Articolo pubblicato il 13.11.2016 nel Blog dell’Autore in Religión Digital www.religiondigital.com .
Traduzione italiana a cura di Lorenzo TOMMASELLI
Abbiamo un Papa che crede nel Vangelo
José María Castillo
È un fatto che nella Chiesa ci sia gente molto religiosa, soprattutto nel clero, che non è d’accordo con papa Francesco. Non penso di analizzare qui questa complicata questione. In questo breve scritto la mia intenzione è dire perché ogni giorno vedo sempre più chiaramente che – finalmente! – abbiamo nella Chiesa un papa che crede al Vangelo di Gesù.
Non dico in alcun modo che i papi precedenti non abbiano creduto nel Vangelo. Certo che ci hanno creduto. Capita che, quando parliamo del Vangelo, non è la stessa cosa credere in lui che vivere come il Vangelo ci dice che dobbiamo vivere. Qui tocchiamo il cuore del problema. Ed in questo sta la chiave di tutta questa questione.
Ho letto – e riletto – il discorso che il papa ha pronunciato a Roma il 5 novembre scorso davanti a più di 3.000 partecipanti di 60 paesi, che rappresentavano i movimenti popolari di tutto il mondo.
Ebbene, quello che ha richiamato la mia attenzione nel leggere questo discorso papale, è che in esso non si parla di Teologia, di Esegesi Biblica, di Dottrina Sociale della Chiesa, di Scienze Politiche o Sociali, degli insegnamenti del Magistero Ecclesiastico, di Soteriologia, di Escatologia, di Cristologia e di Ecclesiologia, della Modernità e della Post-modernità e di nessuna di quelle cose con le quali si rompono la testa ogni giorno i più intelligenti pensatori del sapere cristiano.
Nulla di tutto ciò, a quanto pare, interessa a papa Francesco.
Allora, cosa interessa a questo papa quando si vede davanti a coloro che rappresentano le persone più bisognose di questo mondo?
Bene, o sono cieco (o mi acceca non so quale strana passione) o le preoccupazioni e le angosce del papa sono esattamente, né più né meno, le stesse preoccupazioni e passioni di Gesù di Nazareth.
Di cosa si tratta? Cos’è tutto ciò?
Se c’è qualcosa di chiaro nei vangeli, è che il centro delle preoccupazioni di Gesù sia stato Dio. Ma il problema posto dai vangeli non sta in questo. Il problema sta nel modo con cui dobbiamo cercare ed incontrare Dio.
Ebbene, se c’è qualcosa di chiaro nel Vangelo, non incontriamo primariamente Dio nella “osservanza della Religione”, ma nella “lotta contro la sofferenza umana”.
Per questo il papa ha parlato con tanta forza non dei grandi temi teologici e morali dei quali continuavano a parlare i papi, a partire da Leone XIII fino a Benedetto XVI.
Nulla di tutto questo.
Quello che Francesco ha fatto nel suo discorso è stato andare direttamente alle stesse cose che ha fatto Gesù.
Quando Gesù si è messo ad annunciare il Regno di Dio, cosa ha fatto?
Mettersi a curare ammalati, alleviare pene, accogliere persone abbandonate, mangiare con gli affamati….senza considerare in alcun modo se quelle guarigioni e quei pranzi con persone di mala vita e cattiva fama fossero permesse o proibite dalla religione.
Senza alcun dubbio, la Chiesa deve cambiare. Ma siamo certi di cosa deve cambiare?
Il problema non sta nel cambiare incarichi e dicasteri (uffici) della Curia Vaticana. E il problema non sta neanche nel fatto che il Vaticano affermi l’importanza fondamentale del Vangelo, cosa che ha già fatto tante volte. Tutto questo può limitarsi a semplici chiacchiere.
Il problema centrale e decisivo della Chiesa sta nel mettere il motore della sua vita e della sua presenza nella società vivendo come è vissuto Gesù.
La formula decisiva è stata espressa da Francesco con brevità e precisione: “parliamo della necessità di un cambiamento perché la vita sia degna”. La “dignità della vita”. In questo sta il centro della religiosità per la quale la Chiesa deve darsi da fare e lottare. E su questo progetto si deve ri-fare la Teologia.
Una Teologia meno interessata da problemi come il peccato o la salvezza eterna. E centrata soprattutto sul:
1. Mettere l’economia al servizio dei popoli.
2. Costruire la pace e la giustizia.
3. Difendere la Madre Terra.
Solo così potremo avere vescovi meno preoccupati dai problemi legati alla sessualità ed all’omosessualità. Vescovi che, di fronte a tanti scandali di abusi di chierici su esseri innocenti, si mettono a guardare da un’altra parte.
Ed avremo vescovi che si interessano di più e si danno da fare per opporsi, se è necessario, a governanti che favoriscono i ricchi, mentre questi governanti così “pii” fanno leggi che aumentano la distanza tra i potenti ed i deboli.
E soprattutto, se questo si prende sul serio e con tutte le sue conseguenze, avremo una Chiesa non per il popolo, ma del popolo. Non per i poveri, ma dei poveri. Ed alla quale si uniranno i ricchi, se hanno il coraggio di condividere la loro vita con quella dei poveri.
Non dimenticando mai una questione che è decisiva. Sono una Chiesa così sarà in grado di comprendere la Cristologia e quindi chiedersi chi è Gesù, come si vive cristianamente e come si annuncia il Vangelo. Perché?
Si risponde a questa domanda affrontando un’altra questione, che è quella che ci fa più paura: i primi discepoli come hanno conosciuto Gesù?
Non lo hanno conosciuto studiando Cristologia, ma vivendo con LUI e come LUI. Di questo problema così decisivo, la Chiesa, i seminari, i teologi, i vescovi ed i papi non si sono resi conto.
Il giorno che questo si affronti seriamente, in questo giorno la Chiesa inizierà ad avere senso ed a dare senso alla vita della gente.E questo, proprio questo è quello che ha messo in moto papa Francesco con le sue “cosiddette” trovate originali.
Per questo possiamo dire che abbiamo un papa che crede al Vangelo.
6 commenti:
Caro Augusto, sarò il solito (spero non l’unico?) "tafano" ma mi tocca reagire alla tua "apoteosi" sul Bergoglio, che proprio non mi piace (il Bergoglio sia chiaro). A me pare che di certo non mancava alla derelitta e corrotta chiesa cattolica attuale un Papa immanentista, ecologista, economista, pacifista, buonista e pseudo-povero come quest'argentino, che mi pare più un pretino di paese che un Papa di Roma. Mentre la secolarizzazione dilaga e gli stessi atei, udite udite, fanno propri i medesimi e fatidici ideali morali del cristianesimo, come la misericordia, l’emancipazione dei diversi e i diritti dei più deboli, allineandosi al tanto emotivo quanto insulso e disastroso “Fare il bene per il bene”, il Bergoglio non trova di meglio che abbracciare e potenziare questa stessa nefasta e terminale deriva. Io vedo incombere l’ombra laicista se non ateista (qualcuno quella satanica) e temo che presto, dopo l’accoglienza dei divorziati, arriverà ad aprire, perché no, anche all’aborto (Don Gallo docet). Sta di fatto che questo Papa si occupa di tattica e trascura bellamente la strategia. Guarda in basso sulla terra, confinandosi e "sprecandosi" volontariamente nell’effimero dello spazio-tempo (mentre la stessa scienza cerca nuove dimensioni oltre e forse metafisiche), anziché affrontare a viso aperto e penetrare sempre più e senza limiti il cielo, l'infinito, l’eterno e l’assoluto. Sembra quasi che ne abbia timore e che si astenga dallo studiarlo sulla scia dei precetti “servili se non schiavistici” dell’Islam. Si degrada alla mera passione politica anziché esaltarsi per quella teologica ed escatologica, con tua gran gioia (ma che fine ha fatto il fine filosofo, che cerca il perché ultimo e non si accontenta del come o del quando e che più che descrivere vuole giustificare e capire? E che più di Giacomo, apprezza Paolo per intenderci?). Temo proprio che il Francesco darà l'ultima e peraltro meritata mazzata a questa chiese degenere e dimentica della vera salvezza, del paradiso, della Verità e del Senso. Con tutto il rispetto, Ça Va Sans Dire.
Ciao maestro, tuo Guido
Grande Guido ! Meno male che non sono mai stato "maestro" di nessuno (né ho aspirato ad esserlo) perché, in quella ipotesi, ora dovrei piangere lacrime amare :)
La filosofia è ancora importante per me (e sarei felice di ospitarti ad aprile a Castellammare del Golfo con un parterre di tutto rispetto), ma sono convinto che non è affare di preti. Essi, in quanto preti (non in quanto esseri umani, perché da questo punto di vista possono e devono filosofare anche loro), hanno il compito di annunziare l'cuore' solidale del vangelo. Non mi dire che una bella intelligenza scientifico-umanistica come la tua non ce la fa a capire la mia modesta opinione !
"Annunziare il cuore solidale del vangelo" basterà alla stragrande maggioranza delle candide e "facili" pecorelle, tutte intente e preoccupate di brucare l'erba, alimentarsi, sopravvivere e talvolta gioire per un qualche imprevisto fiore di campo o pozza d’acqua nell’arsura estiva, ma senza mai alzare lo sguardo al cielo, che non si può e non si deve... A quelle poche che pensano e bramano di più il Pastore-Bergoglio non serve a nulla. Certi pochi e maledetti caproni (come me), il Bergoglio lo ignorano bellamente, sognano il mitico Ratzinger e, in mancanza di meglio, “attaccano” da soli e incoscienti il lupo (e certo sai chi esso rappresenti per loro).
Scusate l'inopportuna intromissione di un non-monoteista, ma sono stupito. Non capisco come il buon Guido e il bravo anonimo possano pensare che le francescane preoccupazioni di Francesco per pecore, capre e uccelli del cielo debbano impedirgli di curarsi dell'infinito, dell'eterno e dell'assoluto. (Per giunta richiamando del tutto a sproposito il solito Islam, che, semmai si è sempre occupato fin troppo dell'immensità, dell'eternità e della trascendenza del Dio di Abramo). Come se la carità fosse di ostacolo alla fede. Come se lo sguardo del Nazareno al paralitico gli impedisse di levare gli occhi al cielo. L'Amore muove il sole e le altre stelle, è stato detto, ma questi bravi "caproni" non ne sono convinti...
Sebbene questo Papa sembri di rottura vivendo la vera essenza del Vangelo ritengo che la struttura CHIESA non sia cambiata di una virgola nè questo Papa la stia cambiando dal di dentro.....certo il lavoro da fare è immane
Il tempo è limitato anche per il Ppa e se lo "spreca" tutto per l'ambiente, la misericordia, la politica e i buonismi vari, non ne resta per il pensiero e l'infinito, che, a mio modesto modo di vedere, sono decisamente più importatanti e strategici. Se pensarla così vuol dire essere caprone, allora io sono un caprone ....e me ne vanto! Per chiarire l'anonimo sono sempre io, Guido. Non riesco a districarmi dalle pastoie degli account
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