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mercoledì 3 gennaio 2018
Democrazia, democrazia ... chi era costei?
Democrazia: principio intoccabile, misera caricatura o metodo partecipativo ancora valido? Il saggio Democrazia (Diogene Multimedia, Bologna, 2016, €20), a cura di Francesco Dipalo, con contributi di Giorgio Gagliano ed Elio Rindone,
ci offre una molteplicità di spunti per una piena comprensione della
parola più controversa nel dibattito politico attuale. Come sottolinea Cavadi nella prefazione, il libro “ricostruisce un’immagine calibrata, problematica, sobriamente appassionata della democrazia come idea o come utopia”;
il testo infatti, grazie alla ricchezza e alla qualità degli elementi
di riflessione offerti, possiede una sua preziosa caratura e dovrebbe
essere letto da chiunque voglia esercitare il suo diritto/dovere di
cittadinanza attiva.
Nella prima parte del libro, analizzando una celebre pagina di Tucidide, Elio Rindone
ha intanto il merito di confutare la percezione diffusa del termine
“democrazia” in relazione alla vita politica ateniese del VI e V sec.
a.C.: “Nell’antica Grecia questo termine non ha il significato oggi
corrente di ’governo del popolo’ (…) indica, piuttosto, il predominio di
una parte, lo strapotere del ‘demos’ inteso come ceto popolare”. Quindi: “Nell’epitaffio
riproposto da Tucidide, Pericle non sta descrivendo l’Atene reale, ma
sta disegnando il quadro di una città ideale”.
Nella parte centrale del saggio, Francesco Dipalo alla luce di una rigorosa prospettiva storica, ci invita a considerare la democrazia “un prodotto politico ideologico-dei secoli XIX e XX”,
del cui concetto comunque non possono fare a meno ormai neppure i
dittatori. L’autore sottolinea però la necessità di distinguere una
democrazia meramente ideale e procedurale da una democrazia sostanziale
che individua i suoi caratteri distintivi “non tanto nelle procedure
(…), quanto nella concreta applicazione in ambito politico e
socio-economico del principio di eguaglianza”. Dipalo organizza le
sue riflessioni intorno ad alcuni nodi cruciali - democrazia diretta o
rappresentativa? formale o sostanziale? su base individuale o
comunitaria? – intorno a cui passa in rassegna le idee di studiosi del
calibro di Schumpeter, Dahl, Sartori, Kelsen, Schmitt. In particolare l’autore, tra gli altri, cita poi Maritain, secondo cui “è
il cristianesimo a offrire alla democrazia quei valori etici
irrinunciabili, fondati sulla persona, in grado di evitare il
precipitare nei due baratri delle pseudo-verità e del nichilismo. (…)
Maritain, ribadendo il primato dell’uomo in termini personalistici,
rispetto allo Stato che dovrebbe fungere da strumento al suo servizio,
sposa un concetto più laico di democrazia intesa come razionalizzazione
etica della vita associata.”; menziona Habermas, per cui “è
l’esercizio della ragion critica a giustificare e dar valore al
concetto, altrimenti astratto, di democrazia. Che si costruisce a
partire dall’esistenza di un’opinione pubblica attiva e politicamente
impegnata"; cita Rawls, secondo cui le ineguaglianze sociali
ed economiche devono essere combinate in modo da essere ragionevolmente
previste a vantaggio di ciascuno.
Fondamentali anche i richiami a Popper, per il quale “democrazia
è sinonimo di apertura, possibilità, dialogo, revisione, fallibilità:
una società si definisce ‘aperta’ nella misura in cui le sue istituzioni
si rivelino continuamente suscettibili di critica, di riadattamento, e
siano dunque, nel complesso, capaci di autocorrezione e riforma”; e a Dewey, che sottolinea come “il
tasso di “democraticità” di una società è dato dalle reali possibilità
di partecipazione alla vita politica del più ampio numero di cittadini.” Che devono sviluppare “precise
competenze culturali e sociali riassumibili nella teoria delle tre “c”:
Critical thinking (pensiero critico), Creative thinking (pensiero
creativo) e Care thinking (pensiero valoriale, capacità di prendersi
cura).”
Nell’ultimo capitolo, denso e suggestivo, Giorgio Gagliano afferma che “siamo
destinati (forse condannati) alla realtà dell’utopia perché è
intrinseca alla nostra capacità simbolica l’attitudine a modificare
l’esistente, intravvedendo la realtà della possibilità." Dovremmo
quindi essere coscienti del ruolo della volontà collettiva
nell’edificazione della realtà sociale e non dare peso a chi sostiene
l’irreversibilità dei sistemi economici e politici. Costruiamo insieme,
ci esorta allora Dipalo, una democrazia reale legata alla cultura e
all’educazione, alle persone e alle relazioni umane; una democrazia che
coniughi i valori della libertà, della fratellanza e dell’uguaglianza;
perché ”se non torneremo a subordinare il tecnico e l’economico al
politico, inventando modi di produzione e stili di vita ecocompatibili,
se non impareremo a vivere in armonia con noi stessi e con la natura, la
democrazia sarà lettera morta. E la vita del pianeta con lei”.
Maria D’Asaro
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