“Adista-Notizie”
20.1.2018
FUORITEMPIO
Commento al vangelo di domenica 18 febbraio 2018
Mc 1,12-15
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
***
Alle spalle, e
alle radici, di una missione storica efficace c’è sempre una fase preparatoria
di silenzio, di riflessione, di progettazione, di purificazione delle proprie
intenzioni: c’è sempre un deserto. Gesù, nella cui umanità riluce qualcosa
della Luce infinita che è Dio, non fa eccezione. Egli pure deve fare i conti
con le “bestie selvatiche” (che, secondo Eugen Drewermann, sono anche metafora
della propria dimensione pulsionale inconscia) e tesaurizzare le inspirazioni
divine (di cui gli “angeli” sono simboli) che lo sosterranno nel momento
dell’incertezza e dello sconforto.
Un primo frutto dei “quaranta giorni” di
raccoglimento delle proprie energie e di apertura all’azione dello Spirito è la
decisione di subentrare al maestro Giovanni il Battezzatore. L’arresto e la
condanna a morte di questi avrebbero potuto segnare la rinunzia a qualsiasi
strategia di riforma; invece Gesù trova in sé la forza di afferrare il
testimone, di continuare – e anzi di rilanciare – la missione dell’illustre
consanguineo e precursore.
Ma cosa annunzia Gesù di così rilevante da
rischiare di perdere anche lui la vita per mano dei poteri terreni? In cosa
consiste la “bella novità” di cui si fa portavoce? A giudicare dalla catechesi
e dalle omelie tradizionali si risponderebbe: “se stesso”. Una lettura
spregiudicata (nell’accezione etimologica di: “senza pregiudizi”) dell’intero
Secondo Testamento lo esclude: il contenuto centrale del messaggio di Cristo
non è, autoreferenzialmente, Cristo stesso. E’ allora Dio, il Padre, l’Origine
e il Fine ? Neppure. Il vangelo non è infatti né cristocentrico né teocentrico.
Come leggiamo nella pericope odierna, è regno-centrico: “Il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino”. In un mondo in cui domina la sovranità di molti
signori (dai capi politici alle autorità religiose, dai detentori delle
ricchezze agli intellettuali più influenti) il rabbi pellegrino avverte che
queste forme di sovranità strumentalizzano a proprio vantaggio le energie della
maggioranza e reprimono, scoraggiano e mortificano, ciò che non riescono a strumentalizzare. La
sovranità di Dio, al contrario, si attua solo quando i suoi figli vivono
armonicamente perché in libertà e in giustizia; essa è misurata dalla
realizzazione “di ogni uomo e di tutto l’uomo” (Paolo VI) dal momento che “la
gloria di Dio è l’uomo vivente” (Ireneo). Il regno annunziato in parole e in
opere dal Nazareno appartiene a un Dio che “non ha bisogno e non ha mai chiesto
nulla per la sua gloria ma aspetta solo, quasi con ansia, che si aiutino le sue
piccole e povere creature a crescere, a essere felici e in pace. Il
cristianesimo è unico proprio per queste sue dimensioni non religiose ma
umanitarie. In nome di Dio chiede di dare tutto ma, ecco il difficile, non a
lui – che, non ci si deve mai stancare di ripeterlo, non manca di alcunché – ma
a pro degli uomini, degni o indegni che siano” (Ortensio da Spinetoli).
Se il “regno di Dio” è questo, si intuisce
facilmente che – per riprendere Agostino d’Ippona - “molti che sembrano dentro sono fuori, molti
che sembrano fuori sono dentro”.
Augusto Cavadi
* Ha insegnato per molti anni filosofia, storia e
educazione civica nei licei. Attualmente si dedica alla scrittura e dirige a
Palermo la “Casa dell’equità e della bellezza” da lui fondata.
3 commenti:
Condivido la lettura che ci offri. Dio in quanto parte integrante della Natura si cui noi unanità ne siamo parte constituente! Grazie Augusto
Augusto,
grazie di questa tua bellissima riflessione. Posso aggiungere solo un bellissimo pensiero di don Lorenzo Milani. Ogni anima è un universo di dignità infinita.
Mauro
Caro Professore ,molto appropriata l'interpretazione della pericope delle tentazioni nel vangelo di Marco ; nell'uomo Gesu'tentato nel deserto,ma indenne dall'assalto delle fiere (tentazioni), e percio' servito dagli angeli , vediamo rappresentata un'umanita' nuova , rigenerata dalla fedele osservanza e conformazione alla parola di Dio , quella che gia' oggi , utopisticamente , vorremmo si realizzasse . Rosario Gino
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