domenica 12 giugno 2016

VOLONTARIATO E MONDO DELLE CARCERI


“Repubblica – Palermo”
2 giugno 2016

COME IL VOLONTARIATO PUO’ AIUTARE IL MONDO CARCERARIO


Il dossier di “Repubblica” sulla situazione delle carceri siciliane serve ottimamente alla diagnosi. Ci sono prospettive anche per la terapia? Intanto si è trovato il medico (Giovanni Fiandaca) che non è solo un penalista di livello nazionale ma anche una persona sensibile e operativa.  Può essere istruttivo per i lettori aggiungere che la società civicamente evoluta può dare un contributo determinante.
 Non conosco la situazione delle altre città, ma a Palermo opera da decenni l’Asvope (Associazione di volontariato penitenziario: www.asvope.it) collegata con varie altre organizzazioni simili presenti in tutto il territorio nazionale. Essa agisce a quattro livelli distinti ma inseparabili.
  Innanzitutto prova a tappare i buchi affrontando le emergenze più urgenti e dolorose: si concentra sui detenuti (specie immigrati) che arrivano in carcere senza indumenti, senza scarpe, senza medicine, senza schede telefoniche. A un secondo livello d’intervento stimola e coordina progetti di formazione, di animazione culturale, di educazione sanitaria, di attività sportive: gestisce il servizio biblioteche, i corsi di teatro, i campionati di ping pong e persino un corso di filosofia-in-pratica. Là dove possibile accompagna i detenuti nel periodo successivo alla scarcerazione.
  Se si limitasse a questo genere di azione il volontariato (non solo gratuito, ma autofinanziato dai volontari stessi) troverebbe soltanto porte aperte o, per lo meno, resistenze istituzionali solo fisiologiche. Ma la cultura del volontariato in Occidente è ormai da anni molto oltre l’ottica dell’assistenzialismo surrogatorio. Consapevole che, così inteso, sarebbe il nuovo oppio dei popoli, il volontariato sa che deve avere il compito di esercitare uno sguardo critico sui contesti in cui opera. Non può non rilevare le lacune delle istituzioni, i ritardi dei responsabili a ogni livello, le pigrizie mentali, le lentezze burocratiche. E’ in questo spirito che l’Asvope ha cercato, e trovato, un canale diretto di comunicazione con il Presidente della Repubblica che, a sua volta, ha sollecitato il Ministro della Giustizia e i suoi funzionari.
  La critica, per quanto necessaria, sarebbe comunque insufficiente se non sapesse diventare proposta costruttiva. Per questo i volontari delle istituzioni carcerarie elaborano proposte di legge, suggeriscono modifiche nei regolamenti, regalano suggerimenti migliorativi. Questo livello di intervento è il più laborioso, ma anche il più incisivo. Mira a rendere il volontariato sempre meno necessario man mano che l’istituzione raggiunge la dignità e la maturità della propria mission: che, come tutti ripetiamo senza misurarne le conseguenze effettive, dovrebbe essere il contenimento della delinquenza ma anche (là dove umanamente possibile) la rieducazione e la risocializzazione dei detenuti.
  Come è facile intuire i cittadini consapevoli possono dare una mano a tutti questi quattro livelli: nessuno è troppo povero o troppo inetto da non poter regalare qualche ora del proprio tempo o qualche segmento della propria professionalità.
                                                                        Augusto Cavadi
                                                                www.augustocavadi.com

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