“Repubblica – Palermo”
2 giugno 2016
COME IL VOLONTARIATO PUO’ AIUTARE IL MONDO CARCERARIO
Il dossier di “Repubblica” sulla situazione delle
carceri siciliane serve ottimamente alla diagnosi. Ci sono prospettive anche
per la terapia? Intanto si è trovato il medico (Giovanni Fiandaca) che non è
solo un penalista di livello nazionale ma anche una persona sensibile e
operativa. Può essere istruttivo per i
lettori aggiungere che la società civicamente evoluta può dare un contributo
determinante.
Non conosco la
situazione delle altre città, ma a Palermo opera da decenni l’Asvope
(Associazione di volontariato penitenziario: www.asvope.it) collegata con varie
altre organizzazioni simili presenti in tutto il territorio nazionale. Essa
agisce a quattro livelli distinti ma inseparabili.
Innanzitutto
prova a tappare i buchi affrontando le emergenze più urgenti e dolorose: si
concentra sui detenuti (specie immigrati) che arrivano in carcere senza
indumenti, senza scarpe, senza medicine, senza schede telefoniche. A un secondo
livello d’intervento stimola e coordina progetti di formazione, di animazione
culturale, di educazione sanitaria, di attività sportive: gestisce il servizio
biblioteche, i corsi di teatro, i campionati di ping pong e persino un corso di
filosofia-in-pratica. Là dove possibile accompagna i detenuti nel periodo
successivo alla scarcerazione.
Se si
limitasse a questo genere di azione il volontariato (non solo gratuito, ma
autofinanziato dai volontari stessi) troverebbe soltanto porte aperte o, per lo
meno, resistenze istituzionali solo fisiologiche. Ma la cultura del
volontariato in Occidente è ormai da anni molto oltre l’ottica
dell’assistenzialismo surrogatorio. Consapevole che, così inteso, sarebbe il
nuovo oppio dei popoli, il volontariato sa che deve avere il compito di
esercitare uno sguardo critico sui contesti in cui opera. Non può non rilevare
le lacune delle istituzioni, i ritardi dei responsabili a ogni livello, le
pigrizie mentali, le lentezze burocratiche. E’ in questo spirito che l’Asvope
ha cercato, e trovato, un canale diretto di comunicazione con il Presidente
della Repubblica che, a sua volta, ha sollecitato il Ministro della Giustizia e
i suoi funzionari.
La critica,
per quanto necessaria, sarebbe comunque insufficiente se non sapesse diventare
proposta costruttiva. Per questo i volontari delle istituzioni carcerarie elaborano
proposte di legge, suggeriscono modifiche nei regolamenti, regalano
suggerimenti migliorativi. Questo livello di intervento è il più laborioso, ma
anche il più incisivo. Mira a rendere il volontariato sempre meno necessario
man mano che l’istituzione raggiunge la dignità e la maturità della propria mission: che, come tutti ripetiamo senza
misurarne le conseguenze effettive, dovrebbe essere il contenimento della
delinquenza ma anche (là dove umanamente possibile) la rieducazione e la
risocializzazione dei detenuti.
Come è facile
intuire i cittadini consapevoli possono dare una mano a tutti questi quattro
livelli: nessuno è troppo povero o troppo inetto da non poter regalare qualche
ora del proprio tempo o qualche segmento della propria professionalità.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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