martedì 28 maggio 2019

FILOSOFARE SULLE SPONDE DEL MEDITERRANEO. IL LIBRO IN TUTTE LE MIGLIORI LIBRERIE





 Il movimento delle pratiche filosofiche vorrebbe restituire fiducia, e conseguente senso di responsabilità, ai tanti “militi ignoti” del pensiero che – credenti o meno in senso religioso[1]- potrebbero contribuire decisamente a contenere la marea di malvagità e di sofferenza che non cessa di minacciare il corso planetario della storia e che non risparmia certo il Mediterraneo, nonostante questo mare sia stato, per migliaia di anni, grembo di

«pienezza civilizzatrice. Durante l’Impero romano fu letteralmente il centro di un mondo provvisoriamente pacificato. Erano le terre che attorniavano il mare. Poi, a partire dal XVI secolo, gli è stato attribuito il nome di mare-nel- mezzo-delle-terre, Mediterraneo.  Questo nome fu una conseguenza dello sviluppo delle civiltà continentali. Oggi la pienezza è diventata vuoto, il mare è diventato frontiera»[2]

   E’ confortante segnalare che in questa avventura, a un tempo intellettuale e politica, sono impegnati – a vario titolo - filosofi non solo italiani (tra cui Antonio Cosentino, Giuseppe Ferraro, Umberto Galimberti, Giorgio Giacometti, Luigi Lombardi Vallauri, Romano Madera, Marta Mancini, Davide Miccione, Neri Pollastri, Pier Aldo Rovatti, Alessandro Volpone, Stefano Zampieri, Chiara Zanella), ma di altre nazionalità che si affacciano sul Mediterraneo: gli israeliani Ran Lahav, Lidia Amir, Ora Gruengard ; gli spagnoli Barrientos Rastrojo J., Ramòn Queraltò Morenox e Monica Cavallier; i francesi Oscar Brenifer e Eugénie Vegleris . 
      Filosofi consapevoli del valore come dei limiti del loro mestiere, tendenzialmente orientati – nell’epoca della transizione dal pensiero “forte” al pensiero “debole” –  verso un pensiero ‘sobrio’ che, pur non illudendosi di esaurire il mistero ultimo dell’universo, non si rassegna a tacitare le domande anche più ardite. 
       Pescatori di coralli su barchette tremule, che affrontano nottetempo il mare, convinti - con il saggio orientale -  che sia preferibile accendere una lanterna anziché  maledire l’oscurità.
        Discepoli del silenzioso magistero del Mediterraneo che sollecita la filosofia ad andare sempre oltre – infatti “lo sfondamento dell’orizzonte prodotto dal mare impedisce” che “ogni sapere si fermi in un pensiero definitivo” - senza dimenticare, tuttavia,  di “esser parte di qualcosa che la precede e la spiega”[3].
        In genere essi condividono la diffidenza espressa da uno di loro nei confronti della “ri-territorializzazione auspicata da Heidegger e dalla sua cultura rurale, del Sangue e del Suolo” e dell’invito di Carl Schmitt a ritornare “alla dimensione territoriale, all’appartenenza al suolo, al principio del Nomos della terra”; propendono, piuttosto, a coltivare la dimensione metaforica originaria del mare come

«spazio di relazione, ponte tra civiltà e culture, distanza/vicinanza tra le isole che lo abitano, e che il mare distingue, ma insieme congiunge; il mare ci propone questa figura dell’arcipelago, ovvero dell’insieme delle individualità, siano Stati, paesi, continenti o singole persone, tutte alla ricerca di un nome, di un centro che manca, insofferenti alla subordinazione e alla gerarchia, spazio mobile del coabitare. Il mare ci mostra appunto questo spazio tra, che è poi lo spazio che rende possibile tanto il dialogo quanto il conflitto»[4].




[1]SecondoO. Franceschelli, anche nel suo recente In nome del bene e del male. Filosofia, laicità e ricerca di senso (Donzelli, Roma 2018), la «pluralità di visioni di bene e male» va considerata «non una minaccia da cui potremmo soltanto difenderci con metodi più o meno bellicosi, bensì un dato di fatto da affrontare rispettando la libertà, le ragioni e i valori degli altri: una palestra di educazione alla rettitudine critica e alla collaborazione civile a favore della dignità e del bene di tutti» (128 – 129).
[2]E. MorinPensare il Mediterraneo, mediterraneizzare il pensiero, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2019, 12.
[3]F. CassanoIl pensiero, cit., 24.
[4]S. ZampieriFilosofia dello spazio quotidiano.La città, la strada, la casa, luoghi e altri non-luoghi, Diogene Multimedia, Bologna 2017, 208 – 211.

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