“Il Gattopardo”
luglio 2016
I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI
(OTTAVA PUNTATA)
Tra le domande
più difficili che il turista si pone : “Perché voi siciliani trattate così male
le bellezze naturali e artistiche della vostra isola?”
In alcuni
casi una risposta si intuisce. C’è una spiaggia suggestiva o una collina da cui
si ammiri un panorama incantevole? Ci costruisco la mia “villetta”: se ciò
impedisce la fruizione ad altri, pazienza! Ci sono zone archeologiche ricche di
reperti storici interessanti? Me ne approprio per abbellire il salotto o per
rivenderli all’estero: se ciò impoverisce il patrimonio dei musei regionali,
pazienza! In tutti questi casi non si può accusare il siciliano di cecità: vede
la bellezza, la riconosce, l’apprezza sino al punto da… impadronirsene. Se mai,
lo si può accusare di miopia: concentrato sull’interesse privato immediato non
sa guardare all’interesse pubblico futuro. Non sospetta che una Sicilia
sfigurata nel territorio e depredata dei tesori artistici offrirà meno ragioni
di attrazione agli stranieri - e dunque
minori opportunità di lavoro ai figli.
Ma se in casi
come questi una logica, sia pur
perversa, si rintraccia, in altri si ha l’impressione di trovarsi al cospetto
dell’assurdo. Perché parchi naturali e archeologici devono essere sommersi da
rifiuti? Perché zone balneari devono essere infestate da musica chiassosa sino
alle ore piccole? Perché le città devono essere sfregiate da discariche a cielo
aperto, da cacche di cani, da edifici abbandonati orribilmente mutilati? Perché
sugli autobus non sale mai un agente di pubblica sicurezza che interrompa
l’arrogante dominio di ogni genere di molestatori, dalla banda di ragazzini che
urlano al borseggiatore solitario? Perché servirsi di un taxi pubblico dev’essere
lusso straordinario e non alternativa ordinaria? Perché tratti autostradali non
certo brevi (come da Palermo a Mazara del Vallo) devono restare – nonostante la
disoccupazione imperante - del tutto privi di pompe di benzina e di bar? Questi
e altri sono fenomeni davvero patologici: rivelano, nel siciliano ‘medio’, riserve
di autolesionismo difficile da decifrare.
Qualcuno,
ogni tanto, tira fuori l’ipotesi di un difetto congenito. Ma è ipotesi
doppiamente smentita: sia dal fatto che i siciliani che emigrano imparano
presto a comportarsi bene all’estero sia dal fatto che i turisti che arrivano
imparano presto a comportarsi male in Sicilia. Impeccabili parigini attraversano
le strade senza cercare le strisce pedonali; gruppetti allegri di svedesi in
bici trovano divertente passare col rosso; statunitensi - solitamente ligi alle norme - entrano nei
bus dalla porta d’uscita e ne escono dall’altra in cui si entra. Evidentemente
la certezza dell’impunità sistemica scatena in ogni cittadino del mondo le
stesse pulsioni trasgressive…Un amico di Friburgo mi spiegava di provare il
bisogno psicologico insopprimibile di trascorrere almeno un mese l’anno in
Sicilia: scatenarsi, con l’aiuto di abbondante alcol, senza timore di sanzioni
gli consentiva di affrontare rinfrancato gli undici mesi di dura disciplina che
lo attendevano in Germania.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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