Gianfranco D'Anna, per anni corrispondente da Palermo per i TG della RAI, mi ha telefonato per una delle sue sfide sornione: secondo te ha senso pregare per liberarsi dalla peste del coronavirus? Me lo scrivi un pezzo per il mio sito? Sul momento ho risposto che toccava una questione troppo complessa. Poi, quando abbiamo chiuso la telefonata, non sono riuscito a liberarmi la mente dalla 'pro-vocazione'. E ho trovato tregua (provvisoria) solo quando gli ho mandato la paginetta al link che segue (come al solito, la responsabilità del titolo è redazionale, non dell'autore):
3 commenti:
Grazie Augusto
A proposito di questo tuo articolo volevo ringraziarti e complimentarmi, perché l’ho trovato splendido e molto profondo pur essendo necessariamente sintetico. Anch’io credo che la preghiera -anche nei tempi normali e non di crisi come questa – debba essere intesa nel senso che indichi di raccoglierci in ascolto, porci domande sul senso della vita, della dimensione dell’altro, della solidarietà, ecc. Come chiedere a Dio ciò che noi non vogliamo fare, evitando le responsabilità? In particolare poi capisco poco le preghiere ripetitive come i rosari, ecc le processioni: forme che trovo infantili, per noi e in particolare per i non credenti, ma che tanti presbiteri anche dalle mie parti continuano a propinare come unico rimedio… Ho inviato il tuo articolo anche a miei amici e conoscenti.
Un cordiale saluto
Cesarino Venturi (amico di Mario Mariotti, che tu hai conosciuto, e che condivide le tue posizioni)
condivido augusto!Grazie!❤😊
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