“Repubblica-Palermo”
12.6.2016
LE RESPONSABILITA’ DEI MASCHI E LA VIOLENZA SULLE
DONNE
Ci sono
tragedie che, se reiterate, diventano
ordinaria quotidianità. Sino alla noia. I femminicidi – o come meglio si
vogliano chiamare gli assassini di donne in quanto donne- non sono ancora tra
queste tragedie: ma sono sulla buona strada. Per quanto doverosi, i ‘soliti’
commenti degli ‘esperti’ di turno contribuiscono – oggettivamente –
all’anestesia. E’ necessario, tuttavia, aiutarsi a vedere le radici più
profonde (alla fonte) e a individuare
qualche strategia concreta (alla foce)? Proviamoci.
Per quanto riguarda le cause remote (che, in
quanto remote, causano altri fenomeni analoghi al femminicidio) può essere
utile la provocazione di un Thomas Merton: “ Per molti uomini un albero non ha
alcuna consistenza finché non pensano di abbatterlo, per i quali un animale non
ha valore fino a che non entra nel macello, uomini che non guardano nulla
finché non decidono di abusarne e che neppure notano quello che non desiderano
distruggere“. Una società che non sa guardare, apprezzare, rispettare ciò che
non serve qui e ora in senso utilitaristico o edonistico è una società che nota
la bellezza fisica, corporea, sessuale solo se può contare di impadronirsene. E,
qualora un fattore qualsiasi (soprattutto se si tratta della libertà del corpo
desiderato) si frappone fra lo sguardo cosificante e il soggetto cosificato,
scatta la rabbia. Spesso una rabbia che si fa violenza, materiale o
psicologica, giustificata da chi la perpetra come se fosse la rivendicazione di
un diritto indiscusso.
Ma possiamo
attendere, mentre viene uccisa una donna al giorno, che la società iperproduttiva
e iperconsumista impari il gusto della contemplazione pacifica e pacificante?
Ovviamente no. Occorre mobilitarsi nell’immediato con iniziative mirate sul
piano culturale, sociale e politico. Le donne lo fanno da decenni, ma anche alcuni
maschi ci stanno provando. Solo poche settimane fa è venuto da Roma a Palermo e
a Catania, per un ciclo di seminari, Stefano Ciccone, leader nazionale di “Maschile plurale” (www.maschileplurale.it) ;
nei mesi precedenti un giro simile di incontri era stato realizzato da Beppe
Pavan, leader a Pinerolo di “Uomini
in cammino” (web.tiscali.it/uominincammino) , su iniziativa di alcune
associazioni locali come, a Palermo, il
piccolissimo “Gruppo uomini contro la violenza sulle donne” (vedi relativa
pagina FB). Queste, e altre organizzazioni, lavorano a vari livelli, nella
comune convinzione che la violenza sulle donne è prima di tutto ed
essenzialmente un problema dei maschi (anche se spesso, paradossalmente, alle loro
iniziative pubbliche sono presenti più donne che maschi). Intanto, in chiave
riparativa, offrendo spazi di auto-aiuto
ai maschi che cedono abitualmente alla tentazione di maltrattare le proprie
compagne, le proprie figlie. Poi sollevando la problematica , in chiave
preventiva, nelle scuole e nelle università mediante seminari, mostre
fotografiche, concorsi letterari…Infine collaborando con partiti e sindacati
che vogliano perfezionare la legislazione nazionale e regionale per difendere
meglio la dignità delle cittadine: le
quali – come ha scritto qualcuno in questi giorni - da settanta anni hanno ottenuto il diritto di
votare ma ancora attendono il diritto di lasciare un partner senza essere uccise.
Augusto Cavadi
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