UN PROGETTO DI VITA
Ci sono
esistenze riuscite ed esistenze fallite: forse non agli occhi degli
altri, ma certamente di se stessi. Questo
è un dato oggettivo. Ciò che non è possibile determinare con altrettanta
certezza è il grado di responsabilità
soggettiva: la plasmazione della propria vita è frutto sì di meriti, ma anche
di circostanze (di salute, di ambiente familiare, di epoche storiche, di
avvenimenti casuali…) che non dipendono da noi. Come non dipendono da noi
quelle circostanze sfavorevoli che - in
concorso con i nostri vizi e i nostri errori – inducono a sprecare la vita
nella banalità o nella nocività sociale.
Per
fortuna, nessuno – per riprendere e adattare la celebre espressione di Epicuro
– è troppo giovane o troppo vecchio per decidere di afferrare il timone della
propria barca e, compatibilmente con le condizioni oggettive del clima e del
mare, tentare di orientarla in una direzione sensata, costruttiva, decentemente
gratificante.
Determinazione, ma paziente
Chi decidesse di sperimentare questo percorso
dovrebbe, innanzitutto, rinunziare ad attese miracolistiche. La formazione di
una persona non è impresa che si possa attuare in poco tempo: è un po’ come le
diete alimentari, efficaci se graduali, illusorie se con effetti immediati.
Accompagnamento, ma senza guru
Ancor meno
si può delegare ad altri la regìa della propria formazione: in alcuni casi può
riuscire utile un accompagnamento paritetico, ma senza rinunziare al
diritto-dovere di pilotare la propria imbarcazione[1].
Interiorità e socialità
Una
problematica delicata nel cammino della ricerca di una vita sensata concerne
l’equilibrio - difficile da raggiungere,
ma irrinunciabile come méta – fra la dimensione interiore e la dimensione
comunitaria. Un respiro fisiologico è, inscindibilmente, inspirazione ed
espirazione: ricezione e restituzione, raccoglimento e azione, introspezione e
impegno, concentrazione e donazione. Spezzare questa dialettica significa
condannarsi al fallimento: di un intimismo autistico (in cui si sa tutto o
quasi del proprio ombelico) oppure di un attivismo nevrotico che, quando non
provoca danni, solleva polveroni inconsistenti che non incidono nella storia
effettiva.
Il primo
passo: trenta minuti al giorno tutti per sé
E’ ovvio che
ognuno comincerà a mettere ordine nella propria vita da dove riterrà più
urgente o più agevole. In linea astrattamente teorica, per così dire di
principio, si dovrebbe iniziare con il riprendere il contatto con se stessi.
L’alienazione è, in radice, questa situazione di estraneità schizofrenica per
cui ciò che siamo davvero si è, gradualmente, scollegato da ciò che diciamo e
facciamo quotidianamente. E’ necessario, dunque, ri-connettere il nostro “io” autentico con la
molteplicità delle sue manifestazioni-estrinsecazioni in modo da ri-assumere (o
da assumere per la prima volta) la titolarità di quanto esprimiamo e operiamo:
che, troppo spesso, non è davvero ciò che pensiamo e ciò che vorremmo. Virginia
Woolf ha evidenziato l’importanza di avere una stanza tutta per sé: metafora,
ovviamente, di uno spazio anche interiore in cui potersi esplorare, conoscersi
meglio, parlare. Metafora di una pausa quotidiana - da ripromettersi con fermezza sino al punto
che essa diventi un’esigenza irrinunciabile -
di silenzio, di riflessione, di meditazione, di contemplazione o come
ancora la si voglia intendere e chiamare[2].
Il secondo
passo: meditare insieme
Il dialogo
con sé stessi, per quanto necessario, comporta i rischi
dell’autoreferenzialità, del solipsismo. Detto in parole più semplici: il
rischio di darsi troppo facilmente ragione. Può riuscire istruttivo, dunque,
meditare insieme ad altri, scambiarsi le proprie riflessioni, lasciarsi contagiare
dalle intuizioni altrui e talora mettere in crisi le proprie convinzioni.
Qui a
Palermo, ormai da molti anni, ci regaliamo due possibilità di sperimentare
questo genere di comunicazione interpersonale.
Due volte al
mese (il primo e il terzo martedì di ogni mese) ci incontriamo per delle sobrie
“cenette filosofiche” alle 20,30. Il
padrone di casa fa trovare qualcosa da mangiare e da bere; poi dalle 21 alle
22,30 si discutono le pagine del libro in adozione in quel periodo (che può
essere sia un testo filosofico sia un testo letterario o teologico o
scientifico di interesse filosofico in senso ampio)[3].
Anche se le
nostre cenette filosofiche sono destinate a…non-filosofi (di professione,
intendo) - dunque non presuppongono
nessuna infarinatura di filosofia insegnata nelle scuole o nelle università –
sono comunque dei momenti di esercizio critico dell’intelligenza. Per chi
desideri momenti di riflessione meno dialettica, più meditativa, da più di
dieci anni organizziamo, una volta al mese (la prima domenica di ogni mese) le
“giornate di spiritualità laica” (o, come le denominiamo un po’ ironicamente,
le “domeniche di chi non ha chiesa”).
L’appuntamento è alle 11 di mattina e, dopo un input suggerito dall’incaricato di turno, in clima di silenzio chi
lo desideri può comunicare al gruppo le risonanze che le parole ascoltate gli
hanno suggerito. Dopo circa un’ora e mezza di raccoglimento si passa alla fase,
più distensiva, del pranzo con gli alimenti liberamente condivisi e, dopo il
pranzo, si scioglie l’adunanza[4].
Il terzo
passo: studiare insieme
Sia
gli incontri filosofici del martedì sera (due volte al mese) sia gli incontri
spirituali della domenica (una volta al mese) toccano, rapsodicamente,
tematiche variegate. Ma ognuno di noi ha
bisogno anche di una preparazione organica di base, di un’alfabetizzazione
primaria in ambito filosofico e teologico: per questo si è pensato di aprire
uno spazio di formazione permanente che, attraverso degli incontri settimanali (solitamente il venerdì dalle 18 alle 20) , offra ciclicamente la possibilità di
conoscere le linee essenziali delle
sapienze mondiali[5]. La
ciclicità tendenziale degli incontri permette a ciascuno di inserirsi quando
gli è possibile e di recuperare, negli anni, anche le tappe precedenti del
percorso[6].
Il quarto
passo: prepararsi all’impegno socio-politico
Riflettere,
meditare, studiare sono attività che, da un certo punto di vista, hanno un
senso in se stesse dal momento che ci fanno crescere in saggezza, nella
capacità di conoscere le nostre tendenze e di gestire le nostre relazioni; ma,
da un altro punto di vista, restano monche se non traboccano in gesti
esteriori, in azioni concrete. Chi ha la possibilità di auto-formarsi dovrebbe
avvertire il dovere morale di investire le proprie competenze anche a vantaggio
di quanti, meno fortunati, sono stati indotti (e talora costretti) da
meccanismi sociali ingiusti a vivere tra gli stenti materiali e/o nella miseria
esistenziale.
A tale scopo
la “Casa dell’equità e della bellezza” ospita anche l’associazione di
volontariato culturale “Scuola di
formazione etico-politica G. Falcone” che, dal 1992, organizza, a Palermo e
dovunque invitata in Italia, interventi di formazione in ambito filosofico,
pedagogico, psicologico, storico, sociologico ed economico[7].
Il quinto
passo: operare in campo socio-politico
Quanto
ciascuno di noi ha maturato come conoscenza e, soprattutto, come
“coscientizzazione” va – evidentemente – speso sul piano storico, con le
gratificazioni e le amarezze che derivano dal mettere alla prova effettiva le
proprie idee e le proprie aspirazioni. L’ambito originario e principale di tale
sperimentazione è, di norma, il campo del proprio lavoro professionale: un
ambito solitamente oscuro, lontano dai riflettori, ma in cui la quotidianità
dell’impegno può assicurare frutti più duraturi. Chi si rivela
professionalmente inadeguato e deontologicamente inaffidabile già nel mestiere
che ha scelto (o che ha comunque accettato) di svolgere dovrebbe avere il
pudore di non intestarsi progetti di grande riforma sociale né, ancor meno, di
catartiche rivoluzioni politiche.
Quanti poi
ritengono di ottemperare decentemente ai compiti del proprio lavoro quotidiano
potrebbero nutrire il legittimo desiderio di fare qualcosa in più per “lasciare
il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato” (Baden Powell) sia lavorando
direttamente nel sociale sia interloquendo dialetticamente con le istituzioni democratiche
(dalle amministrazioni locali sino al parlamento e al governo nazionali) affinché
queste funzionino in maniera meno ingiusta e meno deficitaria.
La “Casa
dell’equità e della bellezza” è aperta a tutti i gruppi, le associazioni, le
organizzazioni, i movimenti che abbiano bisogno di una sede - anche occasionale – per progettare
interventi (ovviamente in linea con i princìpi della Costituzione italiana) a
favore della salute, dell’ambiente, dell’istruzione, dell’arte, dell’economia e
di ogni altro settore del “ben-essere” complessivo dell’umanità, “di tutto
l’uomo e di tutti gli uomini” (Paolo VI).
In
particolare, attualmente, è lieta di ospitare il CeSMi (“Centro studi di medicina integrata”)[8]
e il Gruppo “Noi uomini a Palermo contro
la violenza sulle donne”[9] :
ovviamente si tratta di due delle tante organizzazioni che si occupano,
concretamente, di affrontare in maniera metodica alcune delle problematiche della società
contemporanea.
Augusto Cavadi
[1] E’
questo uno dei possibili compiti del filosofo-consulente, almeno come concepito
da alcuni di noi (cfr. A. Cavadi, Filosofia
di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche, Di Girolamo, Trapani
2010, pp. 205 – 230). Un elenco di filosofi-consulenti riconosciuti
dall’associazione nazionale “Phronesis” è in www.phronesis-cf.com/albo-consulenti
[2] Cfr. A.
Cavadi, La rivoluzione, ma a partire da
sé. Un sogno ancora realizzabile, Ipoc, Milano 2014, pp. 19 – 24.
[3] Cfr, A.
Cavadi, Mosaici di saggezze. Filosofia
come nuova antichissima spiritualità, Diogene Multimedia, Bologna 2015, pp.
282 – 284. Per informazioni più tecniche
sulle modalità di partecipazione scrivere a spalla.pietro@gmail.com
[4] Cfr. A.
Cavadi, Mosaici di saggezze, cit.,
pp. 284 – 288. Per informazioni più tecniche sulle modalità di partecipazione
scrivere a salvomenna@yahoo.it
[5] Mi
riferisco alla “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo (via Nicolò
Garzilli 43/a) le cui iniziative vengono comunicate agli inscritti alla mailing list gestita da Salvatore Menna
(salvomenna@yahoo.it)
o agli aggiornamenti automatici del blog di Augusto Cavadi
(www.augustocavadi.com). Per scambi di informazioni e di idee sulle iniziative
della “Casa” si può utilizzare, inoltre, il blog www.filosofiaperlavita.it
[6] Per
sommi capi il piano di lavoro ciclico prevede la sequenza: induismo, buddhismo,
politeismo greco, sciamanesimo, filosofia greca, ebraismo, cristianesimo,
islamismo, filosofia moderna, filosofia contemporanea.
[7] Cfr. A.
Cavadi, Volontariato in crisi? Diagnosi e
terapia, Il pozzo di Giacobbe, pp. 21 – 26.
[8] Per
ulteriori informazioni e aggiornamenti scrivere a gpravata@cesmipalermo.com
oppure a info@cesmipalermo.com
[9] Per
ulteriori informazioni e aggiornamenti cfr. il sito www.noiuominiapalermo.altervista.org
1 commento:
Se vivessi a Palermo parteciperei ben volentieri a queste vostre iniziative! Ma vivo a Catania... Un forte abbraccio, caro Augusto! Giovanni
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