lunedì 23 marzo 2020

QUANTO (NON) CI MANCA LA SCUOLA ?

QUANTO (NON) CI MANCA LA SCUOLA ?

Studenti ci siamo stati tutti. E, quando arrivavano vacanze impreviste, scoppiavamo di gioia. Nel gennaio del ’68, nel mezzo di un’epidemia influenzale, è arrivato il terremoto. In quel contesto non certo piacevole – sentire tremare il pavimento era angosciante -  ci rallegrava tuttavia l’idea della chiusura forzata delle scuole a tempo indeterminato. 
Non mi è difficile, dunque, indovinare lo stato d’animo dei ragazzi che, da qualche settimana e per chi sa quante altre settimane, saranno dispensati dalla frequenza scolastica. Né il fastidio dei genitori che – in misura differente a seconda dell’età dei figli – si trovano a gestire la loro presenza in casa anche nelle ore mattutine. Dopo le reazioni emotive per così dire fisiologiche dei primi giorni, però, è prevedibile nel caso degli alunni più maturi – e auspicabile per tutti gli altri – che stiano subentrando altri stati d’animo, accompagnati da altre considerazioni.

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1 commento:

Pietro ha detto...

Per quello che ricordo dai miei ormai lontani tempi della scuola, quello che mi esauriva - più del numero delle ore di lezione - era l'incapacità della maggior parte dei docenti di trasmettermi amore per la conoscenza e metodi per approfondirla. Paradossalmente mi sono innamorato di certe materie (come la letterari greca e la filosofia) solo all'ultimo anno del liceo prima degli esami di maturità studiando da solo perchè fummo abbandonati da molti docenti per loro malattie concomitanti, trasferimenti e assenze