Il blog di Augusto Cavadi, filosofo-in-pratica di Palermo, con i suoi appuntamenti pubblici in Italia e i suoi articoli.
domenica 16 luglio 2017
sabato 15 luglio 2017
LOTTIAMO IL NEO-SCHIAVISMO SENZA DIMENTICARE IL VECCHIO...
“Repubblica-Palermo”
14.7.2017
ALLE ORIGINI DEL NEO-SCHIAVISMO
Si
comincia a combattere il neo-schiavismo a danno degli immigrati: buona, anzi
ottima notizia. C’è da sperare che – come urlavamo nel Sessantotto – sia solo un debut, un inizio. Perché leggendo di
queste operazioni non posso fare a meno di ritornare col pensiero al
vetero-schiavismo a danno dei nostri concittadini: agli schiavi “indigeni” che
da sempre, anche nell’era della Costituzione repubblicana, abbiamo tra noi. A
Salvuccio, per esempio, che ha lavorato un anno intero in un ristorante di
Corso Vittorio Emanuele a Palermo e, al momento del licenziamento, si è visto
negare la paga – già modesta – pattuita. Nonostante le tre figliolette da
sfamare, non ha reagito minacciando
violenze né chiedendo la mediazione di un mafiosetto della zona: ha avanzato
regolare denunzia e lo Stato gli ha procurato un “gratuito patrocinio” con un
avvocato che (forse comprensibilmente, certo non giustamente) mantiene la
pratica alla base della sua personale piramide cartacea. Ha provato a lavorare
alle Eolie: questa volta la paga mensile l’ha ricevuta davvero ma, quando gli è
stato consegnato dalle poste il modello per la dichiarazione dei redditi, ha
letto una serie di emolumenti (ore straordinarie, ferie non godute, trattamento
di fine rapporto…) di cui non ha mai avvertito neppure l’odore. Adesso lavora
in provincia di Trapani: il contratto prevede otto ore al giorno e un giorno
libero a settimana, ne svolge quattordici su ventiquattro e non avrà un giorno
libero sino a settembre. “Non posso lamentarmi:
sia perché i 3 euro all’ora mi restano in tasca, dal momento che ricevo vitto e
alloggio; sia perché l’alternativa sarebbe tornare disoccupato già prima
dell’autunno”.
Chi
approfondisce la conoscenza di questo ambito lavorativo sa che la situazione è complessa, non si presta
a schematismi semplicistici. Quando ho chiesto chiarimenti sulla durata
effettiva delle prestazioni giornaliere e sulla mancanza di pausa settimanale,
mi sono sentito rispondere: “Perché, secondo te, noi datori di lavoro lavoriamo
meno? Per giunta – nelle poche ore libere – abbiamo la mente oberata di
preoccupazioni su come vanno gli affari”. Non sono un tecnico, dunque non ho
ricette pronte, tanto meno basate su contrapposizioni ideologiche per cui gli
imprenditori sarebbero, in quanto tali, sporchi e cattivi e i dipendenti
salariati limpidi e buoni. So però che i soldi sono un mezzo (indispensabile)
per vivere e nessuno, per procurarseli in misura sufficiente, dev’essere
costretto – contro la legge e contro la morale – a compromettere la salute
psicofisica, la serenità delle relazioni familiari e la propria stessa dignità
umana: né come imprenditore né come manodopera.
Le
informazioni che ho raccolto tra i miei contatti amicali confermano che questo
schiavismo strisciante (talora interiorizzato prima ancora che esercitato sulla
pelle degli altri) non è un’esclusiva della nostra regione. Anzi, in certi
casi, nel resto d’Italia tocca punta ancora più estreme. Ma, dalle nostre
parti, fenomeni del genere comportano rischi supplementari. Se infatti è
un’ingenuità ripetere che, se circolasse maggiore denaro, diminuirebbe la
criminalità mafiosa (la storia dimostra che a società arretrate economicamente
corrispondono cosche relativamente povere; quando arrivano flussi finanziari
ingenti, le mafie ingrassano e diventano più agguerrite), è però vero che molti
giovani non aspirerebbero a entrare in Cosa nostra se una società dalle forti
sperequazioni socio-economiche non li mettesse davanti a un tragico bivio:
essere sfruttati e condurre una vita di stenti o diventare sfruttatori
parassiti e passare la vita nel lusso.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
venerdì 14 luglio 2017
GIOVANNI FRANZONI E' SPIRATO A ROMA
Ai giovani il nome di Giovanni Franzoni non dice nulla, ma per la mia generazione è stato un faro nella tempesta (civile ed ecclesiale). In quanto abate dell'abbazia benedettina di S. Paolo fuori le mura di Roma ha partecipato - più giovane fra i vescovi - al Concilio ecumenico Vaticano II (1963-1965). Ma le sue posizioni pubbliche con la ricchezza straripante della Chiesa cattolica a Roma, nonostante la povertà e la mancanza di case di tanti cittadini, hanno disturbato i vertici gerarchici e, dopo vari ammonimenti, è stato degradato ed espulso dall'ordine benedettino. Ma ciò ha moltiplicato il suo impegno attraverso una delle "Comunità di base" (Cdb) più attive d'Italia: la comunità di San Paolo, appunto. Come Scuola di formazione etico-politica "G. Falcone" invitammo a Palermo dom (non è un errore: i benedettini si chiamano così e non "don" come i preti) Franzoni per aiutarci a capire il Giubileo dell'anno 2000. Egli accettò, venne e, in sostanza, ci disse: "Volete celebrarlo davvero? Non venite a fare turismo religioso a Roma, restate nella vostra terra e per un anno impegnatevi a renderla più giusta, più fraterna, più libera dalle mafie e dalla corruzione". Il giorno dopo il Rettore dell'Istituto gesuita "Gonzaga" che ci ospitava per le riunioni mi convocò e mi comunicò che la nostra iniziativa non era piaciuta in Curia arcivescovile e che, comunque, la sala che ci era stata concessa ogni giovedì dalle 18 alle 20 da quel momento sarebbe servita per altri incontri...
Il mio caro amico Salvatore Menna, responsabile per la Sicilia del movimento riformatore internazionale "Noi siamo Chiesa", mi prega di ospitare sul blog il comunicato del coordinatore nazionale sulla morte di Franzoni. Ottempero, prontamente anche se non senza tristezza, al suo desiderio.
Giovanni Franzoni è in Paradiso
Il
nostro fratello e padre Giovanni Franzoni, a 88 anni, è andato in
Paradiso questa mattina dopo una vita densa di fede nell’Evangelo e di
opere. Giovane abate dell’abbazia benedettina di S.Paolo a Roma, ha
cercato di dare attuazione al nuovo corso della Chiesa cattolica dopo il
Concilio Vaticano II , a cui aveva partecipato. Si scontrò però con la
pesantezza del sistema ecclesiastico che resisteva al cambiamento.
Negli anni settanta la sua forzata separazione dalle strutture canoniche
ha coinciso con un suo accresciuto impegno perché la comunità dei
credenti fosse sempre più fondata sulla centralità della Parola di Dio,
sul protagonismo dei suoi membri e su un rapporto laico con le
istituzioni e con la società civile.
Franzoni
ha così partecipato da protagonista ai vari percorsi che nella Chiesa
si sono impegnati per il rinnovamento del modo di vivere l’Evangelo, dal
movimento delle Comunità cristiane di base, ai Cristiani per il
Socialismo fino alla Teologia della Liberazione. In particolare, è stato
il fondatore e l’animatore fino ad oggi della Comunità di base di
S.Paolo di Roma. La sua libertà ed indipendenza di giudizio si sono
manifestate , in particolare, quando si è espresso, in modo molto
argomentato, contro la canonizzazione di papa Wojtyla, facendosi
portavoce di un’opinione diffusa ma senza risonanza mediatica. .
I
difficili rapporti tra Franzoni e la sua abbazia di un tempo si sono
normalizzati quando il 10 ottobre dell’anno scorso l’attuale abate di
S.Paolo dom Roberto Dotta e il Card. James Michael Harvey , arciprete
della basilica, hanno visitato la sede della Cdb di S.Paolo, ascoltando
informazioni sulle opere sociali che vi sono svolte e leggendo insieme
brani della prima lettera ai Corinzi (12, 4-14, 26-27) dove si dice che
“vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di
ministeri, ma non v’è che un medesimo Signore”. Questo incontro non ha
però significato una piena “riabilitazione” di Giovanni da parte delle
massime autorità della Chiesa, come era stato ripetutamente richiesto.
Giovanni
ha sopportato, con cristiana pazienza e con l’aiuto dei membri della
sua comunità, la perdita della vista negli ultimi anni, fatto che gli ha
reso faticosa una maggiore partecipazione ai fermenti che si muovono
ora nella Chiesa con papa Francesco. Tutte e tutti di Noi Siamo Chiesa
partecipiamo con grande emozione, amicizia e preghiera alla salita al
padre di Giovanni.
Roma, 13 luglio 2017 NOI SIAMO CHIESA
Via N.Benino 2 00122 Roma
Via Soperga 36 20127 Milano
Tel. +39-022664753
cell.3331309765
E-mail vi.bel@iol.it
Internet www.we-are-church.org/it
E-mail vi.bel@iol.it
Internet www.we-are-church.org/it
martedì 11 luglio 2017
PALERMO: I DUE PROSSIMI INCONTRI ALLA "CASA DELL'EQUITA'"
Vi ricordiamo i prossimi due appuntamenti della CASA DELL’EQUITA’ E DELLA BELLEZZA (VIA N. GARZILLI 43/A – 90141 PALERMO):
Giovedì 13 luglio 2017, ORE 20,15: In
che senso la Bibbia è un testo inspirato da Dio?
Conversazione con Augusto Cavadi a cura della
Comunità di ricerca spirituale laica “Albert Schweitzer”.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore 21,45
circa), per chi lo desidera, pizza
comunitaria.
Venerdì 14 luglio 2017, ORE 18: Michelangelo Buonarroti e i segreti della
Cappella Sistina.
Conversazione con diapositive di Giorgio
Lombardo a cura del Centro di ricerca esperienziale di teologia laica.
Ingresso euro 5,00. Gratis per soci sostenitori
e persone in difficoltà economiche.
lunedì 10 luglio 2017
VERGANI RECENSISCE "IL MARE, COM'E' PROFONDO IL MARE..."
26 giugno 2017-07-06
Potrebbe sfuggirci, ma la condotta personale, valorosa o
micragnosa che sia, è prodotta da precisi moventi, mezzi e fini, che ci
caratterizzato e che perseguiamo, tutti ci comportiamo, dunque, ottemperando
etiche. Di valorose e convenienti le possiamo attingere dalla storia dell’umano
pensiero, ma i poeti insegnano che anche l’attenta osservazione della natura
può suggerircene di non meno proficue e puntuali, a iniziare dal mare. Augusto
Cavadi lo fa nel suo ‘libricino’ "Il mare, com’è profondo il mare"- titolo
preso in prestito da Lucio Dalla - Diogene Multimedia, Bologna 2017.
L’Autore nel suo andare per mare pesca l’etica dell’avventura, quella della
precarietà, della finitudine e del rispetto, della gratuità e dell’attesa,
della solidarietà, convivialità, affidamento e accompagnamento, l’etica
dell’oltranza, dell’approfondimento e del naufragio, per portarle nel vivere
quotidiano. Libro da meditazione che alla larga da superflui pedanteggianti sta
sul pezzo condensato e fragrante, da ruminare con piacere e profitto a
qualsiasi pagina.
Bruno Vergani
Augusto Cavadi
Augusto Cavadi
Il mare, com'è profondo il mare...
Editore Diogene Multimedia,
Bologna 2017
Collana Le lanterne
pp. 134, euro 9,90
http://www.brunovergani.it/item/4217-com%E2%80%99%C3%A8-profondo-il-mare.html#.WWOypIpLe8o
http://www.brunovergani.it/item/4217-com%E2%80%99%C3%A8-profondo-il-mare.html#.WWOypIpLe8o
domenica 9 luglio 2017
CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA: CALENDARIO LUGLIO 2017
CASA DELL’EQUITA’ E DELLA BELLEZZA
(VIA N. GARZILLI 43/A – 90141 PALERMO)
CALENDARIO DELLE
ATTIVITA’ LUGLIO 2017
Lunedì 10 luglio, ore 19,30: riunione del “Gruppo
noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne” (partecipazione libera
e gratuita, previo contatto col referente Francesco Seminara: 347.1266493).
Giovedì 13:
ORE 20,15: In
che senso la Bibbia è un testo inspirato da Dio?
Conversazione con Augusto Cavadi a cura della
Comunità Albert Schweitzer.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore 21,45
circa) pizza comunitaria.
venerdì 14:
ORE 18: Michelangelo Buonarroti e i segreti della
Cappella Sistina.
Conversazione con diapositive di Giorgio
Lombardo a cura del Centro di ricerca esperienziale di teologia laica.
Ingresso euro 5,00. Gratis per soci sostenitori
e persone in difficoltà economiche.
Giovedì 20:
ORE 20,15: Riflessione
su questioni scottanti della teologia contemporanea. Conversazione con
Carmine Palmeri a cura della Comunità Albert Schweitzer.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore
21,45 circa) pizza comunitaria.
Giovedì 27:
ORE 20,15: Riflessione
su questioni scottanti della teologia contemporanea. Conversazione con
Carmine Palmeri a cura della Comunità Albert Schweitzer.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore
21,45 circa) pizza comunitaria.
AVVISO
TECNICO
In questo mese,
per ovvie ragioni, nella “Casa dell’equità e della bellezza” ci sono meno
appuntamenti del solito (e così sarà in agosto). Se contiamo ugualmente sulla
quota mensile dei soci sostenitori (euro 10,00 a persona; euro 15,00 a coppia)
è perché le spese di mantenimento della Casa non subiscono flessioni
significative rispetto ai mesi in cui, con una quota modestissima, si fruisce
di più iniziative. Insomma: non si paga ciò che si acquista (se la logica fosse
questa, le condizioni economiche sarebbero ben altre !), ma si contribuisce –
in spirito di collaborazione, ognuno come può – al mantenimento di uno dei
pochi spazi realmente liberi che esistono a Palermo.
giovedì 6 luglio 2017
CANGEMI RECENSISCE "IL MARE, COM'E' PROFONDO IL MARE..."
29.6.2017
“Il mare, com’è profondo il mare…” di Cavadi fra
suggestioni e riflessioni
Quante riflessioni ci suggerisce la contemplazione del
mare? Tante, di diversa natura, a volte di segno opposto. Augusto Cavadi, che da qualche
anno ha indirizzato la sua prolifica produzione editoriale sul solco
della filosofia in pratica, col suo recentissimo “Il mare, come è profondo il mare…”,
edito da Diogene Multimedia,
ci aiuta a interrogarci su ciò che il mare rappresenta per ciascuno di
noi. Cavadi ci offre il suo supporto per stimolare le nostre sensazioni e
i nostri pensieri mentre ci espone considerazioni di noti e meno noti
pensatori, di poeti, psicoterapeuti, consulenti filosofici.
Le tante citazioni contenute nel libro –tutt’altro che
sfoggio d’erudizione- invitano i lettori al confronto delle idee,
affinché da tale confronto e dal confronto con i punti di vista
dell’autore maturi un orientamento personale. In altri termini Cavadi,
come si conviene a un consulente filosofico, lungi dal volere affermare
in modo impositivo i suoi convincimenti, attraverso articolati
ragionamenti esercita sui lettori un’attrazione maieutica. Il mare
sollecita le più disparate meditazioni, e Cavadi le fa affiorare con un
percorso argomentativo ricco e suggestivo. Sicché, in questo libriccino
(133 pagine, euro 9,80) frutto probabilmente di una “vacanza filosofica”,
il mare insegna ad immergersi nella vita, ad affrontarne i pericoli e le
delusioni, a rischiare e a non ripiegarsi nell’inerzia, ma è anche
metafora della precarietà dell’esistenza, richiama nello stesso tempo il
senso dell’infinito e dei limiti dell’uomo, affascina e sgomenta. Al mare
è legata quella che Cavadi definisce “l’etica del rispetto”: la sua
immensità, profondità, oscurità induce l’uomo ad avere consapevolezza di
non essere onnipotente e la coscienza della propria fragilità reclama il
rispetto della sua fauna e della sua flora, ma anche la solidarietà tra
gli uomini che sfidano il mare o che sono costretti a confrontarsi con le
sue insidie. Tante altre sono le “lezioni” del mare, secondo la
prospettiva eticamente orientata di Cavadi.
Il mare è un bene immateriale, nessuno può sostenere
di esserne padrone, appartiene a tutti e, in quanto bene comune, esige di
essere preservato dalle tante minacce: per esprimere ciò cosa vi è di più
efficace degli accorati versi della canzone di Dalla, da cui il libro
prende in prestito il titolo? “Certo/ chi comanda / non è disposto a fare
distinzioni poetiche /il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare /
non lo puoi recintare. / Così stanno uccidendo il mare”. Il mare fa
imparare l’arte della pazienza, del sapere aspettare, della fiducia in
condizioni prossime migliori. Chi meglio dei pescatori, che tanta
familiarità hanno con il mare, sono campioni di pazienza? Il mare fa
superare le barriere delle “differenze”, fa incontrare gli uomini,
promuove lo scambio e l’integrazione tra universi culturali diversi. Il
mare ci fa volgere lo sguardo oltre, ci porta a esplorare oltre i confini
delle nostre conoscenze: si pensi all’esempio dell’Ulisse dantesco.
Leggendo il libro di Cavadi, magari sotto un ombrellone in una località
balneare, scopriremo queste e molte altre sugges
tioni del mare: e il
bello è che alcune di esse saranno frutto di un nostro autonomo
“filosofare”, messo in moto dal metodo socratico cui si affida l’autore.
ANTONINO CANGEMI
http://siciliainformazioni.com/antonino-cangemi/656025/il-mare-come-e-profondo-il-mare-di-cavadi-tra-suggestioni-e-riflessioni
mercoledì 5 luglio 2017
“Francis, as a good Jesuit..." Interview by Luca Kocci
"Manifesto"
International edition
Interview.
Augusto Cavadi, philosophical consultant and lay theologian
“Francis, as a good Jesuit, knows that self-criticism is the remedy against criticism”
written by Luca Kocci
-
Published on
Catholic Church and pedophilia: are
these crimes committed by individual and isolated priests and religious
officers, or is it a larger problem that calls into question the
ecclesiastical institution and its structure? We spoke with Augusto Cavadi, philosophical consultant and lay theologian, author who published, a few years ago, the volume Do not let the children go to them. The Catholic Church and child abuse (with a preface by Vito Mancuso, Falzea publisher).
Cardinal Pell, indicted for serious sexual offenses, is a priest at the top of the hierarchy and was appointed to that position by Pope Francis. Can these accusations cast a shadow on the Pope and his reforming actions?
I think that a Pope, when appointing his collaborators, cannot base his decisions on rumors of the distant past. He must evaluate them on the basis of objective, or at least reliable, data. It would have been really serious, rather, if he had put some obstacle to that, and then the cardinal would stand up in court and be tried as an ordinary citizen. That would have meant that once again, the principle of conspiratorial dirty laundry being washed indoors. But apparently, Pell will respond to the allegations and will present himself at court in Australia. This is a step forward.
Has anything changed in the Catholic Church on the pedophilia issue, in the passage from papa Wojtyla, to Pope Ratzinger and today to Pope Francis?
I’d point the difference between the perception of the phenomenon and its effectiveness. It is clear that with John Paul II and with Benedict XVI, who held the role of Cardinal Prefect of the Congregation for the Doctrine of the Faith and was managing the issue even before becoming Pope, the main concern was to save the image of the Church as institution, above the respect to the rights of victims of abuse. And this would lead to a certain resistance of the ecclesiastical authorities in bringing those accused priests to the civil courts.
And with Francis?
Cardinal Pell, indicted for serious sexual offenses, is a priest at the top of the hierarchy and was appointed to that position by Pope Francis. Can these accusations cast a shadow on the Pope and his reforming actions?
I think that a Pope, when appointing his collaborators, cannot base his decisions on rumors of the distant past. He must evaluate them on the basis of objective, or at least reliable, data. It would have been really serious, rather, if he had put some obstacle to that, and then the cardinal would stand up in court and be tried as an ordinary citizen. That would have meant that once again, the principle of conspiratorial dirty laundry being washed indoors. But apparently, Pell will respond to the allegations and will present himself at court in Australia. This is a step forward.
Has anything changed in the Catholic Church on the pedophilia issue, in the passage from papa Wojtyla, to Pope Ratzinger and today to Pope Francis?
I’d point the difference between the perception of the phenomenon and its effectiveness. It is clear that with John Paul II and with Benedict XVI, who held the role of Cardinal Prefect of the Congregation for the Doctrine of the Faith and was managing the issue even before becoming Pope, the main concern was to save the image of the Church as institution, above the respect to the rights of victims of abuse. And this would lead to a certain resistance of the ecclesiastical authorities in bringing those accused priests to the civil courts.
And with Francis?
Pope Francis, as a good Jesuit, realized that self-criticism is the
best way to stem the criticism and that greater transparency on
ecclesiastical defects is the only way to avoid the irreversible
disaster. However, very recent incidents, such as the resignation of two
influential lay members like Marie Collins and Peter Saunders from the
Pontifical Commission for the Protection of Children (who were victims
themselves of abuse by Catholic priests) who denounced resistance and
procedural delays, attest that, as in other sectors of Catholic life,
the conversions proclaimed at the top struggle to become real at lower
levels. Here, as elsewhere, is not enough to change a Pope if, in the
years of his rule, he cannot change the papacy and the entire
ecclesiastical machine that, unfortunately for those who share the
brotherhood preached by Jesus, depends vertically from the papacy.
Why is clerical pedophilia a plague so hard to eradicate? Are
these mistakes made by a few “rotten apples” or there is instead a
structural problem that affects the ecclesiastical institution?
Despite having been violently attacked by many priests for my book on
the pedophilia issue, I want to reiterate, with intellectual honesty,
what I wrote in the first pages: pedophilia is not statistically higher
among celibate priests than among married Protestant pastors, teachers,
football coaches or traveling salesmen. But there are remote causes,
general and generic, which should not be underestimated. Then, there are
the specific contributing factors mainly related to the Catholic world.
Which ones?
I will refer to two: the climate of morbidity that wraps and distorts
all sexuality in the formation of priests, and the role of
father-master the priest plays in the parish community. The first factor
affects the perverse attitudes of adults, the second affects the
reverent silence of the victims. If we add to these two elements the
almost certainty of immunity of abusers in the past, both remote and
recent, we have a pretty clear interpretation grid.
domenica 2 luglio 2017
LA SOFFERENZA DELL'UOMO E IL SILENZIO DELLA TEOLOGIA
“Centonove”
29.6.2017
SCLEROSI MULTIPLA, UN PRETE MALATO PARLA CON DIO
Se un
cattolico si ammala di SLA può ricorrere per aiuto a un prete. Ma se ad
ammalarsi è un prete? Verso il monte
degli ulivi. Un prete malato parla con Dio (Litostampa Istituto Grafico,
Bergamo 2016), di don Roberto Pennati, è la toccante testimonianza di un
presbitero attivo anche nel sociale che, da più di vent’anni, fa i conti con una malattia degenerativa che,
lentamente ma implacabilmente, gli ruba – mese dopo mese – brandelli di
autonomia fisica.
Ovviamente
anche per lui le domande teologico-speculative astratte sull’origine e il senso
della sofferenza umana sono diventate interrogativi angoscianti che mordono la
“carne” e non lasciano tregua né di giorno né di notte. L’autore, sin dai primi
tempi della diagnosi infausta, cerca risposte nella Bibbia e negli scritti di
teologi e filosofi d’ogni tempo. Ma invano. Romano Guardini risponde: “Nessuna
teologia riuscirà mai a spiegare il male, la sofferenza e il dolore degli innocenti”
(p. 87). E Karl Rahner, incalza: “L’incomprensibilità del male e del dolore è
un aspetto della incomprensibilità di Dio” (ivi).
Se le vie
della ricerca teoretica sembrano portare, secondo un testo del filosofo Carlo
Sini, a un silenzio non “di questa o
quella parola; piuttosto il silenzio stesso della parola e di ogni parola” (p.
143), non resta che battere i sentieri della pratica, dell’operatività, della
solidarietà umana. Così don Roberto si fa accompagnare ad Auschwitz, poi a Lourdes;
presta, come può, il servizio presbiterale ad associazioni di malati come lui;
cerca di aprire orecchie e occhi al rantolo di dolore che si leva, senza un
momento di tregua, dalla faccia della Terra. Così egli impara a relativizzare
la propria condizione, a capire che la sua sofferenza – per quanto grave – non
è la peggiore possibile. Trova la medicina definitiva? No di certo. Ma
sperimenta sollievo bevendo un cocktail ,
suggerito da un “padre del deserto”, composto pestando “nel mortaio della misericordia”
“il fiore dell’amore fraterno, la foglia dell’amore ai poveri, il frutto
dell’umiltà” (p. 146).
L’autore sa
bene che, nonostante una bimillenaria tradizione dolorista, è una bestemmia
sostenere che la sofferenza viene mandata da Dio per punire i peccatori o per
migliorare i santi. L’esperienza così personale e così coinvolgente lo libera
dal “Dio tappabuchi” (Bonhoeffer) e gli apre prospettive di fede inedite, se
pur ardue. Dal pastore protestante assassinato dal nazismo per aver tentato una
congiura contro Hitler impara a pensare diversamente: “Il Signore non salva dalla sofferenza, ma
nella sofferenza; protegge non dal dolore, ma nel dolore; ci difende non dalla
morte, ma nella morte” (p. 134).
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
sabato 1 luglio 2017
CI VEDIAMO A MONTPELLIER (FR) MERCOLEDI' 5 LUGLIO 2017 ?
Tranquilli, amici non francofoni (non lo sono neppure io!): il bello e tenebroso Jean-Claude tradurrà nel suo elegante francese il mio sobrio italiano.
Communiqué de Presse
Rencontre avec Augusto Cavadi
Les amis de la Sicile. Association Montpellier-Palerme organise une rencontre avec le philosophe et
écrivain palermitain Augusto Cavadi, mercredi 5 juillet à 18h00 à la Maison des Relation Internationales (Esplanade
Charles de Gaulle, 14, Descente en Barrat, Tram L1, L2, L4 : Arrêt Corum).
Augusto
Cavadi est l’un des pionniers de la philosophie contemporaine pratique. Il en a
décrit les principaux concepts dans son ouvrage Filosofia di
strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche (Di Girolamo,
Trapani 2010). Il est président de « L’Ecole de formation éthico-politique
Giovanni Falcone » située à Palerme et est également chroniqueur dans
l’édition palermitaine du quotidien la Repubblica.
Ses
principales publications peuvent être divisée en quatre sections : la
philosophie en tant que service social ; la pédagogie et les pratiques
éducatives ; la politique et ses liens avec la mafia ; la vie
spirituelle au sens large et les questions théologiques.
L’objet
principal de l’intervention d’Augusto Cavadi sera lié à son travail sur la
Sicile et la ville de Palerme en particulier. Seront donc évoqués
principalement les ouvrages suivants, dont deux d’entre eux ont fait
l’objet d’une traduction en français :
-
La mafia spiegata ai turisti (La mafia expliquée aux touristes), 2007
-
Il Dio dei mafiosi, 2009
-
I siciliani spiegati ai turisti, 2011
-
Palermo. Guida insolita alla scoperta di una città indecifrabile (Palerme. Guide insolite à
la découverte d’une cité indéchiffrable), 2014
Au terme
de la rencontre il sera proposé de partager le verre de l’amitié.
Cette date
du 5 juillet coïncide avec le premier anniversaire de la cérémonie de jumelage
entre Montpellier et Palerme qui avait donné lieu à plusieurs cérémonies le 5
juillet 2016 en cette même Maison des Relations Internationales et en d’autres
lieux de la ville. Ce sera donc l’occasion d’en faire un événement festif.
La
conférence sera animée par Jean-Claude Mirabella, président de l’association et
professeur d’italien à l’université Paul Valéry – Montpellier 3
Montpellier,
le 24 juin 2017
Iscriviti a:
Post (Atom)