domenica 16 luglio 2017

CI VEDIAMO A PECHINO (CINA) IL 19 LUGLIO 2017 ?





Mercoledì 19 luglio sarò a Pechino  presso
 北京行者居酒店
Běijīng xíngzhě jū jiǔdiàn .
Incontrare, su appuntamento, eventuali amici in zona mi farà molto piacere.

sabato 15 luglio 2017

LOTTIAMO IL NEO-SCHIAVISMO SENZA DIMENTICARE IL VECCHIO...


“Repubblica-Palermo”
14.7.2017

ALLE ORIGINI DEL NEO-SCHIAVISMO
       Si comincia a combattere il neo-schiavismo a danno degli immigrati: buona, anzi ottima notizia. C’è da sperare che – come urlavamo nel Sessantotto – sia solo un debut, un inizio. Perché leggendo di queste operazioni non posso fare a meno di ritornare col pensiero al vetero-schiavismo a danno dei nostri concittadini: agli schiavi “indigeni” che da sempre, anche nell’era della Costituzione repubblicana, abbiamo tra noi. A Salvuccio, per esempio, che ha lavorato un anno intero in un ristorante di Corso Vittorio Emanuele a Palermo e, al momento del licenziamento, si è visto negare la paga – già modesta – pattuita. Nonostante le tre figliolette da sfamare, non  ha reagito minacciando violenze né chiedendo la mediazione di un mafiosetto della zona: ha avanzato regolare denunzia e lo Stato gli ha procurato un “gratuito patrocinio” con un avvocato che (forse comprensibilmente, certo non giustamente) mantiene la pratica alla base della sua personale piramide cartacea. Ha provato a lavorare alle Eolie: questa volta la paga mensile l’ha ricevuta davvero ma, quando gli è stato consegnato dalle poste il modello per la dichiarazione dei redditi, ha letto una serie di emolumenti (ore straordinarie, ferie non godute, trattamento di fine rapporto…) di cui non ha mai avvertito neppure l’odore. Adesso lavora in provincia di Trapani: il contratto prevede otto ore al giorno e un giorno libero a settimana, ne svolge quattordici su ventiquattro e non avrà un giorno libero sino a settembre.  “Non posso lamentarmi: sia perché i 3 euro all’ora mi restano in tasca, dal momento che ricevo vitto e alloggio; sia perché l’alternativa sarebbe tornare disoccupato già prima dell’autunno”.
       Chi approfondisce la conoscenza di questo ambito lavorativo  sa che la situazione è complessa, non si presta a schematismi semplicistici. Quando ho chiesto chiarimenti sulla durata effettiva delle prestazioni giornaliere e sulla mancanza di pausa settimanale, mi sono sentito rispondere: “Perché, secondo te, noi datori di lavoro lavoriamo meno? Per giunta – nelle poche ore libere – abbiamo la mente oberata di preoccupazioni su come vanno gli affari”. Non sono un tecnico, dunque non ho ricette pronte, tanto meno basate su contrapposizioni ideologiche per cui gli imprenditori sarebbero, in quanto tali, sporchi e cattivi e i dipendenti salariati limpidi e buoni. So però che i soldi sono un mezzo (indispensabile) per vivere e nessuno, per procurarseli in misura sufficiente, dev’essere costretto – contro la legge e contro la morale – a compromettere la salute psicofisica, la serenità delle relazioni familiari e la propria stessa dignità umana: né come imprenditore né come manodopera.
    Le informazioni che ho raccolto tra i miei contatti amicali confermano che questo schiavismo strisciante (talora interiorizzato prima ancora che esercitato sulla pelle degli altri) non è un’esclusiva della nostra regione. Anzi, in certi casi, nel resto d’Italia tocca punta ancora più estreme. Ma, dalle nostre parti, fenomeni del genere comportano rischi supplementari. Se infatti è un’ingenuità ripetere che, se circolasse maggiore denaro, diminuirebbe la criminalità mafiosa (la storia dimostra che a società arretrate economicamente corrispondono cosche relativamente povere; quando arrivano flussi finanziari ingenti, le mafie ingrassano e diventano più agguerrite), è però vero che molti giovani non aspirerebbero a entrare in Cosa nostra se una società dalle forti sperequazioni socio-economiche non li mettesse davanti a un tragico bivio: essere sfruttati e condurre una vita di stenti o diventare sfruttatori parassiti e passare la vita nel lusso.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

venerdì 14 luglio 2017

GIOVANNI FRANZONI E' SPIRATO A ROMA

Ai giovani il nome di Giovanni Franzoni non dice nulla, ma per la mia generazione è stato un faro nella tempesta (civile ed ecclesiale). In quanto abate dell'abbazia benedettina di S. Paolo fuori le mura di Roma ha partecipato - più giovane fra i vescovi - al Concilio ecumenico Vaticano II (1963-1965). Ma le sue posizioni pubbliche con la ricchezza straripante della Chiesa cattolica a Roma, nonostante la povertà e la mancanza di case di tanti cittadini, hanno disturbato i vertici gerarchici e, dopo vari ammonimenti, è stato degradato ed espulso dall'ordine benedettino. Ma ciò ha moltiplicato il suo impegno attraverso una delle "Comunità di base" (Cdb) più attive d'Italia: la comunità di San Paolo, appunto. Come Scuola di formazione etico-politica "G. Falcone" invitammo a Palermo dom (non è un errore: i benedettini si chiamano così e non "don" come i preti) Franzoni per aiutarci a capire il Giubileo dell'anno 2000. Egli accettò, venne e, in sostanza, ci disse: "Volete celebrarlo davvero? Non venite a fare turismo religioso a Roma, restate nella vostra terra e per un anno impegnatevi a renderla più giusta, più fraterna, più libera dalle mafie e dalla corruzione". Il giorno dopo il Rettore dell'Istituto gesuita "Gonzaga" che ci ospitava per le riunioni mi convocò e mi comunicò che la nostra iniziativa non era piaciuta in Curia arcivescovile e che, comunque, la sala che ci era stata concessa ogni giovedì dalle 18 alle 20 da quel momento sarebbe servita per altri incontri...
 Il mio caro amico Salvatore Menna, responsabile per la Sicilia del movimento riformatore internazionale  "Noi siamo Chiesa", mi prega di ospitare sul blog il comunicato del coordinatore nazionale sulla morte di Franzoni. Ottempero, prontamente anche se non senza tristezza, al suo desiderio.

     
      

Giovanni Franzoni è in Paradiso

Il nostro fratello e padre Giovanni Franzoni, a 88 anni,  è andato in Paradiso questa mattina dopo una vita densa di fede nell’Evangelo e di opere. Giovane abate dell’abbazia benedettina di  S.Paolo a Roma,  ha cercato di dare attuazione al nuovo corso della Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II , a cui aveva partecipato. Si scontrò però con la pesantezza del sistema ecclesiastico  che resisteva al cambiamento. Negli anni settanta la sua forzata separazione dalle strutture canoniche ha coinciso con un suo accresciuto impegno perché la comunità dei credenti fosse sempre più fondata sulla centralità della Parola di Dio, sul protagonismo dei suoi membri e su un rapporto laico con le istituzioni e con la società civile.

Franzoni ha così partecipato da protagonista ai vari percorsi che nella Chiesa si sono impegnati per il rinnovamento del modo di vivere l’Evangelo, dal movimento delle Comunità cristiane di base, ai Cristiani per il Socialismo fino alla Teologia della Liberazione. In particolare, è stato il fondatore e l’animatore fino ad oggi della Comunità di base di S.Paolo di Roma. La sua libertà ed indipendenza di giudizio si sono manifestate , in particolare, quando si è espresso, in modo molto argomentato, contro la canonizzazione di papa Wojtyla, facendosi portavoce di un’opinione diffusa ma senza risonanza mediatica.   .

I difficili rapporti tra Franzoni e la sua abbazia di un tempo si sono normalizzati quando il 10 ottobre dell’anno scorso  l’attuale abate di S.Paolo dom Roberto Dotta e il Card. James Michael Harvey , arciprete della basilica, hanno visitato la sede della Cdb di S.Paolo, ascoltando informazioni sulle opere sociali che vi sono svolte e leggendo insieme brani della  prima lettera ai Corinzi (12, 4-14, 26-27) dove si dice che “vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non v’è che un medesimo Signore”. Questo incontro non ha però significato una piena “riabilitazione” di Giovanni da parte delle massime autorità della Chiesa, come era stato ripetutamente richiesto.

Giovanni ha sopportato, con  cristiana pazienza e con l’aiuto dei membri della sua comunità, la perdita della vista negli ultimi anni, fatto che gli ha reso faticosa una maggiore partecipazione ai  fermenti che si muovono ora nella Chiesa con papa Francesco. Tutte e tutti di Noi Siamo Chiesa partecipiamo con grande emozione, amicizia e preghiera alla salita al padre di Giovanni.

Roma, 13 luglio 2017                         NOI SIAMO CHIESA
 
  Via N.Benino 2 00122 Roma
  Via Soperga 36 20127 Milano
      Tel. +39-022664753
  cell.3331309765
       E-mail vi.bel@iol.it
Internet
www.we-are-church.org/it 

martedì 11 luglio 2017

PALERMO: I DUE PROSSIMI INCONTRI ALLA "CASA DELL'EQUITA'"


Vi ricordiamo i prossimi due appuntamenti della CASA DELL’EQUITA’ E DELLA BELLEZZA  (VIA N. GARZILLI 43/A – 90141 PALERMO):
                      
Giovedì 13 luglio 2017, ORE 20,15: In che senso la Bibbia è un testo inspirato da Dio?
Conversazione con Augusto Cavadi a cura della Comunità di ricerca spirituale laica “Albert Schweitzer”.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore 21,45 circa), per chi lo desidera,  pizza comunitaria.

Venerdì 14 luglio 2017, ORE  18: Michelangelo Buonarroti e i segreti della Cappella Sistina.
Conversazione con diapositive di Giorgio Lombardo a cura del Centro di ricerca esperienziale di teologia laica.
Ingresso euro 5,00. Gratis per soci sostenitori e persone in difficoltà economiche.

lunedì 10 luglio 2017

VERGANI RECENSISCE "IL MARE, COM'E' PROFONDO IL MARE..."



26 giugno 2017-07-06

Potrebbe sfuggirci, ma la condotta personale, valorosa o micragnosa che sia, è prodotta da precisi moventi, mezzi e fini, che ci caratterizzato e che perseguiamo, tutti ci comportiamo, dunque, ottemperando etiche. Di valorose e convenienti le possiamo attingere dalla storia dell’umano pensiero, ma i poeti insegnano che anche l’attenta osservazione della natura può suggerircene di non meno proficue e puntuali, a iniziare dal mare. Augusto Cavadi lo fa nel suo ‘libricino’ "Il mare, com’è profondo il mare"- titolo preso in prestito da Lucio Dalla - Diogene Multimedia, Bologna 2017.

L’Autore nel suo andare per mare pesca l’etica dell’avventura, quella della precarietà, della finitudine e del rispetto, della gratuità e dell’attesa, della solidarietà, convivialità, affidamento e accompagnamento, l’etica dell’oltranza, dell’approfondimento e del naufragio, per portarle nel vivere quotidiano. Libro da meditazione che alla larga da superflui pedanteggianti sta sul pezzo condensato e fragrante, da ruminare con piacere e profitto a qualsiasi pagina. 

                                                                             Bruno Vergani

Augusto Cavadi

Il mare, com'è profondo il mare...

Editore Diogene Multimedia, Bologna 2017
Collana Le lanterne
pp. 134, euro 9,90


http://www.brunovergani.it/item/4217-com%E2%80%99%C3%A8-profondo-il-mare.html#.WWOypIpLe8o












http://www.brunovergani.it/item/4217-com%E2%80%99%C3%A8-profondo-il-mare.html#.WWOypIpLe8o

domenica 9 luglio 2017

CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA: CALENDARIO LUGLIO 2017


CASA DELL’EQUITA’ E DELLA BELLEZZA
(VIA N. GARZILLI 43/A – 90141 PALERMO)

              CALENDARIO DELLE ATTIVITA’ LUGLIO 2017

Lunedì 10 luglio, ore 19,30: riunione del “Gruppo noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne” (partecipazione libera e gratuita, previo contatto col referente Francesco Seminara: 347.1266493).
Giovedì 13:
ORE 20,15: In che senso la Bibbia è un testo inspirato da Dio?
Conversazione con Augusto Cavadi a cura della Comunità Albert Schweitzer.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore 21,45 circa) pizza comunitaria.
venerdì 14:
ORE  18: Michelangelo Buonarroti e i segreti della Cappella Sistina.
Conversazione con diapositive di Giorgio Lombardo a cura del Centro di ricerca esperienziale di teologia laica.
Ingresso euro 5,00. Gratis per soci sostenitori e persone in difficoltà economiche.
Giovedì 20:
ORE 20,15: Riflessione su questioni scottanti della teologia contemporanea. Conversazione con Carmine Palmeri a cura della Comunità Albert Schweitzer.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore 21,45 circa) pizza comunitaria.
Giovedì 27:
ORE 20,15: Riflessione su questioni scottanti della teologia contemporanea. Conversazione con Carmine Palmeri a cura della Comunità Albert Schweitzer.
Ingresso libero e gratuito. Al termine (ore 21,45 circa) pizza comunitaria.
AVVISO TECNICO
 In questo mese, per ovvie ragioni, nella “Casa dell’equità e della bellezza” ci sono meno appuntamenti del solito (e così sarà in agosto). Se contiamo ugualmente sulla quota mensile dei soci sostenitori (euro 10,00 a persona; euro 15,00 a coppia) è perché le spese di mantenimento della Casa non subiscono flessioni significative rispetto ai mesi in cui, con una quota modestissima, si fruisce di più iniziative. Insomma: non si paga ciò che si acquista (se la logica fosse questa, le condizioni economiche sarebbero ben altre !), ma si contribuisce – in spirito di collaborazione, ognuno come può – al mantenimento di uno dei pochi spazi realmente liberi che esistono a Palermo.

giovedì 6 luglio 2017

CANGEMI RECENSISCE "IL MARE, COM'E' PROFONDO IL MARE..."


29.6.2017
“Il mare, com’è profondo il mare…” di Cavadi fra suggestioni e riflessioni

Quante riflessioni ci suggerisce la contemplazione del mare? Tante, di  diversa natura, a volte di segno opposto. Augusto Cavadi, che da qualche  anno ha indirizzato la sua prolifica produzione editoriale sul solco della  filosofia in pratica, col suo recentissimo “Il mare, come è profondo il  mare…”, edito da Diogene Multimedia, ci aiuta a interrogarci su ciò che il  mare rappresenta per ciascuno di noi. Cavadi ci offre il suo supporto per  stimolare le nostre sensazioni e i nostri pensieri mentre ci espone  considerazioni di noti e meno noti pensatori, di poeti, psicoterapeuti,  consulenti filosofici.
Le tante citazioni contenute nel libro –tutt’altro che  sfoggio d’erudizione- invitano i lettori al confronto delle idee, affinché da  tale confronto e dal confronto con i punti di vista dell’autore maturi un  orientamento personale. In altri termini Cavadi, come si conviene a un  consulente filosofico, lungi dal volere affermare in modo impositivo i suoi  convincimenti, attraverso articolati ragionamenti esercita sui lettori  un’attrazione maieutica.  Il mare sollecita le più disparate meditazioni, e Cavadi le fa affiorare con  un percorso argomentativo ricco e suggestivo. Sicché, in questo libriccino  (133 pagine, euro 9,80) frutto probabilmente di una “vacanza filosofica”, il  mare insegna ad immergersi nella vita, ad affrontarne i pericoli e le  delusioni, a rischiare e a non ripiegarsi nell’inerzia, ma è anche metafora  della precarietà dell’esistenza, richiama nello stesso tempo il senso  dell’infinito e dei limiti dell’uomo, affascina e sgomenta. Al mare è legata  quella che Cavadi definisce “l’etica del rispetto”: la sua immensità,  profondità, oscurità induce l’uomo ad avere consapevolezza di non essere  onnipotente e la coscienza della propria fragilità reclama il rispetto della  sua fauna e della sua flora, ma anche la solidarietà tra gli uomini che  sfidano il mare o che sono costretti a confrontarsi con le sue insidie.  Tante altre sono le “lezioni” del mare, secondo la prospettiva eticamente  orientata di Cavadi.
Il mare è un bene immateriale, nessuno può sostenere  di esserne padrone, appartiene a tutti e, in quanto bene comune, esige di  essere preservato dalle tante minacce: per esprimere ciò cosa vi è di più  efficace degli accorati versi della canzone di Dalla, da cui il libro prende in  prestito il titolo? “Certo/ chi comanda / non è disposto a fare distinzioni  poetiche /il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare / non lo puoi  recintare. / Così stanno uccidendo il mare”.  Il mare fa imparare l’arte della pazienza, del sapere aspettare, della fiducia  in condizioni prossime migliori. Chi meglio dei pescatori, che tanta  familiarità hanno con il mare, sono campioni di pazienza? Il mare fa  superare le barriere delle “differenze”, fa incontrare gli uomini, promuove  lo scambio e l’integrazione tra universi culturali diversi. Il mare ci fa  volgere lo sguardo oltre, ci porta a esplorare oltre i confini delle nostre  conoscenze: si pensi all’esempio dell’Ulisse dantesco.  Leggendo il libro di Cavadi, magari sotto un ombrellone in una località  balneare, scopriremo queste e molte altre sugges
tioni del mare: e il bello è  che alcune di esse saranno frutto di un nostro autonomo “filosofare”,  messo in moto dal metodo socratico cui si affida l’autore.
ANTONINO CANGEMI
http://siciliainformazioni.com/antonino-cangemi/656025/il-mare-come-e-profondo-il-mare-di-cavadi-tra-suggestioni-e-riflessioni

mercoledì 5 luglio 2017

“Francis, as a good Jesuit..." Interview by Luca Kocci



"Manifesto"
International edition
Interview. Augusto Cavadi, philosophical consultant and lay theologian

“Francis, as a good Jesuit, knows that self-criticism is the remedy against criticism”


Catholic Church and pedophilia: are these crimes committed by individual and isolated priests and religious officers, or is it a larger problem that calls into question the ecclesiastical institution and its structure? We spoke with Augusto Cavadi, philosophical consultant and lay theologian, author who published, a few years ago, the volume Do not let the children go to themThe Catholic Church and child abuse (with a preface by Vito Mancuso, Falzea publisher).
Cardinal Pell, indicted for serious sexual offenses, is a priest at the top of the hierarchy and was appointed to that position by Pope Francis. Can these accusations cast a shadow on the Pope and his reforming actions? 
I think that a Pope, when appointing his collaborators, cannot base his decisions on rumors of the distant past. He must evaluate them on the basis of objective, or at least reliable, data. It would have been really serious, rather, if he had put some obstacle to that, and then the cardinal would stand up in court and be tried as an ordinary citizen. That would have meant that once again, the principle of conspiratorial dirty laundry being washed indoors. But apparently, Pell will respond to the allegations and will present himself at court in Australia. This is a step forward.
Has anything changed in the Catholic Church on the pedophilia issue, in the passage from papa Wojtyla, to Pope Ratzinger and today to Pope Francis? 
I’d point the difference between the perception of the phenomenon and its effectiveness. It is clear that with John Paul II and with Benedict XVI, who held the role of Cardinal Prefect of the Congregation for the Doctrine of the Faith and was managing the issue even before becoming Pope, the main concern was to save the image of the Church as institution, above the respect to the rights of victims of abuse. And this would lead to a certain resistance of the ecclesiastical authorities in bringing those accused priests to the civil courts.
And with Francis? 
Pope Francis, as a good Jesuit, realized that self-criticism is the best way to stem the criticism and that greater transparency on ecclesiastical defects is the only way to avoid the irreversible disaster. However, very recent incidents, such as the resignation of two influential lay members like Marie Collins and Peter Saunders from the Pontifical Commission for the Protection of Children (who were victims themselves of abuse by Catholic priests) who denounced resistance and procedural delays, attest that, as in other sectors of Catholic life, the conversions proclaimed at the top struggle to become real at lower levels. Here, as elsewhere, is not enough to change a Pope if, in the years of his rule, he cannot change the papacy and the entire ecclesiastical machine that, unfortunately for those who share the brotherhood preached by Jesus, depends vertically from the papacy.
Why is clerical pedophilia a plague so hard to eradicate? Are these mistakes made by a few “rotten apples” or there is instead a structural problem that affects the ecclesiastical institution? 
Despite having been violently attacked by many priests for my book on the pedophilia issue, I want to reiterate, with intellectual honesty, what I wrote in the first pages: pedophilia is not statistically higher among celibate priests than among married Protestant pastors, teachers, football coaches or traveling salesmen. But there are remote causes, general and generic, which should not be underestimated. Then, there are the specific contributing factors mainly related to the Catholic world.
Which ones? 
I will refer to two: the climate of morbidity that wraps and distorts all sexuality in the formation of priests, and the role of father-master the priest plays in the parish community. The first factor affects the perverse attitudes of adults, the second affects the reverent silence of the victims. If we add to these two elements the almost certainty of immunity of abusers in the past, both remote and recent, we have a pretty clear interpretation grid.

domenica 2 luglio 2017

LA SOFFERENZA DELL'UOMO E IL SILENZIO DELLA TEOLOGIA


“Centonove”
29.6.2017

SCLEROSI MULTIPLA, UN PRETE MALATO PARLA CON DIO

     Se un cattolico si ammala di SLA può ricorrere per aiuto a un prete. Ma se ad ammalarsi è un prete? Verso il monte degli ulivi. Un prete malato parla con Dio (Litostampa Istituto Grafico, Bergamo 2016), di don Roberto Pennati, è la toccante testimonianza di un presbitero attivo anche nel sociale che, da più di vent’anni,  fa i conti con una malattia degenerativa che, lentamente ma implacabilmente, gli ruba – mese dopo mese – brandelli di autonomia fisica.
     Ovviamente anche per lui le domande teologico-speculative astratte sull’origine e il senso della sofferenza umana sono diventate interrogativi angoscianti che mordono la “carne” e non lasciano tregua né di giorno né di notte. L’autore, sin dai primi tempi della diagnosi infausta, cerca risposte nella Bibbia e negli scritti di teologi e filosofi d’ogni tempo. Ma invano. Romano Guardini risponde: “Nessuna teologia riuscirà mai a spiegare il male, la sofferenza e il dolore degli innocenti” (p. 87). E Karl Rahner, incalza: “L’incomprensibilità del male e del dolore è un aspetto della incomprensibilità di Dio” (ivi).
     Se le vie della ricerca teoretica sembrano portare, secondo un testo del filosofo Carlo Sini,  a un silenzio non “di questa o quella parola; piuttosto il silenzio stesso della parola e di ogni parola” (p. 143), non resta che battere i sentieri della pratica, dell’operatività, della solidarietà umana. Così don Roberto si fa accompagnare ad Auschwitz, poi a Lourdes; presta, come può, il servizio presbiterale ad associazioni di malati come lui; cerca di aprire orecchie e occhi al rantolo di dolore che si leva, senza un momento di tregua, dalla faccia della Terra. Così egli impara a relativizzare la propria condizione, a capire che la sua sofferenza – per quanto grave – non è la peggiore possibile. Trova la medicina definitiva? No di certo. Ma sperimenta sollievo bevendo un cocktail , suggerito da un “padre del deserto”, composto pestando “nel mortaio della misericordia” “il fiore dell’amore fraterno, la foglia dell’amore ai poveri, il frutto dell’umiltà” (p. 146).
    L’autore sa bene che, nonostante una bimillenaria tradizione dolorista,  è una bestemmia sostenere che la sofferenza viene mandata da Dio per punire i peccatori o per migliorare i santi. L’esperienza così personale e così coinvolgente lo libera dal “Dio tappabuchi” (Bonhoeffer) e gli apre prospettive di fede inedite, se pur ardue. Dal pastore protestante assassinato dal nazismo per aver tentato una congiura contro Hitler impara a pensare diversamente:  “Il Signore non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; protegge non dal dolore, ma nel dolore; ci difende non dalla morte, ma nella morte” (p. 134).

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

sabato 1 luglio 2017

CI VEDIAMO A MONTPELLIER (FR) MERCOLEDI' 5 LUGLIO 2017 ?


Tranquilli, amici non francofoni (non lo sono neppure io!): il bello e tenebroso Jean-Claude tradurrà nel suo elegante francese il mio sobrio italiano.
 

Communiqué de Presse

Rencontre avec Augusto Cavadi

Les amis de la Sicile. Association Montpellier-Palerme organise une rencontre avec le philosophe et écrivain palermitain Augusto Cavadi, mercredi 5 juillet à 18h00 à la Maison des Relation Internationales (Esplanade Charles de Gaulle, 14, Descente en Barrat, Tram L1, L2, L4 : Arrêt Corum).

Augusto Cavadi est l’un des pionniers de la philosophie contemporaine pratique. Il en a décrit les principaux concepts dans son ouvrage Filosofia di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche (Di Girolamo, Trapani 2010). Il est président de « L’Ecole de formation éthico-politique Giovanni Falcone » située à Palerme et est également chroniqueur dans l’édition palermitaine du quotidien la Repubblica.
Ses principales publications peuvent être divisée en quatre sections : la philosophie en tant que service social ; la pédagogie et les pratiques éducatives ; la politique et ses liens avec la mafia ; la vie spirituelle au sens large et les questions théologiques.

L’objet principal de l’intervention d’Augusto Cavadi sera lié à son travail sur la Sicile et la ville de Palerme en particulier. Seront donc évoqués principalement les ouvrages suivants, dont deux d’entre eux ont fait l’objet d’une traduction en français :

-       La mafia spiegata ai turisti (La mafia expliquée aux touristes), 2007
-       Il Dio dei mafiosi, 2009
-       I siciliani spiegati ai turisti, 2011
-       Palermo. Guida insolita alla scoperta di una città indecifrabile (Palerme. Guide insolite à la découverte d’une cité indéchiffrable), 2014

Au terme de la rencontre il sera proposé de partager le verre de l’amitié.

Cette date du 5 juillet coïncide avec le premier anniversaire de la cérémonie de jumelage entre Montpellier et Palerme qui avait donné lieu à plusieurs cérémonies le 5 juillet 2016 en cette même Maison des Relations Internationales et en d’autres lieux de la ville. Ce sera donc l’occasion d’en faire un événement festif.

La conférence sera animée par Jean-Claude Mirabella, président de l’association et professeur d’italien à l’université Paul Valéry – Montpellier 3

Montpellier, le 24 juin 2017