“Ciò che state per leggere non vi piacerà. Vedete voi se continuare.
Sarà lungo e sgradevole.
Nei giorni scorsi alcune persone hanno noleggiato dei furgoni, sono andati all’estero, hanno caricato cittadini extracomunitari e li hanno portati in Italia.
Li abbiamo accolti da eroi. Li ho ammirati. Mi sono rammaricato, quasi vergognato, di non averlo fatto anch’io.
Poche settimane fa chi faceva la stessa cosa rischiava un’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il furgone è lo stesso.
Ma questi sono bianchi.
Con invidiabile fiuto e ammirevole tempismo, politici di centrodestra immemori di dieci anni di propaganda anti-profughi hanno posato accanto agli scampati dai bombardamenti, ordinati da uno “statista” che ieri ammiravano ed elogiavano.
Accoglienza e solidarietà a favore di telecamere: ma stavolta non è pubblicità a buon mercato, è dovere di informare.
C’è voluto un sindaco polacco, di destra tra l’altro, per sbertucciare Salvini e la sua ipocrisia. Da noi i sindaci con la fascia non hanno battuto ciglio, e anzi giurano che spalancheranno tutte le porte.
Ora non si sente più la frase “accoglili a casa tua!”. Chi lo fa, ha SEMPRE fatto un’opera buona: Mt.25 “ero straniero e mi avete accolto”. Ieri però, chi lo faceva, era guardato con sospetto.
Ora per gli Ucraini le istituzioni chiedono alla famiglie di aprire le case. Niente trafile, niente documenti, nessuna “commissione”. Non li rinchiudiamo nei “centri” con i reticolati e i fili spinati. “E ci mancherebbe!” direte voi.
Mi spiace ricordarvi che lo facciamo da anni e continuiamo a farlo.
Le case e i palazzi distrutti di Aleppo, di Damasco, di Kabul, li abbiamo visti in TV come quelli di Mariupol e di Kiev. Certo, non tutti i giorni. Ma non è un problema di quantità: ammettiamolo, ci facevano meno impressione.
I morti massacrati in modo più rudimentale in Congo, Libia, Mali, Burkina Faso, Sudan, Niger… non passano neppure in TV. In questo momento ci sono 30 guerre e guerriglie in Africa. Ma sono neri. Non fanno audience.
Quando scappano, gli chiediamo se scappano “davvero” da una guerra “vera”. E devono dimostrarlo. E nel frattempo vivono sospesi o addirittura semireclusi.
Chi va verso sud a salvarli con una barca riceve odio e auguri di morte. Chi va verso est a salvarli con un furgone suscita ammirazione. Eppure eravamo un popolo di poeti, santi e navigatori, non di autisti.
Dall’Ucraina stanno fuggendo MILIONI di persone. Chi osasse dire “non possiamo accoglierli tutti!” passerebbe oggi per un mostro. L’abbiamo, l’avete, detto per anni.
Per anni! Prima timidamente, poi apertamente, infine con orgoglio. Con la sicumera di dire semplicemente una cosa “di buon senso”.
Adesso la dico io una cosa “di buon senso”. Dall’Ucraina stanno fuggendo soprattutto donne e bambini.
Qualcuno, con un po’ di sale in zucca, comincia a chiedere: “siamo tranquilli per una donna sola, con figli minori, che venga accolta in una casa del cui proprietario non sappiamo nulla?”.
Fino a ieri, il profugo-richiedente asilo era una persona di cui sospettare, e chi si occupava di accoglienza era “gente che ci marcia”.
Ora presumiamo che chi si propone di accogliere offra le dovute garanzie.
Ora per gli Ucraini presumiamo che siano brave persone. Sono Europei come noi, sono innocenti fino a prova contraria, come noi.
Gli immigrati africani invece sono sospetti finché non ci convincono del contrario. Devono dimostrarlo, di essere brave persone.
C’è anche un altro pensiero. Ora fronteggiamo l’emergenza, come meglio possiamo, senza andare troppo per il sottile. Tanto si pensa che gli Ucraini desiderino tornare al loro paese appena sarà possibile. Sono gente a posto, gente come noi.
Non approfittatori che vengono qui per rubarci il lavoro, il posto in ospedale, la casa popolare…
Ma se la città da cui sono fuggiti sarà ridotta (prego perché non sia così) a un cumulo di macerie, è più probabile che il marito raggiunga la famiglia qui, piuttosto che il contrario.
E, a proposito di casa popolare, quando una donna ucraina, disoccupata (o lavoratrice in nero presso un evasore italiano) e con figli a carico, vi passerà davanti nella graduatoria, tornerete a dire “prima gli Italiani”?
Se capiterà, almeno non verrete accusati di essere razzisti. Perché sono bianchi. Come noi. Ma forse a quel punto non vi sarà più sufficiente.
NOTA SUPERFLUA MA NON SI SA MAI:
Chi ha avuto la cortesia, e la pazienza, di leggere fino qui, avrà capito anche senza questa nota finale che il mio ragionamento non è “non solidarizziamo con gli Ucraini visto che non lo facciamo con gli Africani” ma esattamente il contrario, ovvero auspico che la solidarietà che sentiamo verso gli Ucraini ci apra gli occhi e il cuore facendoci sentire fratelli con tutta l’umanità.
(Paolo Sibona)
6 commenti:
Parole chiare, equivocabili solo per chi vuole equivocare. Parole di giustizia, di umanità. Parole in cui non c'è separazione tra mente e cuore.
Caro Augusto e caro Paolo,
trovo ineccepibile e urgente l'invito ad aprire occhi e cuore affidatoci da questa lettera: sul medio e lungo periodo la solidarietà cosmopolitica sarà la vera discriminante. Anche per decidere chi concretamente è SEMPRE contro le politiche imperialistiche cinicamente attuate dagli Stati economicamente e militarmente più potenti. Putin, che di queste politiche è un fuoriclasse, conta anche sul 'fastidio' che alla fine anche in Europa può tornare a serpeggiare verso le vittime delle guerre, a cominciare proprio dai migranti.
Un caro saluto,
Orlando Franceschelli
Concordo perfettamente
Un commento pieno di verità da condividere
Questi comportamenti dissociati sono chiaramente pilotati, indotti da una campagna per nulla sotterranea che incoraggia la discriminazione verso chi semplicemente non ha il colore giusto della pelle e soprattutto non ha alle spalle una narrazione che esalti in chi la riceve il senso di essere "buono", "migliore degli altri", di "stare dalla parte giusta", cioè dalla parte del più forte.
Convengo pienamente con quanto ho letto. Purtroppo qui da noi il colore della pelle fa ancora la differenza.
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