“Centonove” 2.6.2016
LA LEGGE CIRINA’ SPACCA I CRISTIANI
Sino
a cinquant’anni fa, all’interno del cristianesimo, gli schieramenti erano
chiari: cattolici da una parte, protestanti dall’altra. Oggi tutto è più
confuso: da una parte i conservatori tradizionalisti (sia cattolici che
protestanti), dall’altra gli innovatori progressisti (sia cattolici che
protestanti). Una conferma l’abbiamo registrata a Palermo quando sono scesi in piazza ben novanta fra
associazioni e movimenti per protestare contro l’approvazione in Parlamento
della legge Cirinnà sul riconoscimento delle unioni civili: tra di esse
formazioni cattoliche ultraortodosse (come la “Milizia dell’Immacolata”) e
protestanti (come la Chiesa pentecostale
“Parola della Grazia” del pastore
Gioacchino Porrello). Nelle stesse ore fonti cattoliche e protestanti
(fra loro del tutto indipendenti) pubblicavano pareri favorevoli a quanto
avvenuto in Parlamento. Le chiese valdesi e metodiste riecheggiavano i
comunicati dei rispettivi dirigenti nazionali, ma non mancavano prese di
posizione assai coraggiose anche in campo cattolico. Ad esempio Luciano Sesta,
noto docente di filosofia impegnato attivamente nell’apostolato della cultura
della diocesi, ha diffuso su internet una nota assai interessante: "Ieri
sera ho ascoltato Massimo Gandolfini, il leader del Family Day, qui a Palermo.
Rimango perplesso, come gli ho anche detto, sul suo modo di impostare la <<difesa>> della famiglia. A suo parere la legge sulle unioni civili è
stata fatta da gente che non intende affatto tutelare i diritti delle persone
omosessuali, ma da persone che <<hanno a cuore la distruzione della
famiglia>> (testuali parole). Quando ci si esprime così, però, non si può
pretendere che poi i sostenitori delle unioni
civili non gli restituiscano l'accusa, facendogli notare che anche la sua
battaglia è fatta non per tutelare la famiglia, ma per negare i diritti degli
omosessuali. Il resto del discorso è stato tutto un confuso pasticciare
di piani diversi, da quello spirituale a quello politico e sociale - chiunque
non si mobiliti in questa lotta <<per la salvezza delle generazioni
future>>, ha ammonito Gandolfini, dovrà <<rendere conto a Dio della sua
inerzia>> - per finire con una lunga lezione sul carattere sessuato del
corpo, che, peraltro, nessuno ha mai messo in dubbio. Non sono mancati
innumerevoli passaggi retoricamente efficaci ma logicamente scorretti, come
quando Gandolfini ha fatto credere che l'omosessualità diffusa in Svezia sia la
principale causa dei suicidi nei Paesi scandinavi. Ha solo dimenticato di
aggiungere che la stragrande maggioranza dei suicidi riguarda persone
eterosessuali. O quando ha fatto credere che il Miur stia approvando, con la
legge 107, l'educazione gender nelle scuole, inducendo a ritenere che i
libretti diffusi dall'Unaar in alcune scuole siano stati diffusi su esplicito
mandato del governo, quando in realtà l'ordine del giorno n.9/2994-B/5,
approvato dalla Camera dei Deputati l'8 luglio 2015, ha denunciato le <<storture>> che quei libretti stavano introducendo nelle scuole rispetto
al vero spirito della legge 107, libretti di cui il Miur stesso, di
conseguenza, ha subito bloccato la diffusione. Quando si è troppo interessati a
sconfiggere un nemico immaginario o ad attribuire a quello reale una malafede
diabolica, l'effetto complessivo è di sfigurare anche il valore che ispira
tutta l'operazione: che famiglia è una famiglia che si sente minacciata
dall'approvazione sociale che alcuni dei suoi figli omosessuali ricevono dallo
Stato? La famiglia a cui pensa Gandolfini, ieri ne ho avuto conferma, vorrebbe
chiudere i propri figli nella palla di vetro di una società moralmente
perfetta, nel timore che le leggi dello Stato e il costume diffuso possano
indurli a cambiare sesso ogni giorno. La famiglia di Gandolfini, in poche
parole, ha dimenticato che prima di preparare la strada ai figli, occorre
preparare i figli per la strada".
Altrettanto
significativo l’intervento di don Cosimo
Scordato all’inizio dell’affollata celebrazione eucaristica nella chiesa di San
Francesco Saverio all’Albergheria: “Oggi è la Pentecoste, la diffusione dello
Spirito Santo. E proprio in questi giorni abbiamo avuto conferma che Egli
agisce nella chiesa, ma anche oltre la chiesa. Talora sono proprio gli ambienti
laici, come il Parlamento, a recepire le illuminazioni divine prima e meglio
che gli ambienti ecclesiastici. Siamo felici perché preferiamo le unioni civili
alle incivili, le unioni che somigliano alla famiglia alle unioni che non la
ricordano, le unioni che testimoniano fedeltà alle unioni incrinate dall’infedeltà”.
Personalmente
mi sono ricordato di una delle prime teologhe italiane, Adriana Zarri, che da
qualche parte ha lasciato scritto: “Amo Dio, amo la patria, amo la famiglia. E’
la loro stretta connessione che mi fa paura”.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
3 commenti:
Il problema dei cattolici ultraortodossi non sono le unioni civili e l'omosessualità: il loro problema è la realtà ed il suo dinamismo, sono conservatori di una realtà che vorrebbero mummificata, che non è la realtà
Come sempre interessante e istruttivo. Mi preme segnalare che abbiamo di recente pubblicato un testo di Ettore Perrella, psicanalista e filosofo, dal titolo Il sesso non è il genere. La liberalizzazione del diritto di famiglia è un assunto che sta alla base della psicanalisi sin dalle origini freudiane, spiega l'autore, e la distinzione sesso-genere è fondamentale per comprendere il tema. Dovrebbero leggerlo tutti, specie Gandolfini...
Ok Augusto,
procedamus in pace...
con buona pace anche degli altri
Cosimo
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