martedì 16 novembre 2021

GIOVEDI' 18 NOVEMBRE 2021 GIORNATA MONDIALE DELLA FILOSOFIA: FILOSOFIA E POLITICA


 (Nella foto: Confucio affida Buddha neonato a Lao Tze)

LA FILOSOFIA E LA POLITICA

 

Il 18 novembre si celebra nel mondo  la “Giornata mondiale della filosofia” indetta, dal 2002, dall’Unesco. In molte scuole e in alcune università si organizzano eventi, ma sarebbe il caso di precisare che la filosofia – rilevante come disciplina specialistica, professionale – lo è almeno altrettanto come atteggiamento mentale ed esistenziale di ogni uomo e di ogni donna, a prescindere dal grado di istruzione e dal campo in cui lavora. Insomma: di filosofia – se non è intesa come mero studio dei testi ‘classici’ più o meno interessanti, ma come arte di pensare e di vivere – c’è necessità tanto dentro quanto fuori le mura dell’accademia. 

La riprova ? Che – per citare Lucien Laberthonniere, un prete vissuto in Francia a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo – “lo si sappia o no, lo si confessi o meno, per il fatto stesso che si è uomo e che si vive, si è metafisico, si dà un certo senso alla propria vita”. O – per adattare ciò che il nostro Antonio Gramsci affermava, più in generale, dell’ “intellettuale” – il filosofo non è un tipo particolare di uomo: ogni uomo, piuttosto, è un tipo particolare di filosofo. 

Nella difficile situazione politica – italiana e soprattutto planetaria – che stiamo attraversando può essere non del tutto superfluo ricordare il ruolo che la filosofia ha giocato nel passato, e può giocare nel presente, per vivificare la dialettica democratica e, ove rischiasse di spegnersi lentamente, per rianimarla. 

Innanzitutto, a livello più evidente, la filosofia attrezza i cittadini dal punto di vista ‘retorico’: dai Sofisti in poi, fornisce le tecniche per convincere gli interlocutori delle proprie tesi e, con ciò stesso, insegna a decostruire le tecniche che altri adoperano per convincere noi. Già Socrate e Platone avvertivano i pericoli di questa funzione ‘retorica’ del filosofare, ma sarebbe ingenuo misconoscerla o addirittura ignorarla: "Vivere attivamente in democrazia” – ha scritto  L. Geymonat – “significa partecipare ad assemblee, prendervi la parola, far valere come efficace discorso la propria opinione frammezzo ad altre opinioni; e perciò saper pesare le varie accezioni e sfumature dei vocaboli, avere nell'orecchio le più felici espressioni dei poeti, riuscire a disporre i periodi in un ordine che incateni l'attenzione, accenda le fantasie e susciti i consensi: significa, insomma, possedere quel complesso di cognizioni grammaticali, lessicali, sintattiche, stilistiche, letterarie che costituisce l'arte dell'eloquenza". 

La retorica, come ogni arma, vale quanto il fine per cui è adoperata. Il puro retore si mette a servizio di qualsiasi causa, purché questa prestazione gli venga adeguatamente compensata. Va dunque distinto dal filosofo che, in buona fede, si convince di una causa (religiosa o politica o sociale) e usa le sue competenze filosofiche per costruire una ideologia.Tommaso d’Aquino, Locke, Marx, Bakunin e tanti altri sono stati molto abili nel costruire apparati di idee funzionali alla difesa e all’applicazione storica delle tesi da ciascuno di essi ritenute ‘vere’. Indubbiamente, a mio avviso, sono stati filosofi autentici perché, soprattutto nella prima fase della loro attività, si sono impegnati nella ricerca della ‘verità’; ma, una volta che hanno ritenuto di averla intuita, si sono impegnati soprattutto nel difendere e divulgare la visione dell’uomo, della società, dello Stato, di Dio, della storia…più adatta a legittimare i propri progetti ‘politici’ e le istituzioni al cui servizio si sono arruolati. La filosofia adempie, dunque, anche una funzione ideologica che – nonostante le diffidenze attuali – non va neppur essa disprezzata. Senza il pluralismo dialettico - lo scontro e l’incontro delle diverse proposte ideologiche -  la democrazia muore: o perché si riduce a “pensiero unico” dominante o perché i cittadini, incapaci di dialettica fra idee opposte, ripiegano sullo scontro fisico o sulla manipolazione subdola delle coscienze. 

Ma la filosofia – almeno in linea di diritto – è più che una miniera cui attingere risorse retoriche e attrezzature ideologiche: coscienza critica di ogni deriva autocratica (anche e soprattutto d'impronta retorico-demagogica) e di ogni integralismo ideologico (tendenzialmente fondamentalistico). Essa è prima di tutto, ed essenzialmente, spregiudicata ricerca della ‘verità’ (nelle molteplici accezioni semantiche della parola). 

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