E' con particolare gioia che vi informo dell'uscita nelle librerie (fisiche e online) del mio libriccino Tenerezza. Hanna Wolff e la rivoluzione (incompresa) di Gesù, Diogene Multimedia, Bologna 2016, pp. 94, euro 5,00.
Nella quarta di copertina ho scritto soltanto: "Gesù di Nazareth ha contestato il Dio-patriarca della tradizione per annunziare, con linguaggio non solo verbale, la Tenerezza incondizionata. Ma i cristiani lo hanno presto dimenticato e Hanna Wolff ha provato a ricordarlo".
Perché l'ho scritto? Perché ci terrei tanto che lo leggeste? Lo spiego nelle prime pagine del libretto:
Una
maestra troppo poco nota
Quel poco
che ha capito della vita ognuno di noi
lo deve a una miriade di persone. Alcune conosciute direttamente, molte altre
attraverso i libri. Anche nel mio caso è lunghissima la lista di quanti mi hanno aperto gli occhi,
consentendomi di penetrare la nebbia del conformismo intellettuale e del
tradizionalismo comportamentale: della maggior parte non ho neppure memoria
precisa. Tra quelli di cui ricordo i
nomi, alcuni sono così grandi e così celebri che nessuna attestazione di
gratitudine potrebbe accrescerne la fama; alcuni altri, invece, pur essendo
noti a un pubblico internazionale, non hanno raggiunto – se non erro – tutti i
lettori che avrebbero bisogno della loro luce. Tra questi fari nella notte del
nostro tempo considero senz’altro la psicologa e teologa Hanna Wolff ( 1910 – 2001
). Ed è
con l’intento di riuscire utile agli uomini e alle donne che non ne hanno mai
sentito parlare, né letto una sua pagina, che mi sono deciso a sintetizzare, in
questo libretto, le sue idee principali. Se, grazie a esso, anche poche centinaia di persone - una piccolissima percentuale di quante
potrebbero trarre luce e alimento dalla pensatrice tedesca – dovessero venire a
conoscerla, e forse anche a desiderare di attingere direttamente ai suoi testi,
la mia piacevole fatica avrebbe raggiunto il suo scopo principale.
Ma quali
persone ho in mente ? Trattandosi di una donna teologa e psicoterapeuta
certamente penso ai teologi e agli psicoterapeuti. E poiché nei suoi testi ella
spazia dalla storia alla filosofia, dalla sociologia alla medicina,
dall’antropologia culturale alla pedagogia (senza contare che i suoi primi
titoli accademici riguardavano il diritto e le scienze politiche), ovviamente
penso ai cultori di tutte queste discipline. Ma a una condizione: che si tratti
di studiosi non intrappolati nella propria specializzazione professionale. Che
non cerchino un titolo in più da aggiungere all’elenco dei libri letti. Che non
abbiano cancellato la propria identità originaria di esseri umani alla ricerca della verità –
qualsiasi cosa essi intendano per ‘verità’. Hanna Wolff mi ha conquistato
perché dai suoi scritti mi è arrivato, chiaro e forte, il segnale che – prima
di tutto e fondamentalmente - ci fosse
una persona umana che si rivolgeva a persone umane. E che la percezione di questo segnale non sia stata una percezione del
tutto soggettiva è confermato dai miei tanti amici che l’hanno apprezzata pur
non essendo specialisti in nessuna disciplina umanistica; anzi in nessuna
disciplina. Uomini e donne di media istruzione, ma davvero desiderosi di vedere
con spietata lucidità per vivere con maggiore autenticità, hanno confidato la
medesima impressione: di ascoltare una voce che, senza nessuno scopo propagandistico
o utilitaristico (anzi, rischiando l’impopolarità di chi osa sfidare autorità
vetuste e gregarismi dogmatici), partiva
dal cuore di una donna per raggiungere il cuore dei lettori (almeno se, per
‘cuore’, intendiamo non la nostra mera emotività sentimentale ma il centro
vitale di ciascuno di noi da dove solo successivamente si diramano passioni, intuitività,
capacità analitica e discorsiva, volontà deliberante….). Hanna Wolff ha messo,
radicalmente, in discussione tutto ciò che sin da ragazza aveva recepito,
interiorizzato, creduto, pensato, proclamato: e solo chi di noi è davvero
disposto a fare altrettanto - mettendosi in gioco senza riserve mentali né
attaccamenti spasmodici, per quanto comprensibili, ai totem della propria
formazione – può accostarvisi con frutto. Chi è già sicuro di tutto (come
capita a gente che crede di credere), persino dei propri dubbi e delle proprie
negazioni (come capita a gente che crede di non credere), non farebbe che
perdere tempo (pp. 9 - 12).
3 commenti:
Ciao Augusto,
non ho avuto la fortuna di conoscere Hanna Wolf, ma vorrei ricordare quella di tante persone oscure -perlopiù donne - la cui tenerezza mi ha confortato in momenti difficili dell' esistenza. Non hanno scritto libri, non hanno avuto premi, ma avevano la straordinaria virtù di "piegarsi" verso l'altro che soffriva. La loro dote consisteva nel cogliere l'umanità, nell' "abbracciarla". Se ne sono andate/i in silenzio, nessuno li ha mai esaltati, ma credo che rimarranno per sempre nei nostri cuori gonfi di gratitudine. Grazie di aver affrontato un tema così importante.
Mauro
Sarà un libretto prezioso ... Vorrò leggerlo presto!
Anch'io ne sono convinto: dev'essere un libretto illuminante. Tanto più che mi consentirebbe di apprezzare il bel personaggio della Wolf, la pensatrice tedesca, che purtroppo sconosco. Non si ha mai il senso della propria angusta nicchia di approssimazioni cognitive, foderata spesso di colpevole ignoranza, finché una persona di profondo spessore umano e morale l'amico Augusto Cavadi ce ne rivela l'enormità, senza tuttavia, farcene un biasimo,anzi vorre dire (appropriandomi del titolo del volumetto) con la viva tenerezza che distingue l'autentico Maestro.
Per il mio malinconico Natale mi farò questo dono.
Grazie, Augusto: un abbraccio augurale di ogni bene!
Gino Adamo
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