“Live Sicilia”
11.2.2018
I FEMMINICIDI E LA RELIGIONE.
L’EQUIVOCO DEL DIO MASCHIO
Per molto tempo si è supposto che la mafia esista
quando spara, solo tardi ci si è chiarito che essa emerge quando trova ostacoli
sulla sua escalation e tace,
sommersa, quando può dominare
incontrastata. Quando cesseremo di ripetere l’errore a proposito della violenza
maschile sulle donne?
Neppure in
questo caso si tratta di un’emergenza. I casi di cronaca sono solo la spia di
una condizione stabile, strutturale, di oppressione sistemica: i maschi uccidono
quando questa dominazione psicologica e sociologica viene messa in dubbio dalla ribellione di questa o di quella donna.
Se ciò non accade, il maschilismo patriarcale vige e si diffonde come un cancro
silenzioso, asintomatico. Potremmo dire che esso è più forte quando,
incontrastato, non ha neppure bisogno di alzare la clava sulla testa delle
donne.
Una prevalenza
così radicata e diffusa si spiega con ragioni fisiche, psichiche, economiche,
sociali e politiche: ma anche culturali. Basta interrogare i miti religiosi, le
fiabe popolari, le leggende tradizionali per capire quali “archetipi” (diceva
Jung) abitano l’immaginario collettivo dell’umanità. E’ senza significato, ad
esempio, che nel Mediterraneo siano prevalse tre religioni monoteistiche (ebraismo,
cristianesimo, islamismo) secondo le quali il Divino si è configurato come
Padre, onnipotente, dai voleri
imperscrutabili e indiscutibili? Nelle quali il ruolo della donna è
nettamente inferiore ai ruoli riservati ai maschi? Il sistema patriarcale vigente
in terra è stato, per così dire, proiettato in cielo: ma, a sua volta, il
patriarcato celeste è servito da legittimazione ideologica del patriarcato
terrestre.
La teologa
Hanna Wolff (alla cui valorizzazione ho dedicato il mio libretto Tenerezza) ha notato come Gesù di
Nazareth abbia tentato di rivedere criticamente questa idea di Dio-patriarca
mettendo in evidenza i caratteri femminili-materni del Divino; ma come, alla
sua morte, da san Paolo in poi, l’antica prospettiva maschile-maschilista sia riemersa
in tutta la sua pesantezza. Ecco perché oggi non è solo la teologia femminista
a riesaminare le concezioni tradizionali di Dio per restituire al Mistero
quella assoluta incomprensibilità che lo sottragga a rappresentazioni
infantili, primitive. Come scrive qualche teologa, sino a quando Dio viene
concepito sempre e solo come Maschio, il maschio avvertirà la tentazione di
concepirsi come dio. E queste dinamiche – sia specificato per chiarezza –
riguardano credenti, non-credenti e agnostici: sia che lo professa sia chi lo
nega, è comunque prigioniero di un’idea del Divino antropomorfica e sessista.
Liberarsene a livello di riflessione critica personale, ma anche nell’orizzonte
di senso collettivo, sarebbe un modo molto concreto di indebolire alle radici
la visione della supremazia maschile di cui le violenze quotidiane e i
femminicidi sono soltanto l’effetto terminale.
Augusto Cavadi
Membro del Gruppo Noi uomini a Palermo contro la
violenza sulle donne
http://livesicilia.it/2018/02/11/i-femminicidi-e-la-religione-lequivoco-del-dio-maschio_931335
1 commento:
Sottoscrivo. Grazie. Lo condividerò nel mio blog.
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