“Il Gattopardo”
Magazine trimestrale, da questo numero (2018, 1) mensile,
in
distribuzione con il “Giornale di Sicilia”
I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI (15)
L’incontro con
la Sicilia reale è preceduto nella mente dei visitatori dall’incontro con la
Sicilia letteraria, narrata da scrittori e registi. E’ un privilegio, o una
maledizione, che hanno poche altre regioni al mondo. La Sicilia romanzata è
depressa e deprimente, arretrata e sfiduciata. Lo notava uno scrittore, Luigi
Capuana, scrivendo a un illustre corregionale, Giovanni Verga: <<Hai
sentito anche tu la stessa acuta punta di rimorso, ripensando alla tua “Vita
dei campi”, alle tue “Novelle rusticane”, dove vive felicemente e per
l’eternità la parte più umile del popolo siciliano, con le sue sofferenze, con
la sua rassegnazione orientale, con le sue forti passioni, con le sue
ribellioni impetuose e con suoi rapidi eccessi? Poveri illusi! Non abbiamo mai
sospettato che la nostra sincera opera d’arte, fraintesa o mal interpretata,
potesse venire adoprata a ribadire pregiudizi, a fortificare opinioni storte o
malevole, a provare insomma il contrario di quel che era la nostra sola
intenzione rappresentare alla fantasia dei lettori>>.
Le reazioni
alla Sicilia rappresentata sono
facili quanto numerose. In alcuni siciliani produce un sentimento morboso di
auto-commiserazione, di accettazione fatalistica, che ha l’effetto di rendere
sempre più reale ciò di cui ci si lamenta. All’estremo opposto, altri vorrebbero
mettere il bavaglio agli scrittori nell’illusione che – mandando in galera i
medici impegnati nelle diagnosi (così, letteralmente si è espresso una volta
Silvio Berlusconi a proposito degli autori di libri sulla mafia!) – possa scomparire anche la malattia.
Com’è
intuibile, non è agevole trovare delle vie intermedie fra posizioni talora
contrastanti. Personalmente propenderei per soluzioni vicine alla prospettiva
di Andrea Camilleri. Premesso che dal punto di vista specificamente letterario
non mi manda in estasi – e che, in ogni ipotesi, non sarei un giudice
qualificato – trovo nei suoi romanzi un mix
sapiente di luci e di ombre. Come nota opportunamente Raffaele Vescera, in
un intervento su www.nientedipersonale.com, a proposito di un accostamento fra
l’autore siciliano e Roberto Saviano: <<Ma come si fa a paragonare
Montalbano, che contrasta il crimine in una società civile mostrata in tutti i
suoi aspetti, positivi e negativi, con una rappresentazione oscena e
caricaturale tipo Gomorra, dove Napoli appare solo e soltanto come
un’orrorifica e irredimibile città del male? Certo, il crimine esiste,
appartiene alla primitiva natura umana, e bisogna parlarne, magari come lo
facevano i Greci, mantenendo l’osceno fuori scena (o-sceno significa per l’appunto ciò che
deve restare fuori scena, poiché dannoso da mostrare). La letteratura pulp mira a turbare la fantasia umana
senza fornire un percorso di purificazione, come avveniva nella tragedia greca>>.
Solo una Sicilia raccontata nei pregi e nei difetti potrà preparare all’incontro con
la Sicilia effettiva: che non è un
paradiso, ma neppure un inferno.
Augusto
Cavadi
www.augustocavadi.com
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