“Niente di personale”
29.6.2016
UNA LUNGA VITA BREVE
Dopo aver letto Una lunga vita breve (Diogene Multimedia,
Bologna 2016, pp. 145, euro 14 ) il lettore avrà qualche difficoltà a
collocarlo nella propria biblioteca. E’ infatti “quasi” molte cose: “quasi” un
romanzo, “quasi” una biografia, “quasi” un’autobiografia, “quasi” una
monografia di storia contemporanea… E’ al confine di molti generi letterari, un
po’ come la storia dell’autore, Bruno Di Maio, che non si è identificata – riduttivamente
- con un ruolo sociale ma ne ha
attraversato diversi: la docenza universitaria nelle aule di ingegneria
dell’Università di Palermo, l’impegno religioso attraverso il Segretariato
Attività Ecumeniche (come raccontato nel
suo libro precedente L’ecumenismo fa bene
al cuore), il servizio politico (nella prestigiosa aula del Senato della
Repubblica) ai tempi d’oro della Rete di Leoluca Orlando…
Impossibile riprendere tutte le tematiche
toccate nelle centoquarantacinque pagine del testo: possiamo solo accennare ad
alcune.
Una prima questione è di carattere, per
così dire, filosofico-esistenziale: la vita umana ha, o può avere, senso? La
risposta non è facile nell’epoca dell’eclissi delle “grandi narrazioni”: “Certo
la ricerca di senso, ai nostri giorni, diviene progressivamente impervia,
facendo crescere l’ipotesi che il senso non esista, che ogni speranza sia vana
o addirittura puerile. Leopardi, con l’intuizione dell’infinita vacuità del tutto, coglie forse davvero l’essenza delle
cose. Le religioni? Eh già, le religioni a che servono? I loro pretesi
insegnamenti universali sono stati brutalmente contraddetti dall’esperienza
tragica della guerra con la disumanità e con l’inaccettabile sofferenza degli
innocenti che l’hanno accompagnata. Religioni e filosofie di vita, davanti
all’incubo del fallimento, sono soggette sempre più a radicalismi, ad
arroccamenti e fanatismo, che del resto è un fenomeno ricorrente nella storia.
Bella prospettiva di futuro, davvero ! Qui non c’è Socrate che tenga” (pp. 45 –
46). Se la risposta alla domanda sul senso della vita non è facile, non si può
dire neppure che sia impossibile: il senso della vita sta nell’individuare “un
progetto degno di dedicarvi l’intera esistenza” (p. 143).
Tra i
possibili progetti esistenziali “la solidarietà tra i mortali” (p. 143) che
scaturisce dalla forte “coscienza della fragilità individuale, posta in termini
moderni da Martin Heidegger con il suo :’Essere per la morte’ “ (p. 143). La
solidarietà come principio-guida può essere suggerito e sostenuto da una fede
teologica, ma altrettanto bene da una convinzione laica: abbiamo conosciuto Albert
Schweitzer (citato a p. 127), ma c’è il medico della peste di Camus ,cui mi
hanno fatto pensare le righe dedicate Ignaz Semmelweis :”Il coraggio dei medici
che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro le malattie, e spesso l’hanno
addirittura sacrificata, va molto al di là del puro e semplice interesse
umanitario e professionale. Penso in particolare a Ignaz Semmelweis, che ha
salvato innumerevoli donne dalla morte di parto incontrando irrisione ed
ostracismo, sino a finire la vita in un manicomio” (p. 47).
La solidarietà è una delle
molte forme dell’amore. Un’altra, che torna in queste pagine, è ovviamente
l’amore di coppia che viene affrontato realisticamente: un’avventura
entusiasmante, ma impegnativa (“Tu sei sul punto di scoprire quello che altri,
me compreso, hanno sperimentato prima di te: che il rapporto d’amore non è come
la battuta di caccia che si conclude con la cattura della preda. E’ l’inizio di
un percorso denso di sviluppi imprevisti”, p. 85).
Ho
esordito sottolineando l’aspetto nomade della storia di Bruno Di Maio, il suo
gusto di attraversare le frontiere disciplinari e vitali. Vorrei chiudere
evidenziando una di queste frontiere in particolare: Snow avrebbe detto fra le
“due culture”, la umanistico-letteraria
e la scientifico-tecnica. Questo
testo è attraversato dal desiderio di superare ogni divisione, ogni separazione:
si fanno anche i nomi di due ingegneri-scrittori (Carlo Emilio Gadda e Leonardo
Sinisgalli). Ed è per me consolante che un docente di questo indirizzo di studi
pensi e scriva queste cose: quasi mezzo secolo fa, quando appena laureato in
filosofia, le sostenni durante un convegno al cospetto del preside dell’allora
Facoltà di Ingegneria, fui da questi severamente redarguito: “Qui si studia
ingegneria ed è già tanto: non chieda ai suoi coetanei di perdere tempo con
domande filosofiche”. Per fortuna ci sono ingegneri, come Bruno Di Maio, che
oltre la soglia degli ottant’anni continuano – ingenuamente – a perdere tempo
con domande filosofiche.
Augusto Cavadi
www.nientedipersonale.com/2016/06/29/una-vita-lunga-in-breve-romanzo-o-autobiografia
2 commenti:
Di Maio: da tenere presente per qualche seminario sul rapporto scienze forti/tecniche e filosofia/religione etc.
Ti ringrazio per la tua presentazione ampia, articolata e affettuosa. Non potevo sperare di meglio.
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