“Il Gattopardo”
Maggio 2016
I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI
(Settima puntata)
Tra le prime
curiosità che affiorano, con un sorriso imbarazzato, sulle labbra di un turista
in Sicilia è certamente la domanda sulla mafia. Di solito mi basta precisare
che in quasi due secoli solo una coppia di turisti è stata ferita, per errore,
in un attentato mafioso: tutte le altre vittime sono siciliane o di nascita o per
professione. I mafiosi hanno, infatti , tutto l’interesse a coccolare i turisti
che portano soldi nelle casse di alberghi e ristoranti.
Quando la mia
risposta non basta, segue a ruota una domanda più raffinata: i siciliani
condividono un po’ tutti la mentalità mafiosa? Per dire come stanno le cose mi
viene più facile cominciare col dire come non
stanno.
Una prima tesi
sostiene la piena identificazione di cultura siciliana e mentalità mafiosa: i
mafiosi sarebbero dei siciliani tipici, incarnerebbero in maniera esemplare la
visione del mondo, della vita, della morte, della politica, della famiglia,
della religione…degli abitanti dell’isola. Questa ipotesi è però smentita dalla storia: che registra, in
Sicilia, migliaia di mafiosi e di
collusi, ma anche migliaia di eroi dell’antimafia (celebri o anche operanti, quotidianamente,
nelle pieghe della società).
E’ allora
vera la teoria opposta secondo cui la mentalità mafiosa sarebbe un cancro nel
tessuto sano della cultura siciliana? Purtroppo neanche questa concezione – che
pure farebbe onore alla Sicilia e che viene sbandierata da apologisti di buona
volontà - è fondata. Gli adepti di Cosa
nostra sono circa 5.000 tra cinque milioni di abitanti: non più di 1 su
mille siciliani. Ma questa piccola minoranza non avrebbe l’enorme influsso che
esercita se non coinvolgesse un numero molto più consistente di isolani che,
pur non essendo ‘ufficialmente’ mafiosi, lo sono ‘culturalmente’. Quanti sono i
siciliani che – pur non essendo inscritti a Cosa
nostra per difetto di opportunità, di coraggio, di forza fisica o di
quoziente intellettivo – ne condividono i princìpi ispiratori, i valori
fondanti, le aspirazioni vitali ? Uno dei più noti mafiosi, diventato poi
“collaboratore di giustizia”, suggeriva che un quinto circa dei siciliani –un
milione circa di cittadini dunque – sono, per interesse o per paura, disposti a
supportare le strategie criminali dei mafiosi doc. Questa fetta della società siciliana
condivide molti segmenti della cultura tradizionale regionale (famiglia, onore,
fedeltà, amicizia, ospitalità, devozione religiosa…) : ma li interpreta a modo
proprio, li adatta alle proprie paure e ai propri bisogni, li assolutizza o
li amputa, insomma li deforma e li
strumentalizza. In questo senso si può condividere la dichiarazione di un
grande magistrato: mafiosi, militanti e simpatizzanti filo-mafiosi, sono “il precipitato della saggezza siciliana”.
La situazione è dunque, pressappoco, questa: la
cultura siciliana è un mix di varie
idee, simboli, credenze, costumi. Solo alcuni di questi elementi sono
sequestrati, tritati, riciclati e diventano subcultura
mafiosa (o, come si usa dire, “mafiosità”). Compito dei siciliani
onesti - che sono statisticamente la
maggioranza (anche se non “organizzata” come la criminalità !) – è di vigilare
criticamente sulla propria cultura; di ripensarne gli aspetti discutibili o
equivoci; di sradicarne le diramazioni perverse.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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