Come è noto, il ministro della salute Roberto Speranza ha consentito il ricorso alla “pillola abortiva” (RU486) anche senza l’obbligo del ricovero ospedaliero. Premesso che sono d’accordo sul merito del provvedimento, vorrei avanzare qualche riserva sul linguaggio dominante nei commenti (consenzienti) e qualche proposta di politica culturale. La riserva principale concerne l’esclusività del riferimento al corpo delle donne. La decisione di interrompere una gravidanza, sia pure incipiente, appartiene certamente in primo luogo alla soggettività femminile e solo chi ne misconosce il travaglio interiore può rimpiangere un regime – non molto lontano – in cui a decidere erano, invece, i maschi (mariti, medici, preti, magistrati…). Ma “in primo luogo” significa “esclusivamente”? Penso che non sia corretto ignorare il coinvolgimento oggettivo di (almeno) altre due individualità: una abbozzata, per molti versi potenziale, ma geneticamente e biologicamente definita (il concepito) e una compiuta, del tutto attuale, che non merita – né se lo desidera né se non lo desidera – di essere esonerato da ogni responsabilità morale (il partner). Affermare, e ribadire continuamente, che in questi casi si tratterebbe di uno dei tanti casi di auto-determinazione della donna sul proprio corpo, come se si trattasse di un appendicectomia, è riduttivo.
Capisco che con questa scorciatoia concettuale si evitano tante questioni teoriche dalle rilevanti conseguenze pratiche: ma di una scorciatoia, dal punto di vista scientifico e etico, si tratta. Nella società della iper-semplificazione logica non ci fa bene chiudere gli occhi di fronte alla tragicità di certe scelte: dobbiamo ammettere che non tutte le decisioni sono facili da assumere e che la vita ci pone di fronte a bivi in cui ciascuna delle due strade possibili ci riserva amarezze. Quanto profonde possano essere certe ferite, più di qualsiasi altro lo sanno le donne che hanno scelto di rinunziare volontariamente a una gravidanza: per questo non vanno lasciate sole, a meno che non siano esse stesse a rifiutare ogni forma di prossimità e di accompagnamento.
PER CONCLUDERE LA LETTURA, BASTA UN CLICK:
https://www.zerozeronews.it/riflessioni-sulla-pillola-del-giorno-dopo/
1 commento:
Sono d'accordo con i tuoi rilievi. Ma io, andando fuori tema, continuo a sorprendermi per la protervia con cui certi credenti si oppongono all'aborto con ogni mezzo e in ogni caso, in nome del principio che la vita va sempre difesa. E mi sorprende soprattutto se sono medici, che dovrebbero sapere che la gran parte (dal 40 all'80% secondo gli studi, se non ricordo male!) degli zigoti nei mammiferi vengono abortiti spontaneamente. Se l'aborto spontaneo è un volere di Dio per finalità che solo lui conosce- come certo credente diceva in passato e come forse continua a pensare anche adesso -, Dio è il più grande assassino nella storia umana. Altro che RU486 ...
Occorre incrementare il desiderio della vita, rendendo disponibili a tutti le risorse materiali e di conoscenza necessarie per realizzarlo con dignità e consapevolezza da parte di tutti i soggetti coinvolti.
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