scuole italiane con convinta adesione).
1 commento:
Bisognerebbe chiarire, cosa che l’appello mi sembra non faccia, forse perché mal scritto, forse per mie limiti cognitivi, se il dominio di un’ottica politico-militare, del ruolo patriarcale-maschile e di mentalità competitive e violente, imperversano nei manuali di storia per una sorta di costrutto ideativo, o perché sono effettivamente presenti nella realtà storica. Una mancanza di chiarezza sul punto può dar adito a facili contestazioni. Ritengo in ogni caso controproducente interpretare la storia attraverso costrutti ideativi, che siano politici-militari, patriarcali-maschili, ma anche femministi e pacifisti, per non rischiare visioni antistoriche e antiscientifiche, che è poi il peggio che un manuale di storia possa offrire.
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