29.6.2017
“Il mare, com’è profondo il mare…” di Cavadi fra
suggestioni e riflessioni
Quante riflessioni ci suggerisce la contemplazione del
mare? Tante, di diversa natura, a volte di segno opposto. Augusto Cavadi, che da qualche
anno ha indirizzato la sua prolifica produzione editoriale sul solco
della filosofia in pratica, col suo recentissimo “Il mare, come è profondo il mare…”,
edito da Diogene Multimedia,
ci aiuta a interrogarci su ciò che il mare rappresenta per ciascuno di
noi. Cavadi ci offre il suo supporto per stimolare le nostre sensazioni e
i nostri pensieri mentre ci espone considerazioni di noti e meno noti
pensatori, di poeti, psicoterapeuti, consulenti filosofici.
Le tante citazioni contenute nel libro –tutt’altro che
sfoggio d’erudizione- invitano i lettori al confronto delle idee,
affinché da tale confronto e dal confronto con i punti di vista
dell’autore maturi un orientamento personale. In altri termini Cavadi,
come si conviene a un consulente filosofico, lungi dal volere affermare
in modo impositivo i suoi convincimenti, attraverso articolati
ragionamenti esercita sui lettori un’attrazione maieutica. Il mare
sollecita le più disparate meditazioni, e Cavadi le fa affiorare con un
percorso argomentativo ricco e suggestivo. Sicché, in questo libriccino
(133 pagine, euro 9,80) frutto probabilmente di una “vacanza filosofica”,
il mare insegna ad immergersi nella vita, ad affrontarne i pericoli e le
delusioni, a rischiare e a non ripiegarsi nell’inerzia, ma è anche
metafora della precarietà dell’esistenza, richiama nello stesso tempo il
senso dell’infinito e dei limiti dell’uomo, affascina e sgomenta. Al mare
è legata quella che Cavadi definisce “l’etica del rispetto”: la sua
immensità, profondità, oscurità induce l’uomo ad avere consapevolezza di
non essere onnipotente e la coscienza della propria fragilità reclama il
rispetto della sua fauna e della sua flora, ma anche la solidarietà tra
gli uomini che sfidano il mare o che sono costretti a confrontarsi con le
sue insidie. Tante altre sono le “lezioni” del mare, secondo la
prospettiva eticamente orientata di Cavadi.
Il mare è un bene immateriale, nessuno può sostenere
di esserne padrone, appartiene a tutti e, in quanto bene comune, esige di
essere preservato dalle tante minacce: per esprimere ciò cosa vi è di più
efficace degli accorati versi della canzone di Dalla, da cui il libro
prende in prestito il titolo? “Certo/ chi comanda / non è disposto a fare
distinzioni poetiche /il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare /
non lo puoi recintare. / Così stanno uccidendo il mare”. Il mare fa
imparare l’arte della pazienza, del sapere aspettare, della fiducia in
condizioni prossime migliori. Chi meglio dei pescatori, che tanta
familiarità hanno con il mare, sono campioni di pazienza? Il mare fa
superare le barriere delle “differenze”, fa incontrare gli uomini,
promuove lo scambio e l’integrazione tra universi culturali diversi. Il
mare ci fa volgere lo sguardo oltre, ci porta a esplorare oltre i confini
delle nostre conoscenze: si pensi all’esempio dell’Ulisse dantesco.
Leggendo il libro di Cavadi, magari sotto un ombrellone in una località
balneare, scopriremo queste e molte altre sugges
tioni del mare: e il
bello è che alcune di esse saranno frutto di un nostro autonomo
“filosofare”, messo in moto dal metodo socratico cui si affida l’autore.
ANTONINO CANGEMI
http://siciliainformazioni.com/antonino-cangemi/656025/il-mare-come-e-profondo-il-mare-di-cavadi-tra-suggestioni-e-riflessioni
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