30.8.2020
ARMIDO RIZZI E LA “TEOLOGIA ALTERNATIVA”
L’essenziale della mia vita
di Armido Rizzi
in “Pretioperai” n. 109-110 del dicembre 2015
Relazione tenuta a Bergamo il 13 giugno 2015
(ripubblicata in occasione della sua morte il 18 agosto 2020 da http://www.finesettimana.org da dove la riprendiamo)
Sintetizzo il racconto della mia infanzia e giovinezza con pochissimi dati. A 10 anni sono entrato in seminario a Pavia, a 20 anni sono passato dal seminario al noviziato dei gesuiti in Veneto, e ho poi compiuto la lunga formazione della Compagnia di Gesù fino al sacerdozio e alla destinazione a insegnare filosofia della religione a Gallarate e antropologia teologica a Napoli. Dopo cinque anni di questa attività mi sono deciso a chiedere la riduzione allo stato laicale, quando il provinciale mi disse che non potevo fare gli ultimi voti perché circolavano voci secondo cui io insegnavo cose preoccupanti. Allora sono uscito dalla Compagnia di Gesù per potercontinuare a sviluppare quelle idee.
- Ho scritto una ventina di libri, nei quali l’idea di fondo è quella che amo chiamare“teologia alternativa”. Alternativa alla filosofia e alla teologia che avevo imparato,dove su cento tesi (un gesuita alla fine degli studi doveva dare un esame su cento tesi)non ce n’era una che dicesse “Dio è amore”.Infatti la filosofia e la teologia imparate erano strutturate attorno al pensiero greco.Papa Ratzinger (Benedetto XVI) a Ratisbona nel 2006 affermava che bisognavarifarsi a questo pensiero classico per capire chi è Dio. Nelle successive tre enciclicheegli ha implicitamente confermato questa visione teologica in uno dei suoi puntifondamentali: l’identità tra l’”amore biblico” (sia Antico che Nuovo Testamento) el’”amore greco” . Nella Deus caritas est ha affermato che l’amore biblico è l’eros(ovviamente al suo livello più elevato); nella Spe salvi ha ribadito quest’idea; nellaCaritas in veritate ha riaffermato che la carità senza verità è superficiale e volatile(negando così implicitamente che la carità porta in sé la verità).A questa dottrina io non avevo più creduto; e tutto quello che ho studiato e scrittoliberamente è dunque un modo – come appena detto – di pensare una “teologiaalternativa”: non solo nel senso di opposta a quella classica ma nell’accezionepositiva di intendere l’amore per Dio quale viene inteso dalla Bibbia (Antico e NuovoTestamento), cioè non come eros ma come agape: amore per il Dio “altro”. Questo èstato ed è un “pensare dentro la Bibbia”: servendomi degli esegeti ma nonfermandomi ad essi, perché il “pensare” esige un passo oltre l’esegesi. Perciò il mioimpegno di teologo è stato una volontà di commento approfondito al kerygma, cioèall’annuncio dell’Antico e del Nuovo Testamento.
- Uno dei passi principali in questa nuova impostazione è stata la scoperta dellaTeologia della Liberazione, attraverso la lettura del libro di Gustavo Gutierrez conquesto stesso titolo. Leggendolo ebbi la sorpresa di trovare due novità: la prima, cheegli si rifaceva alla Bibbia e ne sviluppava il messaggio; la seconda , che talemessaggio era l’amore per i poveri, quella “opzione preferenziale” per essi cheincarna attraverso la prassi umana l’amore che Dio porta a loro.Pur provenendo da una famiglia povera (di una povertà dignitosa), venni colpito daquesta scoperta teologica, e scrissi due lunghi articoli appunto sulla Teologia dellaLiberazione, con particolare riferimento a Gutierrez. Ma la vera scoperta esistenzialela feci una decina di anni dopo, quando – nel 1983 – venni chiamato a fare un corsodi teologia a Lima, in Perù. Il corso durò poco (circa una settimana); ma la miapresenza in Perù si prolungò per tre mesi; e fu questa la ragione per cui venni acontatto con la povertà nel senso più forte del termine: ricordo come, nell’entrare inquelle case, venivo come aggredito da visioni disumane, e per almeno un mese mivenne ogni volta il nodo alla gola.Tornato a casa, mi venne chiesto di scrivere qualcosa sull’esperienza fatta; e scrissiun libretto dal titolo L’oro del Perù: la solidarietà dei poveri (“dei” è qui genitivooggettivo). Da allora tutto quello che ho scritto è in qualche modo legato a questotema. Anche il mio piccolo best-seller (Dio in cerca dell’uomo. Rifare la spiritualità)è in sostanza un cercare quell’amore che non è l’amore di eros (cioè l’amore checerca di salire verso Dio perché è il sommo bene (cosa che avevo imparato daTommaso d’Aquino, il quale appunto si rifaceva ad Aristotele). Chi cerca il volto diDio lo trova nei poveri, chi vuol vivere il suo amore deve servire i poveri. Poveri nonsono soltanto coloro che non hanno beni economici, ma coloro che sono ammalati,umiliati, prigionieri, carcerati, stranieri, ecc. (cfr. per esempio Mt 25, 31ss.).Adesso il povero principale cui devo accudire è mia moglie Alberta (più giovane dime di sedici anni). Ha da otto mesi un enfisema polmonare, per cui deve restareattaccata giorno e notte a una bombola di ossigeno; inoltre, da due mesi ha una spallarotta, che non le permette di usare il braccio destro. Il passaggio da Fiesole (doveabbiamo trascorso 29 anni, organizzando seminari e ospitando bisognosi) a Mantova(città natale di mia moglie) ci ha portato a una situazione precaria dal punto di vistaeconomico; e se riusciamo ad andare avanti è perché un gruppo di amici ci invia ognimese una certa somma di denaro. Altri amici l’accompagnano quando deve uscire…Così stiamo sperimentando che cosa significa essere “poveri”, bisognosi dell’aiutoaltrui..Ecco: mi pare di aver detto l’essenziale della mia vita.
Armido Rizzi