“Repubblica-Palermo”
14.7.2017
ALLE ORIGINI DEL NEO-SCHIAVISMO
Si
comincia a combattere il neo-schiavismo a danno degli immigrati: buona, anzi
ottima notizia. C’è da sperare che – come urlavamo nel Sessantotto – sia solo un debut, un inizio. Perché leggendo di
queste operazioni non posso fare a meno di ritornare col pensiero al
vetero-schiavismo a danno dei nostri concittadini: agli schiavi “indigeni” che
da sempre, anche nell’era della Costituzione repubblicana, abbiamo tra noi. A
Salvuccio, per esempio, che ha lavorato un anno intero in un ristorante di
Corso Vittorio Emanuele a Palermo e, al momento del licenziamento, si è visto
negare la paga – già modesta – pattuita. Nonostante le tre figliolette da
sfamare, non ha reagito minacciando
violenze né chiedendo la mediazione di un mafiosetto della zona: ha avanzato
regolare denunzia e lo Stato gli ha procurato un “gratuito patrocinio” con un
avvocato che (forse comprensibilmente, certo non giustamente) mantiene la
pratica alla base della sua personale piramide cartacea. Ha provato a lavorare
alle Eolie: questa volta la paga mensile l’ha ricevuta davvero ma, quando gli è
stato consegnato dalle poste il modello per la dichiarazione dei redditi, ha
letto una serie di emolumenti (ore straordinarie, ferie non godute, trattamento
di fine rapporto…) di cui non ha mai avvertito neppure l’odore. Adesso lavora
in provincia di Trapani: il contratto prevede otto ore al giorno e un giorno
libero a settimana, ne svolge quattordici su ventiquattro e non avrà un giorno
libero sino a settembre. “Non posso lamentarmi:
sia perché i 3 euro all’ora mi restano in tasca, dal momento che ricevo vitto e
alloggio; sia perché l’alternativa sarebbe tornare disoccupato già prima
dell’autunno”.
Chi
approfondisce la conoscenza di questo ambito lavorativo sa che la situazione è complessa, non si presta
a schematismi semplicistici. Quando ho chiesto chiarimenti sulla durata
effettiva delle prestazioni giornaliere e sulla mancanza di pausa settimanale,
mi sono sentito rispondere: “Perché, secondo te, noi datori di lavoro lavoriamo
meno? Per giunta – nelle poche ore libere – abbiamo la mente oberata di
preoccupazioni su come vanno gli affari”. Non sono un tecnico, dunque non ho
ricette pronte, tanto meno basate su contrapposizioni ideologiche per cui gli
imprenditori sarebbero, in quanto tali, sporchi e cattivi e i dipendenti
salariati limpidi e buoni. So però che i soldi sono un mezzo (indispensabile)
per vivere e nessuno, per procurarseli in misura sufficiente, dev’essere
costretto – contro la legge e contro la morale – a compromettere la salute
psicofisica, la serenità delle relazioni familiari e la propria stessa dignità
umana: né come imprenditore né come manodopera.
Le
informazioni che ho raccolto tra i miei contatti amicali confermano che questo
schiavismo strisciante (talora interiorizzato prima ancora che esercitato sulla
pelle degli altri) non è un’esclusiva della nostra regione. Anzi, in certi
casi, nel resto d’Italia tocca punta ancora più estreme. Ma, dalle nostre
parti, fenomeni del genere comportano rischi supplementari. Se infatti è
un’ingenuità ripetere che, se circolasse maggiore denaro, diminuirebbe la
criminalità mafiosa (la storia dimostra che a società arretrate economicamente
corrispondono cosche relativamente povere; quando arrivano flussi finanziari
ingenti, le mafie ingrassano e diventano più agguerrite), è però vero che molti
giovani non aspirerebbero a entrare in Cosa nostra se una società dalle forti
sperequazioni socio-economiche non li mettesse davanti a un tragico bivio:
essere sfruttati e condurre una vita di stenti o diventare sfruttatori
parassiti e passare la vita nel lusso.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
2 commenti:
Sei veramente Grande! Grazie
Ciao Augusto,
sono contento che si levi un'altra voce contro il neoschiavismo praticato nell'indifferenza, se non con la complicità del potere. Personalmente io l'ho sollevato una decina di anni fa, invitando sindacalisti, politici, uomini di Chiesa a prendere posizione: nessuno mi ha risposto! Mi riferisco allo stage, che ormai, travestito da avviamento al lavoro, colpisce tanti giovani. E che dire poi di quanti, soprattutto giovani e immigrati, lavorano per poche centinaia di euro al mese come magazzinieri, come camerieri e in molti altri lavori, purtroppo nel silenzio generale? Grazie anche per questo e buona estate
Mauro
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