“Il Gattopardo”
Novembre 2018
I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI (24)
LA SICILIA MAFIOSA PUNTA AVANZATA DEL CAPITALISMO MONDIALE?
In un libro di Ines Testori, docente di psicologia sociale all’Università di Padova, ho trovato una tesi che dà da riflettere: la Sicilia non è una delle regioni più arretrate dell’Occidente, bensì una sorta di avanguardia in cui si è già realizzato il destino del mondo capitalistico. La ragione? In essa sarebbe emerso, e si sarebbe radicato, il “nichilismo mafioso” che riduce le persone (specialmente le persone di sesso femminile) a “cose”, a oggetti da utilizzare e – quando ormai inservibili – da gettar via. Questo modo di concepire la vita, e di trattare gli altri, lungi dall’essere residuo di un passato atavico, risulta tremendamente attuale: tutto il mondo globalizzato, industrializzato, super-tecnologicamente avanzato tende, infatti, a condividerlo (in misura sostanzialmente identica, anche se in forme più sfumate, più soft).
L’autrice de La frattura originaria. Psicologia della mafia tra nichilismo e omnicrazia non si limita alla diagnosi e propone una complessa e articolata terapia (che in queste poche righe non posso neppure sfiorare). Mi soffermo dunque solo sulla diagnosi: che pensarne?
Da una parte direi che aiuta il turista, e più in generale lo straniero, a non supporre che la Sicilia, in quanto ancora infestata da organizzazioni criminali, sia una giungla selvaggia con una popolazione bloccata – mentalmente e nei costumi – a qualche secolo fa. La perversa genialità dei mafiosi si rivela appunto nel saper intrecciare la fedeltà alla tradizione con l’adattamento alle novità. Tecnica e capitalismo non solo non hanno sradicato la mafia, ma l’hanno resa più forte e più insidiosa.
D’altra parte, però, confesso di avvertire delle resistenze ad accettare un’interpretazione della mafia che le conferisce un rilievo eccessivo: una rilevanza che essa non merita. Una cosa, infatti, è sostenere che mafia e capitalismo mirano agli stessi traguardi (il profitto e il potere) e un’altra cosa è sostenere che la mafia sia la quintessenza del capitalismo, la sua forma adulta e per così dire ‘perfetta’. Che cosa li differenzia, nonostante le somiglianze? I mezzi. La mafia mira al denaro e al dominio ricorrendo alla violenza fisica come metodo, come strumento privilegiato (anche se non unico: cerca il consenso con la corruzione e altre forme di seduzione); un metodo, uno strumento, che al capitalismo viene precluso dalle normative statali. Certo la violenza non è solo lupara e bombe, ma mentre un capitalismo “dal volto umano”, “ben temperato” da un potere politico democratico e da una maturazione etica generale, è – almeno in linea teorica – ipotizzabile, la mafia è costitutivamente inemendabile. Sino a che sarà mafia, sarà disumana e incorreggibile. Siciliani e non-siciliani potranno estirparla solo a patto di rivedere l’idea sbagliata che si tratti di un relitto ottocentesco e di capire la sua diabolica abilità nel manovrare i computer e nel trasferire, con un click, i capitali sporchi da una banca all’altra.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
In merito alle differenze tra Mafia e Capitalismo, credo sim possa rilòevrae che per la Mafia l'uso dell' intimidazione, della corruzione della violenza fisica sono un ordinario"modus operandi" mentre per certo Capitalismo - come ampiamente ci mostrano la storia e la cronaca internazionale, nazionale e locale - sono metodi cui ricorrere laddove non bastino le regole del "mercato".
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