Come alcuni di voi sanno, da decenni - in un certo senso da 'sempre' - mi sono riconosciuto nella prospettiva 'ideologica' del socialismo liberale (Gobetti, fratelli Rosselli, Guido Calogero, Norberto Bobbio...). Ho dunque patito, e patisco, il fuoco incrociato di quanti criticano aspramente questa forma di "cretinismo politico" (dal liberale Benedetto Croce - cui si deve la lapidaria definizione- ai compagni comunisti e/o anarchici, e ovviamente ai fascisti di tutte le risme) nonché il disagio di trovare un'organizzazione partitica affine (basti pensare alla vergognosa vicenda del PSDI - Partito socialista democratico italiano - nel corso della Prima Repubblica). Tra i pochissimi punti di riferimento attuali ricevo una testata on line (l'abbonamento è gratuito: basta una e-mail a red_adl@vtxmail.ch) fondata, durante l'esilio nel ventennio mussoliniano, da Ignazio Silone: "L'Avvenire dei lavoratori" (diretto oggi da Andrea Ermano).
Dal numero più recente pervenutomi riporto questo scambio di lettere fra un lettore (anonimo) e il direttore della testata perché mi ha colpito l'insolita civiltà dei toni da parte dei due interlocutori. Approfitto dell'occasione per ribadire l'opinione più volte espressa, anche in appelli pubblici e lettere private ad amici parlamentari, che sono personalmente reduce da infezione da covid-19; due volte - successivamente - vaccinato; possessore di green pass; tuttavia consapevole che il governo dovrebbe ampliare e dettagliare l'elenco dei casi sanitari che rendano davvero problematica l'assunzione dei vaccini (perfino quelli di ultima generazione di tipo proteico: "novavax"); nonché ammirato - in un 'epoca di qualunquismo - nei confronti di quei cittadini che, pur combattendo per una causa che non condivido, accettando le sanzioni previste attualmente dal governo democraticamente eletto dimostrano che c'è ancora chi pone la fedeltà ai propri principi al di sopra degli interessi economici immediati (sia pur legittimi).
LETTERA
MA CHE DIREBBE SILONE
DI QUESTO COVID?
Gentile Direttore dell’Avvenire dei Lavoratori, le scrivo per una testimonianza e esperienza rispetto alla gestione della pandemia (da tempo endemia) Covid 19 in Italia. Fin dall’inizio ho potuto osservare la diversissima gestione del problema in Italia e in Svizzera (…)
Provengo dall’area della Sinistra, da sempre… Mai avrei pensato a un tale voltafaccia dei governanti eredi di quella Tradizione e la loro mancanza di rispetto non solo per la Libertà, la Costituzione, la Coscienza, la Scienza, i lavoratori e in particolare rispetto a valorosi lavoratori sanitari e altri, sospesi, senza stipendio (questi governanti nella logica tutta italiana dell’abuso del potere non hanno scrupoli, Popper filosofo della Scienza non l’hanno mai letto). (…)
Ho avuto il Covid a Zurigo, non ho fatto il test PCR, ma quello rapido. Sono guarito senza particolari problemi, esiste anche il Covid breve, non solo il Long Covid usato spesso come arma del terrorismo propagandistico al potere. In Svizzera sono finite le limitazioni. (…)
Mi chiedo: cosa direbbero Ignazio Silone, Nicola Chiaromonte della tradizione socialista libertaria italiana, menscevica, e fondatori di Tempo Presente se ben ricordo, di questa povera Patria fondata sul vaccino delle multinazionali obbligatorio per le persone sane?
Le invio alcuni allegati e testimonianze sul tema, i documenti potrebbero essere migliaia: una dichiarazione congiunta di medici e intellettuali, filosofi, lettere di italiani al quotidiano la Verità, purtroppo unico giornale controcorrente (c’era una volta la controinformazione, patrimonio della Sinistra parlamentare ed extra).
Con stima per il suo lavoro
Lettera firmata
Gentile Lettore, caro amico, il suo scritto è talmente ricco di dati, cifre e pronunciamenti anche filosofici (soprattutto collegati a Giorgio Agamben), che qui sopra ne ho potuto riportarne solo una parte, spero abbastanza rappresentativa.
In fin dei conti lei domanda che cosa potrebbe dire il nostro storico direttore, Ignazio Silone, sulla “gestione della pandemia (da tempo endemia) Covid 19 in Italia”. Nel tentare una risposta, la ringrazio della domanda e anche delle sue parole elogiative, troppo buone nei riguardi del nostro “giornalino”, come lo chiamava appunto Silone.
Immagino che il grande scrittore abruzzese, avrebbe reputato L’ADL del tutto inidoneo a sfornare ultime parole famose in tema di tuttologia essendo roba grossa, da giornali ben più grandi, talvolta condannati a ricredersi nel tempo, come nel caso della guerra, del fascismo e la lista sarebbe lunga… Ma poi, nel tempo, chi se ne ricorda?
In tema di pandemia e per la modesta parte che ci compete, vorrei tenere fermo a questo punto dirimente: la parola Covid-19 ha un significato reale, collegato a sei milioni di morti e mezzo miliardo di casi in poco più di due anni (dati OMS, vai al sito).
La malagestione del fenomeno in Italia e in Europa è, ahinoi, un fatto. Lo ha ammesso, in Germania, il presidente Steinmeier (di cui abbiamo riferito il 17/2/22): «È vero, l’uscita dalla pandemia ha seguito andamenti non rettilinei. E non sono mancati gli errori, soprattutto gli errori di valutazione». Ma, ha rimarcato il capo dello stato tedesco, nessun sistema autoritario si è dimostrato capace di venire fuori dalla crisi presente meglio di quanto non stiano facendo le democrazie.
Invece, secondo il filosofo Agamben, tanto il virus quanto il vaccino e il green pass rispondono a una logica complottistica: «È stato detto da scienziati e medici che il Greenpass non ha in sé alcun significato medico, ma serve a obbligare la gente a vaccinarsi», ha affermato Agamben: «Io credo invece che si possa e si debba affermare anche il contrario, e cioè che il vaccino sia in realtà un mezzo per costringere la gente ad avere un Greenpass, cioè un dispositivo che permette di controllare e tracciare in misura che non ha precedenti i loro movimenti».
Personalmente dissento. Perché, senza dubbio, il green pass è stato un modo per indurre la gente a vaccinarsi e, senza dubbio, il vaccino non preserva dal contagio. Ma, se è solo per questo, nemmeno la guarigione preserva dal ri-contagio. Ciò premesso, non potrei mai e poi mai negare che il vaccino abbia salvato molte persone da decorsi acuti potenzialmente letali, e in tale novero s’includa anche lo scrivente.
Quanto alle derive securitarie, sempre possibili, e alla vigilanza democratica sempre doverosa, cerchiamo di non cadere nel ridicolo: con tutte le e-mail, i siti web, i telefonini e le altre tecnologie microelettroniche in uso, facilissimamente monitorabili grazie alla potenza degli algoritmi… Da decenni attinge qui la banca dati di ogni strategia comunicativa in grande stile. E che ben sa come venderti di tutto e di più, dal nuovo detersivo al nuovo leader populista, quando non il discredito della “politica” come astrazione lontana dalla ggente…
Controprova: alla fine Agamben si ritrova in compagnia dell’ultradestra tipo Trump e Bolsonaro con il loro lungo seguito di no vax e no pass. Donatella Di Cesare, influente agambeniana ribellatasi al maestro, lo deve ammettere con amarezza: «Si è perfino scagliato contro chi a sinistra difendeva il piano di vaccinazione. Non mi risulta, invece, che in questi due anni abbia speso una parola per le rivolte nelle carceri, per gli anziani decimati nelle RSA, per i senzatetto abbandonati nelle città, per quelli rimasti d’un tratto senza lavoro, per i rider, i braccianti e gli invisibili. Mi sarei aspettata dal filosofo che ci ha fatto riflettere sulla “nuda vita” un appello per i migranti che alle frontiere europee vengono brutalizzati, respinti, lasciati morire».
Già. Grande è lo sconforto oggi in chi non ha dimenticato l’adorazione di tutti noi per Giorgio Agamben quando pubblicò Homo Sacer. Era il 1994 e ricordo ancora la voce tremante al telefono del vecchio filosofo e mio paterno amico, Mario Perniola, nell’annunciarmi l’ormai prossima uscita di quel capolavoro. E poi, a ogni nuova pubblicazione agambeniana, le infinite discussioni nel gruppo “Cosmopolis” al tavolo del Coopi di Zurigo.
Dopodiché, i libri restano abbastanza fedeli a sé stessi, mentre gli uomini possono invecchiare zigzaganti. E, a proposito di vecchiaia, non ritrovo più la straordinaria lucidità di quelle pagine giovanili nelle odierne uscite sul Covid: «Se i poteri che governano il mondo hanno deciso di cogliere il pretesto di una pandemia – a questo punto non importa se vera o simulata…», osserva il filosofo.
Ma dai, professore... Lei fino a ieri ci ha detto e ridetto che il fenomeno Covid era cosa simulata, e adesso questo non importa più?
D’altro canto, financo Aristotele ebbe, si dice, una sua fase bizzarra in età anziana, quando gli prese il ghiribizzo di fungere da cavallo alla bella Fillide…
Un caro saluto
Suo Andrea Ermano
1 commento:
articolo bellissimo soprattutto nella risposta che mi trova completamente convinta.
Grazie! un caro saluto
Luciana Di Nunzio
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