“Centonove”
27.4.2017
RISCOPRIRE IL VERO CRISTO GRAZIE A PADRE ORTENSIO DA
SPINETOLI
E’ stato
nel 1993, a un convegno organizzato dalle “Comunità di base” all’Elba, che
conobbi padre Ortensio da Spinetoli. Non era stato facile seguire la sua relazione:
i contenuti, limpidamente accessibili, erano veicolati infatti da una pronuncia
infelice, compromessa dalla precipitazione delle ultime parole di ogni frase.
Ma, al di là della forma espressiva, si avvertiva un fuoco interiore da profeta
biblico. Per questo volli intervistarlo per una “Una città per l’uomo” di
Palermo e, successivamente, inserire
quel colloquio nel volume Gente bella.
Volti e storie da non dimenticare, corredato da una doverosa premessa:
“Purtroppo nessuna registrazione della comunicazione verbale può rendere la
suggestione di una personalità intensa e decisa, ma anche tenera e sottilmente
ironica” (p. 49).
Da allora ci
siamo scritti in occasione di alcune pubblicazioni e una volta riuscii a fargli
visita a Recanati: ma la signora che l’accudiva mi consentì solo un breve
saluto sulla soglia. Ebbi il fondato presentimento che sarebbe stato l’ultimo.
Infatti il 31 marzo 2015 si sarebbe spento, novantenne: un’età rispettabile se
mai ce ne fosse una per morire.
Proprio
nello stesso arco di tempo ho conosciuto Gianfranco Cortinovis apprendendo che egli,
imprenditore bergamasco, era diventato amico ed erede letterario proprio del
frate marchigiano. Palermo, Recanati, Bergamo: è proprio vero che tra simili ci
si annusa anche a distanza e, prima o poi, ci si ritrova…Con il supporto di
altri amici di padre Ortensio (amicidiortensio@gmail.com), Gianfranco ha curato
in questi giorni la pubblicazione di uno degli ultimi inediti del biblista (L’inutile fardello, Prefazione di
Alberto Maggi, Chiarelettere, Milano 2017, pp. 88, euro 10,00); anzi,
precisamente, di due. Infatti il volume contiene sia una lunga lettera in cui
l’autore sintetizza a un giovane confratello cappuccino le linee essenziali
della propria impostazione teologica sia il testo integrale di una lettera che
lo stesso Ortensio arrivò a indirizzare il 20 settembre del 2013 a papa
Bergoglio con la proposta di organizzare un raduno straordinario di “quanti
nella chiesa hanno subìto incomprensioni, preclusioni, esclusioni, condanne, a
motivo non di reati ma delle loro legittime convinzioni teologiche, bibliche o
etiche”.
Quanto alla
lettera al giovane frate Renzo, essa fissa innanzitutto delle premesse
metodologiche: la teologia si basa sulla Bibbia, ma la Bibbia va studiata con
tutti gli strumenti scientifici (esegetici) con cui si studiano i grandi
classici dell’umanità. Papi e vescovi spesso sorvolano su questo approccio come
se l’autorità potesse sostituire la competenza: creando disastri spirituali a
catena. Con uno studio serio delle Scritture è facile distinguere i miti dagli
eventi storici e, in particolare, accostarsi alla persona di Gesù nella sua
autenticità originaria, prima che teologi e concili ne enfatizzassero i tratti
umani sino a renderla irriconoscibile: “Certo, si può continuare a ripetere che
è <<figlio di Dio>>, ma non ci si dovrebbe anche chiedere che cosa
potesse intendere un ebreo con tale attribuzione? Essa compare anche nel
linguaggio di altri popoli, e vale semplicemente per persone insigni (i
faraoni) e uomini carismatici, i taumaturghi, i sapienti (Platone)”.
Liberata la
figura di Gesù da sovrastrutture dogmatiche e moralismi posticci – ecco l’inutile fardello cui allude il titolo
del libro ! – se ne può riscoprire la missione: egli, più che di teologie e di
liturgie, si è preoccupato delle relazioni interpersonali e della giustizia sociale.
Secondo il Maestro itinerante, Dio merita di occupare il centro dell’esistenza:
ma in nessun altro modo lo si può onorare se non impegnandosi attivamente per
il benessere delle sue creature, “soprattutto delle più deboli e quindi delle
più bisognose”.
Una più
corretta cristologia comporta una revisione profonda dell’ ecclesiologia. A
cominciare dall’eucarestia da non vivere come un rito propiziatorio, ma come la
memoria inquietante di ciò che il discepolo è chiamato a fare ogni giorno:
dare, come Gesù, il meglio della propria esistenza per “il bene materiale e
spirituale dei propri simili”. La maggior parte dei cristiani ha travisato
questo significato e anche quando qualcuno lo ha riscoperto, come Francesco
d’Assisi, i seguaci se ne sono nuovamente dimenticati.
Non so se,
come scrive Alberto Maggi nella Prefazione,
“come ogni altro libro di padre Ortensio, anche questo susciterà scandalo,
scalpore, sarà fonte di polemiche e censure, e si aggiungerà ai tanti testi
vivamente sconsigliati da chi ha paura di tutto quel che è nuovo”. Ma sono
sicuro che potrà offrire ulteriori supporti argomentativi a quanti, nell’era di
papa Francesco, stanno provando - dopo venti secoli di anestesia - a riscoprire
il cristianesimo come messaggio rivoluzionario.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com