Su richiesta dell'Agenzia di stampa romana "Adista" ho inviato alcune note sulle recenti elezioni regionali in Sicilia.
“ADISTA”
10.11.2017
UN BILANCIO AMARO
Se uno non
soffre di dislessia, o forse di discalculìa, da rifiuto pregiudiziale della
verità non può che vedere nei risultati del voto siciliano un bilancio amaro: 36/70
seggi al Centro-destra (guidato da un esponente di Fratelli d’Italia-Alleanza
nazionale e comprensivo di quattro Leghisti del Nord); 20 seggi al Movimento 5
Stelle (che, in quanto partito, è risultato il più votato); 13 seggi al PD & soci; 1 seggio alla lista
a sinistra del PD (riservato allo stesso Claudio Fava, candidato presidente).
Davide Faraone, proconsole renziano in Sicilia della
prima ora, sui canali telematici prova a smussare la batosta facendo confronti
a fisarmonica con risultati elettorali precedenti e chiamando in correità
personaggi come Piero Grasso, colpevole di non aver accettato il ruolo di
kamikaze in una campagna elettorale schizofrenica (a dispetto del principio di
non-contraddizione aristotelico, il fantasma di Crocetta veniva invocato come
esempio di amministratore esemplare e, a un tempo, disastroso).
Vogliamo
vedere con un po’ di attenzione il bollettino di questa Caporetto? Primo punto:
ha vinto Nello Musumeci, personalmente integerrimo, ma ha portato con sé a
Palazzo dei Normanni personaggi che in una democrazia matura non si sarebbero
azzardati neppure a presentarsi (penso a Luigi Genovese il cui padre, sommerso
da guai giudiziari sino al collo, ha traslocato dal PD a Forza Italia l’ingente
patrimonio di voti facendone dono al figlio ventunenne non ancora laureato; o a
Cateno De Luca, esponente dell’UDC, che essendo stato arrestato a poche ore
dalle elezioni con l’accusa di “pervicacia criminale e spregiudicatezza” ha
segnato un record nazionale difficilmente superabile). E sia chiaro: l’amarezza
per il fatto che questi soggetti si propongano, come candidati, e siano
accettati dai partiti, non è nulla in confronto all’amarezza di constatare che centinaia
di migliaia di elettori – per ragioni clientelari – li votino. Magari fossero
costretti dalla lupara alla nuca! Il condizionamento mafioso delle elezioni
c’è, ma molto differente dalle modalità violente: il sistema di potere non ha
bisogno di minacciare chi si mette in vendita a poco prezzo. Cuffaro è, almeno
ufficialmente, fuori dai giochi: ma il cuffarismo, come metodo di raccolta del
consenso, vige sovrano.
Secondo punto:
il Centro-destra ha vinto perché ha trovato modo di coalizzarsi. Ma pochi
aggiungono che si è trattato di un capolavoro di cinismo tattico: Berlusconi,
Salvini e Meloni hanno rinnegato le
proprie convinzioni e le stesse aspre critiche reciproche. Se il “patto
dell’arancina” sarà riprodotto a livello nazionale, e imitato dallo
schieramento avversario, la coerenza politica farà un altro passo indietro: con
quali conseguenze sulla credibilità della “casta” da parte dei cittadini
(onesti)?
Terzo punto: i
suffragi della Sinistra sono stati così risicati (ha superato per un soffio la
soglia minima del 5%) da rischiare di gettare nello sconforto quanti si erano
spesi nella speranza di risultati migliori. Molto dipenderà dalle scelte di Claudio
Fava: si eclisserà come da tradizione (Leoluca Orlando e Anna Finocchiaro,
sconfitti rispettivamente da Cuffaro e da Lombardo, lasciarono le truppe in
consiglio regionale senza guida) o ricomincerà, pazientemente, da uno? L’arte
dell’opposizione, severa ma costruttiva, è più difficile della stessa arte di
governo: ma non meno nobile e necessaria.
Quarto punto
(ultimo solo per ragioni di spazio): nonostante i Grillini abbiano raccolto e
canalizzato parte della protesta popolare contro la classe politica siciliana,
l’astensionismo si è attestato sul 53% . Capisco che nell’euforia della
vittoria e nello scoramento della sconfitta nessuno ha voglia di preoccuparsi
dell’astensionismo in crescita. Ma, a luci della festa (e del funerale) spente,
la nuova maggioranza e la nuova opposizione faranno bene a guardare un po’ più
lontano del proprio naso: altri cinque anni di chiacchiere inconcludenti come
gli ultimi potrebbero accompagnare la democrazia in Sicilia verso una fine
lenta, ma inesorabile. E allora si
capirebbe che l’anti-politica non sono i ragazzi di Grillo che trovano il
coraggio di candidarsi anche senza la pazienza di studiare la storia e il
presente dell’Isola (magari per dichiarare che un tempo la mafia era buona e
poi, purtroppo, è stata guastata dalla droga e dalla finanza illegale…), ma
sono i due milioni e mezzo di cittadini che, se non sono sollecitati né da
grandi ideali né da piccoli interessi privati, preferiscono marinare le urne
per godersi un sole beffardamente splendente su una Sicilia che minaccia di
essere, ancora una vota, ologramma del Paese.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
PS: E che c'entra il Laocoonte di Michelangelo come illustrazione ? Non ho trovato immagine più calzante dell'elettore siciliano onesto che vorrebbe cambiare, almeno un po' e almeno gradualmente, le cose.
1 commento:
Caro Augusto, mi sorprende non poco la leggerezza che traspare nel “…….ha traslocato dal PD a Forza Italia l’ingente patrimonio di voti facendone dono al figlio ventunenne non ancora laureato”. Dire che c’è totale assenza di spirito critico è un eufemismo …..
Mi sorprende alquanto poi il pressapochismo, che traspare dal tuo: ".... i due milioni e mezzo di cittadini che, se non sono sollecitati né da grandi ideali né da piccoli interessi privati, preferiscono marinare le urne per godersi un sole beffardamente splendente ….".
Più volte ti ho detto e spiegato che chi non va alle urne non è un democratico svogliato o godereccio o stanco o insoddisfatto o altro. Se così fosse, c’andrebbe comunque e voterebbe bianco o nullo. Il democratico astenuto è un’assurdità dialettica, che tu certo capisci.
Chi non vota è necessariamente "non democratico", giacché è l’unica posizione che può assumere per non giocare e non accettare quel metodo, semplicemente; come me. E se mi dirai che quest’analisi è tanto ovvia e indiscutibile quanto “inaccessibile" a quei due milioni e rotti di astenuti, peggio ancora. Vuol dire che la beceraggine è dilagata, imperante e irrisolvibile da essere maggioranza (53%, cioè quegli astenuti). Che infine sia frutto della massificazione e dell'epidermico oscurantismo democratico, che tiene banco da decenni, mi pare scontato.
PS: Augusto se riesci a trovare due minuti, ti do facoltà di rispondermi ……. ovviamente.
Guido
Posta un commento