“Adista”
16.11.2019
TERZA DOMENICA DI AVVENTO
Mt 11,2-11
In continuità con il brano letto la domenica precedente (almeno là dove non si è preferita la liturgia dell’8 dicembre dedicata all’Immacolata concezione di Maria), il redattore del vangelo secondo Matteo prosegue il suo confronto fra Giovanni e Gesù. In una sorta di dittico i due vengono rappresentati in parallelo, ma la figura e l’opera del primo sono chiaramente subordinate alla missione del secondo. Probabilmente – siamo fra il 70 e l’80 dopo Cristo – le comunità che fanno riferimento ai due profeti sono ancora entrambe operanti e, in qualche misura, concorrenti. L’autore di questa pagina propone una lettura irenica, che smussi polemiche troppo vivaci.
Da una parte, infatti, non può rinunziare a esprimere la propria adesione di fede nei confronti di un Maestro grazie al quale “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. Ma, dall’altra parte, si preoccupa di riconoscere al Precursore il massimo dei meriti: “Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: <<Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via>>”.
In quest’ottica conciliativa non direi che la frase finale della pericope (“In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”) ribadisca l’incommensurabilità fra la missione di Giovanni e la missione di Gesù. Così sarebbe se Gesù fosse il titolare, il portatore del “regno dei cieli”. Ma egli ne è soltanto il messaggero, lo strumento. Abbiamo avuto Gesù perché era arrivato il momento del regno di Dio sulla terra, non il contrario. Ed è davanti a questa novità che, nella loro umanità, Giovanni e Gesù stesso sono meno “grandi” del “più piccolo” che abbia accolto tale novità nella sua esistenza. Detto altrimenti (in prospettiva invertita): Giovanni e Gesù sono “grandi” non perché particolarmente geniali o particolarmente eroici, ma in quanto hanno messo la loro vita a servizio del “regno” imminente. La loro “grandezza” (agli occhi di Dio) sarà accessibile, per sempre, a qualsiasi “piccolo” che si renderà altrettanto disponibile.
Ma come spiegare ai “piccoli” – ai bambini, ai non istruiti, ai non strateghi – in cosa consista il cuore del “regno” ? Ci ha provato, col suo stile inconfondibile, Gianni Rodari (spiegando implicitamente cosa siano davvero i “miracoli” che rivelano la diffusione del “regno di Dio” nella storia) :
“E’ difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa la cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi”
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Grazie.
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