Nella foto di Fabio Calabrese i docenti di un liceo scientifico palermitano replicano, per solidarietà, il gesto affettuoso che, poche ore prima, è costato a una coppia di ragazzi omosessuali una vile aggressione mentre passeggiavano per il centro della città.
A commento un mio pezzo nel giorno in cui a Palermo si realizza un corteo pacifico di protesta contro questo squallido episodio:
TRE RAGIONI DEL BULLISMO OMOFOBICO
Perché tanta “crudeltà gratuita” sui gay, come si è chiesto uno dei due turisti aggrediti alcuni giorni fa da una baby gang a Palermo (come già avvenuto in tante altre città della Penisola)? Delle azioni irrazionali non si possono dare spiegazioni univoche. Esse sono il risultato di una sommatoria di cause, più inconsapevoli che coscienti.
L’omosessuale (maschio o femmina, ma il maschio è più riconoscibile come tale) è una delle concretizzazioni plastiche della “diversità”: è altro, è dissimile, fuori dagli schemi a cui siamo abituati (almeno nella nostra cultura) sin da piccoli. In quanto “diverso”, inquieta. Fa un po’ paura. Va evitato o, se si può, cancellato.
Ma non ci scagliamo su ogni monstrum in cui ci imbattiamo. La diversità dei gay, però, evoca – del tutto a torto – caratteri di debolezza, di inferiorità fisica. Ci sono omosessuali atletici, persino allenati alla lotta fisica. Ma nell’immaginario rudimentale sono vulnerabili perché somigliano alle donne. Nei galletti maschilisti si risveglia, dunque, la tendenza (acquisita, non certo innata!) a mostrare i muscoli, a verificare la solidità del proprio ruolo dominante rispetto al sesso “debole”.
A queste ragioni - se di ‘ragioni’ si può propriamente parlare – bisogna aggiungerne almeno una terza, ancora più specifica. Uno dei pedagogisti più apprezzati nel panorama nazionale, Giuseppe Burgio, l’ha sviscerata nel suo splendido Adolescenza e violenza. Il bullismo omofobico come formazione alla maschilità (Mimesis, Milano 2017).
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