IL FASCISMO NON E’ MORTO. L’ANTIFASCISMO (FORSE) NEPPURE.
In una democrazia liberal-democratica è lecito che un sottosegretario del governo proponga di dedicare nuovamente il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, cancellando così i nomi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a cui è attualmente intitolato, o che un altro esponente della Lega si dichiari favorevole a chiamare nuovamente piazzale dei Partigiani, a Roma Ostiense, piazzale Adolf Hitler ? In democrazia ogni cittadino ha diritto di avanzare proposte: decisivo è capire se tutti gli altri hanno gli strumenti culturali per ‘reagire’, con l’assenso o con il dissenso, a tali proposte.
Tra questi strumenti basilari, la memoria storica. Non è la prima volta che l’anima antifascista della nostra Repubblica venga minacciata da soggetti un po’ originali. Anzi, nell’estate del 1960, a Roma il democristiano Fernando Tambroni varò addirittura un governo nazionale sostenuto dagli eredi di Mussolini (il Movimento sociale italiano): ma le ferite erano ancora aperte e molte piazze reagirono. La repressione fu feroce: a Genova, a Reggio Emilia, a Roma stessa caddero manifestanti ( “inermi cittadini” !) appartenenti a varie categorie sociali. E anche a Palermo, a Catania, a Licata, (“all’indomani di una fase piuttosto infelice” – come scrive Giuseppe Carlo Marino – “ che aveva visto i neofascisti per la prima volta ‘sdoganati’ in Italia, ovvero al governo della Regione insieme ai comunisti e ai socialisti nel corso della cosiddetta ‘operazione Milazzo’ ”) si ebbero “straordinarie e spontanee giornate di popolare mobilitazione” di cui un testimone, Angelo Ficarra, tenta di non far disperdere la memoria in un piccolo, ma emozionante, libretto: 8 luglio 1960.La battaglia di Palermo, ANPI, Palermo 2021.
Un’operazione necessaria, la sua, anche a giudizio di Finella Giordano che firma la Prefazione: infatti “quel segmento della memoria storica precipuamente legata ad eventi straordinari delle lotte del popolo siciliano, nel tempo negata e rimossa dalla coscienza popolare, dalla società civile, dalla storiografia”, merita di essere recuperato e restituito. Soprattutto oggi – aggiungerei – in cui un numero crescente di politici ed elettori siciliani (immemori del passato) si sta, paradossalmente, accodando a quella Lega che ha costruito le sue attuali fortune sulle critiche (talora fondate, talora capziose, sempre velenose) a tutta la popolazione meridionale.
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