“Il Gattopardo”
Marzo 2021
L’esperienza di something mysterious in Sicilia
Nel 1833 un prete anglicano, John Henry Newman (che, dopo la conversione al cattolicesimo, sarà creato cardinale), compie un lungo viaggio in Sicilia. Vi è attratto da “something mysterious”: nonostante “un brutto governo” civile (la dinastia borbonica) e un clero segnato da “infedeltà” e “sregolatezza”, viene conquistato dalla bellezza dei luoghi (“il panorama sembrò come il giardino dell’Eden, di un bello il più squisito”) e dalla “grande onestà” della povera gente al suo servizio (“il mio orologio, come ogni altra cosa che avevo con me, fu alla mercé di un numero svariato di persone”, ma “al mio ritorno in Inghilterra avevo perso dopotutto soltanto una comune camicia, e qualcos’altro come un paio di calzette o una tovaglia”). Di più: dalla spontanea solidarietà delle persone come “gli uomini e le donne, i giovani e i vecchi” che, “con grande interesse”, circondano lo straniero dopo averlo ospitato, in seguito a un grave malessere, nella loro umile capanna e lo congedano solo quando “visibilmente molto rassicurati” per il suo miglioramento,
“Una data” memorabile della sua vita ritiene la visita di Segesta: “Oh che visione meravigliosa e ricolma del più strano piacere, a cominciare dalla meravigliosa posizione della città, la sua misteriosa desolazione, la strana bellezza dello scenario, ricco anche in inverno e le sue memorie storiche”. Come spiega alla sorella Harriett, sono luoghi come questo, o come Taormina, a far sì che la Sicilia lo abbia “colmato di una inesprimibile estasi, e da essa (nonostante la sporcizia ed altri inconvenienti)” si senta “attratto come da una calamita”.
Nel caso di Newman (nonostante, o forse anche grazie a) una fastidiosa malattia tifoidea, la fruizione delle bellezze naturali e artistiche favorisce una maturazione interiore: la luce fisica mediterranea viene quasi assorbita e metabolizzata in luce spirituale. Durante la navigazione da Palermo (dove ha gustato “dell’ottimo gelato” e “una tipica e deliziosissima specie di torta”) per tornare alla grande isola patria, l’Inghilterra, gli viene spontaneo mettere per iscritto un componimento poetico che “a buon diritto è ritenuto uno dei capolavori della letteratura vittoriana” (Rino La Delfa): “Conduci, dolce Luce, in mezzo al grigiore che stringe intorno, conducimi Tu !/ La notte è oscura e io sono lontano da casa – Conducimi Tu ! /Reggi tu i miei piedi; io non chiedo di vedere/ la scena distante – un solo passo basta a me”.
Si può augurare a un visitatore della Sicilia qualcosa di meglio che ritornare a casa con una fiducia così intensa nella Vita (connotata o meno dai tratti teologici individuati dall’animo religioso di Newman)?
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
* Con un pensiero augurale ai miei "venticinque lettori" e un altro, mesto, alle persone che avevamo vicine la scorsa pasqua e ci hanno preceduto nel Mistero.
4 commenti:
Un grazie dal ventiseiesimo lettore "saltuario" e che ricambia con affetto l'augurio accompagnato da un abbraccio.
Armando
Grazie, Armando ! Se tu sei il 26.mo, farò conto di averne 27 dal momento che la tua attenzione vale almeno il doppio :-)
La luce della Sicilia è abbagliante, mette nell'angolo le brutte situazioni di cui gli umani sono completamente responsabili! Prof. Cavadi, grazie per le cose interessanti che manda dal suo blog, non potrei farne a meno, è il mio ponte personale con la Sicilia meravigliosa.
Buona Pasqua e buonissimi mesi futuri, aperti e densi di opportunità.
Cari saluti
Luciana Di Nunzio
Che bel pezzo, caro Augusto! Grazie. Avrei voluto scriverlo io...
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