“Gattopardo”
Dicembre 2017
I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI (14)
Tra le sorprese – non proprio entusiasmanti – che
attendono il turista in Sicilia rientra il gap
fra la fama letteraria dell’Isola e il livello medio dell’istruzione. Da una
parte, infatti, lo straniero associa il nome della Sicilia ai tragici greci, a
Empedocle d’Agrigento e Gorgia da Lentini, alla Scuola poetica di Federico II ,
ai vari Bellini, Verga, Capuana, De
Roberto, Pirandello, Gentile, Quasimodo, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Guttuso,
Consolo, Camilleri…e, dall’altra, osserva la rispettosa distanza che il
siciliano medio mantiene rispetto a tutto ciò che evoca l’idea di “cultura”.
Nelle città europee è normale che nei mezzi pubblici i viaggiatori siano
concentrati su un giornale o su un libro; laddove, dalle nostre parti, il
lettore solitario è un’eccezione rara e adocchiato con un mix di soggezione e compassione. Le librerie, per fare un altro
esempio, non sono del tutto deserte solo perché, ormai, si contano sulle dita
della mano: e comunque vi entra, eccezion fatta per l’inizio degli anni
scolastici, un siciliano su dieci in un anno.
Si potrebbe
obiettare che in ogni Paese del pianeta ci sono geni creatori e analfabeti: ma,
tra i due strati, si dispiega un ceto intermedio più o meno colto. Proprio quello
strato sociale che manca, o difetta molto, in Sicilia: tra l’aristocrazia
intellettuale e il “sottoproletariato cognitivo” (come lo ha definito Davide
Miccione) si fatica a rintracciare una borghesia illuminata o, per lo meno,
curiosa. E poiché intellettuali
raffinati (spesso rintanati nei propri circoli provinciali) e analfabeti totali
costituiscono delle minoranze
statistiche, il tono culturale di una società è caratterizzato da virtù e vizi
della maggioranza intermedia. Che, nel nostro caso, spende molto più per cene in pizzeria , abiti alla moda e
cellulari di ultima generazione che per libri, giornali e spettacoli di livello
artistico. E, se invita un ospite a pranzo, resta tra lo stupito e il deluso
qualora questi – invece dell’ennesima bottiglia di vino o dell’ennesimo vassoio
di pasticcini – dovesse presentarsi con in mano un volume d’arte o un romanzo. Probabilmente
è in questa scarsa propensione a informarsi, ad aggiornarsi, ad approfondire
criticamente le conoscenze… che affondano le radici altri ritardi più eclatanti
della Sicilia: dal punto di vista della maturità civica e della moralità
pubblica come della ricerca scientifica e della produttività economica. Ma
queste sono problematiche che difficilmente possono interessare il turista:
almeno sino a quando il regresso culturale dei nativi non dovesse arrivare a
compromettere ulteriormente la sopravvivenza
dei beni artistici e delle bellezze naturali di cui l’Isola è
immeritatamente straricca.
Augusto Cavadi
(Autore del volumetto I siciliani spiegati ai turisti, Di Girolamo, Trapani 2014,
disponibile presso lo stesso editore in lingua inglese e cinese)
1 commento:
AL DOTT. AUGUSTO CAVADI
Ho letto il suo articolo “ I Siciliani spiegati ai turisti “ sulla rivista Il Gattopardo di dicembre di quest'anno e mi permetto di dissentire da quanto lei afferma, secondo me dopo un'analisi piuttosto superficiale sullo stato di cultura della borghesia siciliana.
Intanto mi chiedo se lei ha preso in considerazione il fenomeno della emigrazione intellettuale dei nostri giovani costretti a cercare altrove il lavoro, all'estero o in alta Italia, per l'assoluta mancanza di opportunità in Sicilia e nel Meridione.
Solo prendendo in considerazione una situazione a me vicina, nel mio condominio abitato da ben cinque medici, due avvocati e dieci insegnanti, dieci giovani figli di questi lavorano, avvalendosi delle loro lauree, al Nord ed al Centro-Nord con ruoli di quadro e di dirigente in aziende multinazio- nali e non.
Questa fuga di intelligenze e di competenze ha determinato il permanere di una una borghesia l
ristagnante e legata a interessi locali, a volte anche non leciti, con una preparazione culturale
salottiera e paroliera non troppo lungimirante perchè legata ad interessi personali.
Queste sono le vere ragioni di un ristagnamento culturale. Non accadrebbe se i nostri giovani laureati, figli di persone preparate ed intellettualmente sempre attive malgrado l'età, trovassero lavoro nella propria terra. Solo così tutto potrebbe cambiare,
Ciò detto, non sarebbe stato meglio scrivere: dov'è andata a finire la “ mejo borghesia “ di Palermo?
Saluti
Palermo 24/12/ 2017
Felicia Donato
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