“Centonove”
19.10.2017
LA PEDOFILIA ALL’ALBERGHERIA DI PALERMO: ESTIRPATA O
SOLO SILENZIATA ?
Alcuni
giorni fa, a Palermo, la Chiesa di S. Giovanni Decollato ha ospitato un
incontro particolarmente intenso, oltre che partecipato. Su invito del Centro
sociale “S. Francesco Saverio”, infatti, il Centro siciliano di documentazione
“Giuseppe Impastato”, in occasione del suo quarantesimo anno di attività, ha
organizzato un incontro pubblico di
scambio e di riflessione fra vari protagonisti dell’impegno nel quartiere
Albergheria negli ultimi decenni.
A una delle
domande iniziali poste da don Baldassare Meli (che metteva piede a Ballarò per
la prima volta a quattordici anni dal suo allontanamento come Direttore del
Centro salesiano “Santa Chiara”) – se la piaga della pedofilia fosse scomparsa
dopo due processi e più di una decina di condanne sino al terzo grado, la
risposta degli operatori attuali è stata sconfortante: sul fenomeno è calato il
silenzio tombale delle istituzioni; è stata smantellata ogni struttura di
coordinamento fra agenzie sanitarie, insegnanti, volontari, polizia e
magistratura; casi singoli scoppiano qua e là come bubboni e lasciano supporre
che la rete di sfruttamento dei piccoli sia stata ricostituita. Le indagini di
allora si sono fermate quando l’impressione di molti osservatori era che si
stessero raggiungendo gli “utilizzatori finali” della catena infame: forse
perché gli “uomini mascherati” di cui avevano parlato alcuni ragazzini
appartenevano a ceti sociali dirigenti e influenti ? Da parte loro, i primi
successori di don Meli non ebbero remore nell’esigere dai volontari del Centro
di accoglienza “Santa Chiara” la cancellazione della parola stessa “pedofilia”
dai loro commenti sui bambini: bisognava “ricucire” con le famiglie del
quartiere, molte delle quali compattate sia che comprendessero abusanti sia che
includessero abusati. In quegli stessi anni la Dirigente scolastica delle due
scuole elementari del quartiere imponeva la stessa censura a quelle (poche)
insegnanti che volevano ricevere una
formazione specifica per
individuare le situazioni più estreme fra i propri stessi alunni: “Voi non
siete pagate per avere idee, per occuparvi di ciò che avviene fuori da queste
aule. Se si sparge la voce che ci attrezziamo contro la pedofilia, tutti si
convinceranno che siamo una scuola infettata e da evitare”.
Il quadro non
è dunque migliorato; anzi, rispetto a uno o due decenni fa, si sono intensificati
spaccio e consumo di ogni tipo di droga e prostituzione delle ragazze (specie
africane “importate” più o meno illegalmente dalle nuove mafie ghanesi e
nigeriane). Scontri violentissimi fra bande di malavita locale e d’immigrati in
concorrenza (con i palermitani e fra loro), anche recentissimi, sanciscono
senza equivoci il deterioramento dei processi d’integrazione interetnica di cui
pure il quartiere andava fiero.
Solo ombre?
Don Cosimo Scordato e Michela Alamia (attuale presidente del Centro sociale
“San Francesco Saverio”) hanno raccontato i risultati positivi di un capillare
sostegno extra-scolastico a tanti minori, al punto che si cominciano a contare
gli studenti in grado di pervenire al diploma di laurea. Inoltre erano presenti
alcuni esponenti del coordinamento “SOS Ballarò”, nato fra commercianti e
operatori sociali per riprendere e proseguire il lento lavoro di risanamento -
non solo urbanistico – in atto nel rione. Forse si tratta di gesti troppo
piccoli, di segnali deboli: ma, come insegna la sapienza orientale, accendere
una candela è sempre meglio di maledire l’oscurità.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Grazie Augusto e buona giornata
Cosimo
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